Trattamento integrativo, perchè va restituito nel 730?

Quando si ha un reddito troppo basso e si riceve lo stesso il trattamento integrativo, il rischio è quello di doverlo restituire con il 730.
Il trattamento integrativo, conosciuto anche come taglio del cuneo fiscale o ex bonus Renzi, spetta solo in determinate circostanze. E può capitare a diversi lavoratori di percepirlo dal datore di lavoro e trovarsi, poi, nella difficile condizione di doverlo restituire a conguaglio nel 730 perché non spettava. Rispondiamo a un nostro lettore che ci scrive:
Avrei gentilmente un approfondimento da chiedere in riferimento al 2022:
con un reddito anno 2022 tot di 2091 e una imposta lorda di 481 avendo lavorato a tempo determinato per un tirocinio di soli 92 giorni , perchè nel calcolo delle detrazioni 730 compaiono in automatico(?) al rigo 25 sulle detraz lav dip euro 1380 mentre nella CU il totale detrazioni riportate è 474 euro facendomi così restituire il trattamento integrativo anticipatomi dal sostituto secondo il quale il trattamento mi era dovuto(302 -rit irpef-rit region)???
Ripongo tutta la mia fiducia che Voi possiate sbrogliare questo arcano mistero ,
Ringrazio nuovamente
Trattamento integrativo da restituire
Il trattamento integrativo è una riduzione dell’Irpef trattenuta in busta paga al lavoratore dipendente e per averne diritto si deve essere capienti, ovvero di deve pagare l’Irpef. Proprio per questo motivo il trattamento integrativo è riconosciuto solo per redditi superiori agli 8.000 annui. Fino a 8mila euro annui, infatti, le detrazioni spettanti annullano l’Irpef dovuta e di fatto non si assoggettati all’imposta.
Se non c’è un’imposta che si paga non ci può essere un trattamento integrativo che altro non è che una riduzione del’Irpef stessa. Se lei ha avuto in tutto il 2022 un reddito totale di 2.091 euro il trattamento integrativo non le sarebbe spettato e se il suo datore di lavoro gliel’ha riconosciuto, per forza di cose deve restituirlo con la presentazione del modello 730. Ecco risolto l’arcano mistero, l’errore è stato del suo datore di lavoro che doveva prevedere che non avrebbe superato gli 8mila euro e che, quindi, non le spettava il trattamento integrativo.
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