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Trasformare il voto da strumento di giudizio a motore di crescita: la valutazione scolastica e il significato del voto in pagella

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Il voto, da sempre, rappresenta nella scuola italiana un elemento cardine dell’azione educativa. Ogni attività, ogni investimento e ogni decisione intrapresa dalle istituzioni scolastiche, converge verso l’assegnazione di un giudizio formale che confluisce nella pagella, simbolo del percorso formativo di ciascun alunno. Tuttavia, il voto non è semplicemente un numero: è uno strumento che riflette la qualità complessiva del sistema scolastico e che, indirettamente, valuta anche l’efficacia delle strategie didattiche messe in atto dai docenti.

Secondo la ricerca di Angelo Paletta, illustrata nel volume Dirigenti scolastici leader per l’apprendimento pubblicato da IPRASE nel 2015, i risultati scolastici degli studenti dipendono da una molteplicità di fattori. In particolare, il 20% del successo formativo è attribuibile ai processi di insegnamento adottati dai docenti, il 5% alle azioni del dirigente scolastico, mentre il restante 75% è influenzato dal contesto esterno, in primis dal ruolo delle famiglie. Il contesto familiare incide profondamente sui percorsi educativi attraverso fattori come il livello di istruzione dei genitori, la disponibilità di risorse educative in casa e il supporto attivo nelle attività scolastiche. Ad esempio, famiglie culturalmente svantaggiate vedono solo il 10% dei propri figli completare gli studi universitari, mentre questa percentuale sale al 70% quando almeno un genitore è laureato.

Studi recenti hanno confermato ulteriormente l’impatto del titolo di studio e dell’impegno familiare sulle scelte e sugli esiti educativi. Ad esempio, i dati mostrano che il 42,3% dei laureati in campo medico e farmaceutico segue le orme dei genitori, sottolineando l’importanza del background familiare nelle decisioni accademiche. Inoltre, le scuole situate in contesti socio-economici svantaggiati tendono a registrare tassi più elevati di insuccesso scolastico, evidenziando la necessità di interventi mirati per contrastare tali disparità.

Nonostante il D.lgs. 150/2009 abbia introdotto la valutazione del personale nella pubblica amministrazione, i docenti sono stati esclusi da questo provvedimento e pertanto la misurazione del contributo dei docenti al successo formativo degli studenti non è stata ancora attuata. Questo aspetto evidenzia la carenza di strumenti adeguati per individuare e valorizzare le buone pratiche didattiche. Allo stesso tempo, il fenomeno delle insufficienze diffuse in alcune classi non indica soltanto un mancato apprendimento da parte degli studenti, ma spesso è il risultato di metodologie didattiche poco efficaci o di una scarsa capacità della scuola di coinvolgere in modo proattivo le famiglie nel processo educativo. Sarebbero opportuni interventi normativi per affrontare queste criticità, rendendo gli insegnanti più consapevoli del fatto che l’insuccesso dello studente è, di riflesso, anche un insuccesso dell’insegnante e delle metodologie adottate. Questo richiede un ripensamento delle strategie di insegnamento e una maggiore cooperazione con il contesto familiare per supportare il successo formativo.

Questo quadro evidenzia l’importanza di costruire un’alleanza educativa solida tra scuola e famiglia. Mentre il coinvolgimento dei genitori tende a diminuire con l’avanzare dell’età dello studente, la cooperazione tra questi due pilastri educativi è cruciale per garantire risultati significativi e un accompagnamento continuo durante tutto il percorso scolastico. La scuola, da sola, non può affrontare il complesso compito di educare e formare cittadini consapevoli: è necessario un impegno condiviso e strategie mirate per sostenere gli studenti, specialmente quelli in condizioni di svantaggio.

Infine, promuovere una valutazione che non sia soltanto sommativa, ma anche formativa, è essenziale per valorizzare il potenziale di ciascun alunno. Le recenti innovazioni introdotte dalla Legge 150 del 2024, come l’adozione di giudizi sintetici nella scuola primaria, rappresentano un passo avanti in questa direzione. Tali strumenti, integrati da tecnologie digitali come il registro elettronico, permettono di monitorare il comportamento e i progressi in modo continuo, garantendo una valutazione più equa e trasparente. Questo cambiamento sottolinea la necessità di un approccio alla valutazione che sia inclusivo e capace di rispondere alle sfide educative di una società in continua evoluzione.

