UGL. Con riforma non si migliora, si distrugge
''Nonostante le modifiche apportate, il risultato non cambia: con il ddl si introduce un sistema dittatoriale che rappresenta un esplicito tentativo di voler distruggere la scuola pubblica''.
''Nonostante le modifiche apportate, il risultato non cambia: con il ddl si introduce un sistema dittatoriale che rappresenta un esplicito tentativo di voler distruggere la scuola pubblica''.
Lo dichiara il segretario generale dell'Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo, al termine dell'audizione di oggi presso le commissioni Cultura e Istruzione di Camera e Senato, nella quale l' organizzazione è stata rappresentata dalla dirigente nazionale, Ornella Cuzzupi. ''Così com'è, la riforma priva i docenti della libertà all'insegnamento – spiega – potenziando i poteri dei dirigenti scolastici per la valutazione del merito e per le assunzioni. In realtà. il ddl si presenta come un insieme di provvedimenti unilaterali nei quali appare evidente la volontà di sminuire il ruolo delle parti sociali: una vera e propria ingerenza del legislatore in ciò che avrebbe dovuto essere materia contrattuale.
Senza dimenticare ovviamente che il rinnovo del ccnl di categoria è bloccato da anni. Viene inoltre completamente stravolta la visione dell'albo dei docenti, mentre ai precari che hanno accettato tre contratti a tempo determinato, è negato il diritto ad accettarne ulteriori, evitandone così la stabilizzazione''. ''Il personale Ata – aggiunge – è stato completamente dimenticato e la stabilizzazione dei precari, tanto decantata dal governo, in realtà è solo la conseguenza della sentenza della Corte di Giustizia europea, così come il sistema di immissione in ruolo che si vorrebbe applicare e che stravolge le graduatorie, continuerà ad essere materia di contenzioso. E' necessario, invece, procedere alle immissioni in ruolo, già da settembre 2015, di tutti i docenti inseriti nelle GaE e vincitori di concorso nel 2012, con copertura di tutti i posti vacanti e disponibili in organico di diritto, anche per il personale Ata''. ''La valutazione del merito – conclude – a cui siamo certamente d'accordo, deve essere attuata dal vertice e non dalla base: bisogna restituire dignità alla scuola pubblica, riconoscerne la centralità, valorizzare il personale e gli organi collegiali, per renderla competitiva e offrire agli studenti proposte didattiche adeguate''.