100 euro di aumento stipendio: una vera delusione. Lettera

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Inviato dal Prof. Maurizio Basile – Insegno dal 1993 e quando volgo lo sguardo indietro vedo tutti quei ragazzi e ragazze ai quali ho insegnato i vari rami della mia disciplina, ai quali ho trasmesso gli stessi valori che ho insegnato ai miei figli, ai quali ho dato un consiglio, per i quali sono stato un esempio, un punto di riferimento nella loro vita perché un buon insegnante è sì un insegnante ma anche un avvocato, uno psicologo, uno zio, un fratello maggiore, un prete: uno che “ascolta” e che “consiglia”.

Nel guardare indietro vedo anche le facce di coloro che, per il ruolo istituzionale ricoperto, avrebbero dovuto battersi per il riconoscimento di tale particolare funzione sociale e non lo hanno fatto.

Negli ultimi mesi avevo apprezzato le parole del Presidente del Consiglio che, anche nel solco delle intese raggiunte nel mese di aprile con le organizzazioni sindacali di categoria, aveva confermato in più occasioni l’impegno suo e del Governo di allineare gradualmente le retribuzioni dei docenti italiani a quelle dei colleghi europei.

Non ho mai pensato che le cifre in questione sarebbero state le stesse che il
precedente ministro Bussetti ha riconosciuto ai Dirigenti scolastici con la firma del nuovo contratto valido per il triennio 2016-18 che attribuisce loro un aumento mensile lordo di € 900, ma neanche che l’attuale Ministro Fioramonti manifestasse ora l’intenzione di proporre per i docenti un aumento mensile lordo di € 100!

Inutile sottolineare che non vi è stata (che io sappia) alcuna reazione da parte dei sindacati (la controparte del Governo): quegli stessi sindacati che ad aprile 2019 avevano esultato per il risultato ottenuto con il precedente Governo (che, in verità, si era tradotto solo in una generica assunzione di impegni da parte dell’Esecutivo al fine di realizzare il recupero graduale del potere di acquisto delle retribuzioni dei docenti tra le più basse in Europa e nulla più) che aveva “scongiurato” lo sciopero indetto per il successivo 17 maggio.

In buona sostanza, il corpo docente non vedrà mai l’allineamento delle proprie retribuzioni a quelle dei colleghi europei ma, ancora una volta, solo il retorico riconoscimento dell’esercizio di una professione intesa come “missione”. Nulla di più.

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