Treccani propone la revisione del termine “minorato” nell’articolo 38 della Costituzione

L’Istituto Treccani ha avviato un importante dibattito sulla necessità di aggiornare il linguaggio costituzionale in tema di disabilità. Nella nuova Appendice XI dell’Enciclopedia Italiana, la voce “Disabilità” curata dalla professoressa Elena Vivaldi della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa evidenzia come termini quali “minorato” e “handicappato” siano ormai considerati discriminatori e non rispettosi della dignità delle persone.
Come segnala Adnkronos, il termine “minorato“, presente nell’articolo 38 della Costituzione italiana che garantisce “diritto all’educazione e all’avviamento professionale” a questa categoria di cittadini, viene identificato come un’espressione non più adeguata alla sensibilità contemporanea. Secondo Treccani, tale terminologia, sebbene coerente con la mentalità dell’epoca in cui la Carta fu redatta, risulta oggi in contrasto con i principi della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.
La disabilità come dimensione della diversità umana
Vivaldi, docente di diritto costituzionale e specialista in “Diritti e politiche sociali nella storia repubblicana“, ricostruisce nella sua analisi l’evoluzione del concetto di diversità, oggi interpretata come una ricchezza che la società deve valorizzare. La disabilità viene presentata non come una condizione limitante ma come una delle molteplici espressioni della dimensione umana.
In questa prospettiva, il linguaggio inclusivo diventa uno strumento fondamentale per attuare l’eguaglianza sostanziale prevista dalla Costituzione. L’eliminazione di termini discriminatori rappresenta un passo necessario per garantire pari opportunità alle persone con disabilità, specialmente nell’ambito lavorativo, dove sono necessarie soluzioni ragionevoli per favorire l’accesso e la crescita professionale.
Verso un aggiornamento costituzionale
La proposta di Treccani si inserisce in un più ampio dibattito sulla necessità di adeguare il testo costituzionale alle evoluzioni culturali e sociali del Paese. L’invito a superare espressioni come “minorato” riflette una crescente consapevolezza dell’importanza del linguaggio nella costruzione di una società più equa e rispettosa.
L’aggiornamento terminologico non rappresenterebbe una semplice modifica formale, ma un riconoscimento sostanziale della dignità delle persone con disabilità e del loro diritto a essere rappresentate in modo rispettoso nei documenti fondamentali dello Stato. La formazione adeguata e la predisposizione di soluzioni ragionevoli per l’inclusione lavorativa completano il quadro di un approccio moderno alla disabilità, in linea con gli standard internazionali e con una visione della diversità come valore da tutelare.