Tutti attaccano tutti, ma della scuola nessuno parla …Lettera

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Inviato da Mario Lorenzo – Lungi da me fare una difesa del ministro Fioramonti, ma devo registrare che le sue dimissioni hanno innescato critiche alla sua persona anziché rispondere nel merito alle questioni da lui sollevate.

Il 14 ottobre 2019, dopo aver varato il governo, infatti, Fioramonti dichiarava al Corriere della sera: «In questi giorni si sta lavorando alla legge di Bilancio: sono fiducioso che si troveranno tutte le risorse per rilanciare la scuola, l’università e la ricerca. Ho fatto delle proposte che in parte si stanno discutendo e si troverà una sintesi. Mie dimissioni se non verranno trovate le risorse? Io sono un uomo di parola, ho detto che voglio dare un segnale importante. Servono delle risorse perché vogliamo dare un segnale forte di discontinuità. Se non riuscirò a trovare queste risorse ovviamente ne prenderò le dovute conseguenze»:

In quella occasione nessuno aveva avuto niente da ridire. Forse, come normalmente accade, tutti pensavano fosse la solita dichiarazione per una captatio benevolentiae del mondo della scuola.

Fioramonti ha mantenuto la sua parola. Cosa rara ai nostri tempi.

I suoi detrattori (in primis il suo stesso partito, il movimento 5stelle) sono andati all’attacco con motivazioni che non interessano il mondo della scuola e dell’università ma riguardano solo loro stessi: la restituzione al movimento di una parte dello stipendio.

Nessuno ha risposto in merito alle motivazioni addotte per le sue dimissioni.

La scuola, di fatto, ancora una volta è stata ignorata. È come se in questi mesi Fioramonti si fosse occupato d’altro. La ministra Dadone, che avrebbe fatto meglio a tacere e che avrebbe potuto ingraziarsi il suo capo in altro modo, risulta essere anche lei tra quelli che non hanno versato il contributo al movimento ma nessuno ne parla.

C’è chi lo ha attaccato dicendo che non ha chiesto con insistenza lo stanziamento dei 3 milioni per la scuola. Questi fini osservatori ci hanno detto, come se non lo sapessimo, che la legge di bilancio è un mercato dove si va a contrattare.

Ebbene, la cosa non ci meraviglia: lo sapevamo già. Gli italiani però avevano votato per cambiare questo stato di cose e perché il mercato delle vacche finisse. Se i cittadini e in questo caso la maggioranza degli insegnanti avessero voluto mantenere questo mercato, avrebbero votato i partiti tradizionali che sono certamente più bravi in questo genere di cose.

Ho già scritto in una precedente lettera che il rinnovo del contratto con gli aumenti richiesti da Fioramonti poteva avvenire a costo zero per il bilancio dello Stato. Infatti, se è vero che erano state trovate le risorse per un aumento di circa 70 euro mensili, sarebbe bastato destinare, così come chiedevano da tempo alcuni sindacati (la Gilda in primis e ultimamente anche altri), i fondi della carta del docente e quelli del Bonus al contratto e si sarebbe arrivava all’aumento a tre cifre.

Nulla di tutto questo è stato fatto. Perché? È questa la domanda. Se vediamo cosa ha firmato (non dico ‘scritto’ perché certamente non lo ha scritto lei e spero che non lo abbia nemmeno letto) quella solerte ministra che vuole ingraziarsi Di Maio con un attacco da comizio “Chi ha coraggio non fugge”, allora capiamo le ragioni per le quali il Bonus non è stato destinato al contratto.

Nelle Linee guida per la misurazione e valutazione della performance individuale di dicembre 2019, viene ribadito il concetto di brunettiana memoria e ribadito dal pensiero renziano espresso nella 107 che deve esserci una “… erogazione del trattamento economico accessorio e per l’attribuzione di progressioni economiche e di carriera…” differenziata.

La ministra Dadone fa capire di non essere a conoscenza che il movimento 5stelle ha sempre criticato questa impostazione e che in campagna elettorale, anzi, aveva promesso al mondo della scuola che avrebbe invertito la rotta.

La realtà dei fatti, dopo 4 anni di 107 dà ragione a quei critici che avevano cercato di mettere in guardia dai rischi che quell’impostazione meritocratica aveva.

Lo stesso Cantone, in una relazione sui rischi di corruzione all’interno della scuola aveva citato proprio il Bonus.

Dadone però non lo sa. Sarebbe bene che qualcuno glielo ricordasse.

Dadone però sa che attaccare Fioramonti fa bene alla sua attuale progressione di carriera.

Nulla però ci è dato sapere sulle competenze che hanno fatto diventare ministro la Dadone. Chi l’ha valutata in precedenza?

Adesso però, dopo la firma alle Linee guida e questa sua uscita, possiamo valutarla noi.

Mah… così va il mondo … in Italia …

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