L’evoluzione normativa della valutazione scolastica in Italia

La storia della valutazione scolastica in Italia ha inizio con un sistema basato esclusivamente su giudizi descrittivi. Questo approccio iniziale rifletteva un modello di scuola incentrato più sulla formazione generale che sulla misurazione precisa delle conoscenze. I giudizi fornivano una valutazione globale delle capacità e del comportamento dello studente, senza alcun riferimento numerico.

Il passaggio dai giudizi ai voti avvenne progressivamente con l’introduzione del Regio Decreto 653/1925, che segnò l’inizio di una formalizzazione più rigorosa del sistema di valutazione. Il decreto non solo impose l’obbligo di verifiche scritte, ma introdusse anche l’assegnazione dei voti in forma collegiale. Questa prassi, ancora in uso oggi, garantisce che la valutazione finale dello studente sia il risultato di una discussione condivisa tra i membri del consiglio di classe, offrendo così maggiore equità e trasparenza. Il sistema di valutazione numerico, inoltre, rispondeva all’esigenza di standardizzare la misurazione delle conoscenze, rendendo il processo valutativo più oggettivo e comparabile tra le diverse realtà scolastiche. Tuttavia, il voto numerico tendeva a semplificare l’approccio, riducendo il giudizio globale dello studente a un dato numerico, senza sempre considerare le sue peculiarità.

La Legge 517 del 1977 rappresentò una svolta decisiva, introducendo la valutazione formativa. Questa legge eliminò le classi speciali, promuovendo l’inclusione e introducendo un sistema di giudizi sintetici che andava oltre il semplice numero. L’intento era quello di personalizzare l’insegnamento, tenendo conto delle peculiarità di ogni studente e superando una valutazione puramente sommativa.

Negli anni successivi, il DPR 122/2009 consolidò i principi della valutazione formativa e sommativa, garantendo un coordinamento più efficace tra queste due dimensioni. La normativa stabilì che la valutazione non doveva limitarsi a misurare il rendimento accademico, ma doveva anche incentivare il miglioramento continuo e il progresso personale degli studenti.

Con il Decreto Legislativo 62/2017, l’attenzione si è ulteriormente spostata sulla centralità dello studente. Questa normativa ha sottolineato l’importanza di considerare non solo le conoscenze e le competenze, ma anche gli aspetti relazionali, comportamentali e trasversali. La valutazione è così diventata uno strumento più complesso e articolato, capace di offrire una fotografia più completa dello sviluppo dello studente.

Infine, la Legge 150 del 2024 ha introdotto cambiamenti significativi, come l’adozione di giudizi sintetici nella scuola primaria e la revisione della valutazione del comportamento negli altri ordini di scuola. La diffusione del registro elettronico in tutte le scuole italiane consente oggi di monitorare in tempo reale i progressi degli studenti, garantendo una comunicazione più chiara tra scuola e famiglia. Questa evoluzione normativa riflette un progressivo adattamento del sistema scolastico alle esigenze di una società in costante cambiamento, ponendo l’accento sull’inclusione e sulla personalizzazione del percorso educativo.

Le modalità di valutazione attuali

La valutazione scolastica in Italia è disciplinata dal D.lgs. 62/2017, che per la scuola secondaria di secondo grado, ad eccezione dell’esame di Stato, fa riferimento al D.P.R. 122/2009. Con l’entrata in vigore della Legge 150/2024, sono state apportate modifiche significative a queste normative, aggiornando specifici articoli per adeguare il sistema di valutazione alle esigenze attuali.

Nella scuola primaria, la valutazione degli apprendimenti è espressa attraverso giudizi sintetici che descrivono i livelli di apprendimento raggiunti dagli studenti. Questa modalità, introdotta dalla Legge 150/2024 mediante una modifica al D.lgs. 62/2017, mira a fornire un quadro chiaro e dettagliato dei progressi, senza ricorrere ai voti numerici. La valutazione del comportamento, obbligatoria e riportata nel documento di valutazione, contribuisce a monitorare il percorso formativo complessivo, supportando una crescita educativa equilibrata.

Nella scuola secondaria di primo grado, il profitto scolastico è valutato attraverso voti decimali, che indicano il livello di apprendimento raggiunto in ciascuna disciplina. Questa modalità è integrata da un giudizio sintetico descrittivo complessivo, che approfondisce gli aspetti qualitativi del percorso formativo. La Legge 150/2024 ha inoltre ridefinito la valutazione del comportamento, che viene espressa in decimi e accompagnata da una descrizione dettagliata. Un voto inferiore a sei decimi comporta la non ammissione alla classe successiva o all’esame di Stato del primo ciclo, sottolineando l’importanza di un comportamento rispettoso e responsabile.

