Uil Scuola Como sugli esuberi: gli insegnanti sono dei numeri o dei “numeri in più”

Di Lalla
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UIL Scuola Como – Forse il problema della scuola italiana è che gli insegnanti non sono considerati dei formatori e neanche dei professionisti. Gli insegnanti della scuola italiana sono dei numeri o dei “numeri in più”, e non importa quello che hanno fatto, non importa quanto hanno lavorato e quanto hanno studiato.

UIL Scuola Como – Forse il problema della scuola italiana è che gli insegnanti non sono considerati dei formatori e neanche dei professionisti. Gli insegnanti della scuola italiana sono dei numeri o dei “numeri in più”, e non importa quello che hanno fatto, non importa quanto hanno lavorato e quanto hanno studiato.

Forse il problema della scuola italiana è che non pensa abbastanza ai propri studenti, non pensa che meriterebbero insegnanti motivati e specializzati, non pensa abbastanza ai loro bisogni e ai loro diritti, soprattutto quando questi alunni sono studenti con “bisogni educativi speciali”.

Il D.M. n.7 del 16 aprile 2012 avente come oggetto la riconversione dei docenti soprannumerari su posti di sostegno, sulla scorta di un breve corso, ci fa capire che una specializzazione su sostegno non vuol dire avere un valore aggiunto, non vuol dire essere un professionista che rispetto ai colleghi ha fatto un passo in più. No, essere un insegnante di sostegno vuol dire aver fatto semplicemente della strategia, prendendo una specializzazione che ti permetterà di essere reclutato più facilmente, di essere immesso in ruolo più facilmente, e di poter chiedere un’utilizzazione che non ti allontanerà dalla tua vecchia scuola. Una specializzazione, insomma, che ti assicurerà un futuro professionale più facile rispetto a quello degli altri docenti.
Evidentemente hanno pensato questo, in Ministero, scrivendo la proposta di corsi ad hoc per la specializzazione da far fare ai docenti soprannumerari.

La nostra convinzione nasce da due semplici considerazioni:

1. che forse un corso del genere dovrebbe essere riservato anche a quella categoria di precari che da anni lavora su sostegno e che, forse, la specializzazione se la sta guadagnando sul campo e meriterebbe un corso teorico per consolidare i saperi maturati in classe;

2. che la specializzazione su sostegno non è un “jolly” da giocare nel mondo della scuola, perché così facendo si sminuisce una professionalità e si sminuiscono i bisogni educativi degli alunni disabili.

La riflessione merita un’attenzione in più: nessuno vuole togliere qualcosa a chi si trova nella scuola da anni, ma se va avanti questo tipo di politica, nei confronti del sostegno passerà un messaggio sbagliato. Quando si parla di insegnamento su sostegno, non si deve pensare a tutelare soltanto il lavoratore che, come da contratto, ha diritto ad essere utilizzato in altri ruoli, ma si deve pensare anche e soprattutto ai diritti dell’alunno con disabilità.

Non ci si improvvisa insegnanti di sostegno… Forse tra i soprannumerari ci saranno insegnanti che hanno cominciato come docenti di sostegno, o insegnanti particolarmente predisposti per un lavoro così delicato, ma non è sulle persone che solleviamo la polemica, piuttosto su dei principi… sul principio della professionalità di un docente, quello di sostegno, che non va svilita; sul principio che il sostegno non possa essere considerato la valvola di sfogo del sistema scolastico italiano; sul principio che quello dell’integrazione è un settore della pubblica istruzione che merita un’attenzione speciale; sul principio, infine, che docenti di ruolo e docenti precari dovrebbero avere gli stessi diritti alla formazione ed all’accrescimento dei propri saperi.
Questo meriterebbero i nostri alunni, questo meriterebbe la nostra scuola

Coordinatrice Insegnanti di Sostegno Prof.ssa M. Luisa De Benedetto

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