Tutti promossi, sì abbassiamo la dispersione ma non è questo il solo problema. Cos’è il fenomeno della povertà educativa?

La povertà educativa rappresenta una delle sfide più urgenti per l’Italia, influenzando profondamente le opportunità di apprendimento e sviluppo dei minori. Secondo l’Osservatorio sulla povertà educativa di Openpolis, questa condizione è alimentata da una combinazione di fattori economici, sociali e culturali che limitano l’accesso a risorse educative fondamentali.
Definizione e impatto della povertà educativa
La povertà educativa si manifesta quando bambini e adolescenti sono privati delle opportunità di apprendere, sperimentare e sviluppare le proprie capacità. Questo fenomeno è strettamente legato alla povertà economica, creando un circolo vizioso in cui la mancanza di risorse limita l’accesso all’istruzione, e la scarsa istruzione perpetua la povertà.
Disuguaglianze intergenerazionali
Il livello di istruzione dei genitori influisce significativamente sulle prospettive educative dei figli. Studi europei indicano che le circostanze familiari, come l’istruzione della madre, spiegano tra il 38% e il 74% delle disuguaglianze educative totali. Questo evidenzia una forte persistenza intergenerazionale, dove le opportunità educative sono fortemente determinate dal contesto familiare di origine.
Situazione in Italia
In Italia, la povertà educativa è accentuata da disparità territoriali e socioeconomiche. Secondo dati Istat, nel 2023 il 70,5% dei minori tra 3 e 19 anni non ha mai visitato una biblioteca, e il 39,2% non ha praticato attività sportive. Questi dati indicano una limitata esposizione a esperienze culturali e formative, fondamentali per lo sviluppo completo dei giovani.
Analizzando i dati contenuti nel recente report pubblicato da Openpolis, basato su fonti Istat ed Eurostat, si evidenzia la relazione tra titoli di studio e opportunità occupazionali. Si rileva che tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni, il tasso di occupazione è del 44,4% per coloro che hanno interrotto gli studi prima del diploma. La percentuale sale al 60,5% per chi ha conseguito un diploma.
Osservando la fascia d’età 25-34 anni, emerge una progressione ancora più netta: chi ha solo la licenza media risulta occupato nel 57,3% dei casi; tra i diplomati la quota sale al 68,9%; mentre i laureati raggiungono il 74%.
Questi numeri non solo descrivono l’accesso al mercato del lavoro, ma riflettono anche la qualità dell’occupazione. Nel report si segnala infatti che, tra i giovani con basso titolo di studio, è elevata la percentuale di contratti part-time indesiderati: quasi tre su quattro tra i 25-34enni con al massimo la licenza media lavorano con orari ridotti non per scelta, ma per mancanza di alternative. Questa incidenza si riduce al 14,7% tra i laureati, con appena il 57,5% di questi in part-time contro la propria volontà.
Confronto europeo
A livello europeo, la povertà educativa è una problematica diffusa. Il rapporto Sconfiggere la povertà educativa in Europa di Save the Children evidenzia che oltre 26 milioni di bambini sono a rischio di povertà o esclusione sociale. In alcuni paesi, come la Grecia e la Romania, meno del 10% dei bambini tra 0 e 3 anni frequenta un asilo nido, limitando le opportunità di apprendimento precoce.