Nella scuola secondaria di secondo grado, la valutazione del profitto avviene con voti decimali, determinati collegialmente dal consiglio di classe, in linea con gli altri ordini di scuola. La valutazione del comportamento, anch’essa espressa in decimi, è stata ridefinita dalla Legge 150/2024 per attribuire maggiore peso agli aspetti relazionali e disciplinari. Essa influisce sull’assegnazione del credito scolastico, premiando con il massimo punteggio solo gli studenti che ottengono almeno nove decimi nella condotta. Questo nuovo sistema intende promuovere atteggiamenti propositivi e una partecipazione attiva alla vita scolastica.

Le tipologie di verifiche

Le verifiche scolastiche rappresentano il cuore del processo valutativo e si articolano in un ampio ventaglio di strumenti per rispondere alle molteplici esigenze del percorso di apprendimento. Grazie all’integrazione di metodi tradizionali e tecnologie innovative, le modalità di valutazione consentono di ottenere una visione globale, dinamica e personalizzata delle competenze degli studenti.

Le prove scritte, come i test strutturati, i quesiti a risposta aperta, i saggi brevi e i compiti in classe, continuano a essere strumenti fondamentali per misurare competenze analitiche, logiche e di scrittura. I saggi brevi, in particolare, sono utili per valutare la capacità di sintesi, di argomentazione e di esposizione di idee complesse in modo conciso. Le prove orali, attraverso interrogazioni, presentazioni e dibattiti, mettono in luce abilità come il pensiero critico, la capacità espositiva e la padronanza del linguaggio.

Le prove pratiche, presenti soprattutto nelle discipline tecnico-scientifiche e artistiche, si concentrano sull’applicazione concreta delle conoscenze. Esse includono la realizzazione di prodotti significativi, come modelli, manufatti, artefatti e compiti di realtà, che simulano situazioni reali e sfidano gli studenti a utilizzare le competenze acquisite per risolvere problemi complessi. Questa modalità promuove il trasferimento delle conoscenze in contesti nuovi e autentici.

Parallelamente, l’utilizzo delle osservazioni in itinere consente di monitorare la partecipazione attiva degli studenti e il loro contributo costante alle attività quotidiane, favorendo una valutazione formativa continua. A questo si affiancano strumenti tecnologici che hanno rivoluzionato il panorama delle verifiche, rendendole più interattive e coinvolgenti. Applicazioni come Kahoot, Quizizz, Mentimeter, Google Forms e Socrative permettono di creare verifiche rapide e interattive, come quiz a scelta multipla, sondaggi e giochi educativi. Questi strumenti favoriscono un feedback immediato, stimolando l’apprendimento attivo e la gamification.

Un altro elemento innovativo è rappresentato dagli escape room didattici, realizzati sia fisicamente sia in ambienti virtuali come il metaverso. Questi contesti immersivi simulano sfide reali attraverso giochi di ruolo, enigmi e situazioni che richiedono collaborazione, pensiero critico e creatività. Gli studenti, lavorando in team, applicano le proprie conoscenze per superare ostacoli e raggiungere obiettivi, rendendo l’apprendimento coinvolgente e significativo.

La crescente integrazione di tecnologie innovative, come le verifiche realizzate su Learning Management Systems (ad esempio, Moodle e Schoology), consente inoltre di tracciare i progressi individuali e collettivi, favorendo una personalizzazione dell’insegnamento. Applicativi come Padlet e Flipgrid stimolano la creatività e l’interazione, mentre piattaforme come Classcraft e Nearpod introducono elementi di gioco e narrazione che mantengono alta la motivazione degli studenti.

Questa diversificazione di strumenti, che abbraccia sia metodologie tradizionali sia tecnologie emergenti, garantisce un approccio equilibrato, inclusivo e innovativo. Essa non solo promuove una valutazione più completa, ma prepara gli studenti ad affrontare le sfide del mondo reale, valorizzando il loro potenziale e incoraggiando un apprendimento attivo e significativo.

La determinazione della proposta di voto e il ruolo del consiglio di classe

La proposta di voto, basata sulle osservazioni e sulle verifiche effettuate dal docente, viene sottoposta all’approvazione del consiglio di classe, come previsto dal D.Lgs. 297/1994, art. 37. Questo organo collegiale, presieduto dal dirigente scolastico e convocato in seduta di scrutinio perfetto, ha il compito di discutere e deliberare sulle proposte di voto relative a ciascuna disciplina. Le decisioni vengono prese a maggioranza o, quando possibile, all’unanimità; in caso di parità, il voto del dirigente scolastico, come stabilito dalla normativa citata, ha valore doppio, assicurando così la conclusione delle deliberazioni.

