Uil all’attacco sullo smart working nella Pa: così non va, superficiale e senza regole

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”L’allargamento dello smart-working nella pubblica amministrazione segue il solito schema: è superficiale, senza regole né criteri di scelta. Non ci sono ragionamenti sui servizi da erogare né sui diritti dei lavoratori. E poi, se le cose non  funzioneranno, come al solito diranno che il problema sono i dipendenti pubblici fannulloni. Allora fateli rientrare tutti, perché  vogliono fare il loro mestiere al meglio e dare il loro contributo per la ripartenza del Paese”.

Lo dice, intervistato da, La Stampa, Pierpaolo Bombardieri, segretario generale Uil a proposito dell’allargamento del lavoro agile al 70% nella pubblica amministrazione. Per Bombardieri c’è un problema di ”mancata  contrattualizzazione, che sembra una parola vecchia ma per me – afferma – ha ancora un senso”.

E sul tema contratti, il segretario replica al presidente di Confindustria Bonomi: ”Non è lui a decidere se e quando si  sciopera”. Sulla quota del 70% dei lavoratori della PA riferisce ancora: ‘‘Non si capisce quale criterio sia stato usato. Sarebbe statologico partire dall’individuare i servizi e gli uffici che si prestano e hanno bisogno dello smartworking, in base a principi di funzionalità e tutela della salute. E, solo dopo aver deciso questo, parlare di numeri. Così avremo ancora troppa discrezionalità da parte dei dirigenti”.

”È giusto – osserva Bombardieri – lasciare flessibilità, ma i criteri di base andrebbero stabiliti per contratto, insieme a temi come il  diritto alla disconnessione. Spesso i dirigenti non sono adeguati a gestire questa riorganizzazione. Poi si finisce per vedere casi di  favori o torti fatti a seconda dei rapporti personali con i  lavoratori. Ecco perché criteri come l’alternanza e la funzionalità  andrebbero messi nero su bianco. E bisogna investire nella  digitalizzazione per rendere lo smart working uno strumento sicuro e  anche efficace, ma con il governo non riusciamo a dialogare su questi temi”.

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