Prima di procedere al controllo formale del tabellone e verificare la corrispondenza con le proposte di voto, è buona prassi che il coordinatore di classe presenti una relazione dettagliata sull’andamento didattico-disciplinare del gruppo classe. Ai sensi del D.Lgs. 62/2017, art. 1, la valutazione tiene conto di molteplici elementi conoscitivi, tra cui il livello di partecipazione attiva, l’impegno dimostrato, l’interesse manifestato e i risultati conseguiti dagli studenti anche nelle attività integrative e di ampliamento dell’offerta formativa. Questi dati, forniti preventivamente dai docenti, consentono di integrare la valutazione delle competenze disciplinari con una visione più ampia e formativa del percorso di ciascun alunno.

Il consiglio di classe, pertanto, non è solo un organo decisionale, ma anche un momento di riflessione condivisa sull’intero processo educativo. È essenziale che, durante lo scrutinio, si considerino tutti gli aspetti del percorso formativo, andando oltre la mera logica della media aritmetica dei voti e delle variazioni non motivate delle proposte. Questo approccio contribuisce a garantire una valutazione equa, coerente e rispettosa delle specificità di ogni studente.

L’archetipo del voto nella valutazione in decimi

Ogni voto, da 4 a 10, porta con sé un significato specifico che va oltre il semplice giudizio numerico e la griglia di valutazione formalmente approvata dal Collegio Docenti e dal Consiglio d’Istituto, e allegata al PTOF. I voti rappresentano un simbolo universalmente riconosciuto, un archetipo, per usare il termine di Carl Gustav Jung: un’immagine universale che opera nel profondo dell’inconscio collettivo. In questo senso, il voto diventa un segno chiaro e inequivocabile, carico di significati condivisi che risuonano in ogni attore del processo educativo.

Il 4 rappresenta una grave insufficienza, l’emblema di lacune profonde e di un percorso di apprendimento inadeguato, che richiede interventi significativi da parte del docente e dello studente. Il 5, pur spesso concepito come un voto di rinforzo, viene interpretato come una soglia di mediocrità accettata, trasmettendo una sensazione di sospensione tra la penalizzazione e il riconoscimento, un limbo che rispecchia l’incapacità di superare le difficoltà. Il 6 è il simbolo della sufficienza, la pietra miliare che attesta il raggiungimento delle competenze di base, mentre i voti superiori dal 7 in poi celebrano il merito, l’eccellenza e l’originalità, valorizzando l’impegno e la capacità di andare oltre la semplice acquisizione di conoscenze.

Tuttavia, il significato del voto non si esaurisce nella valutazione dello studente, ma coinvolge anche il docente e l’intero sistema educativo. Per il docente, il voto è una sintesi del percorso di apprendimento dello studente e, al contempo, uno strumento di auto-valutazione delle proprie strategie didattiche. Esso diventa un indicatore di successo o di criticità delle metodologie adottate, offrendo spunti di riflessione sull’efficacia dell’insegnamento. Come sottolineato da Howard Gardner nella sua teoria delle intelligenze multiple, ogni studente possiede potenzialità diverse, e una valutazione equilibrata dovrebbe riconoscere e valorizzare tali differenze. L’incapacità di personalizzare le strategie didattiche e di adattarle alle necessità degli studenti non può essere imputata esclusivamente agli alunni, ma riflette una carenza di professionalità del docente. La sfida per l’insegnante è riconoscere le inclinazioni individuali e progettare un percorso che stimoli il potenziale di ciascuno.

Per lo studente, il voto rappresenta un giudizio che va oltre la dimensione cognitiva. È un simbolo emotivo, un riconoscimento che tocca profondamente la percezione di sé, influenzando l’autostima, la motivazione e il rapporto con l’autorità rappresentata dal docente. In termini junghiani, il voto può evocare esperienze archetipiche di speranza, giudizio o paura, collocandosi al centro di un complesso intreccio di emozioni. Questo significato si estende alle famiglie, per le quali il voto viene spesso percepito come una misura del successo educativo. Tale interpretazione genera aspettative talvolta eccessive, esercitando pressioni che possono incidere negativamente sull’autonomia e sull’equilibrio psicologico dello studente.

La responsabilità del docente, quindi, non si limita all’attribuzione di un numero, ma implica la capacità di accompagnarlo con un feedback costruttivo. Il feedback chiarisce le aree di miglioramento, valorizza i progressi raggiunti e fornisce indicazioni per continuare a crescere. Esso è lo strumento principale per alimentare la motivazione intrinseca dello studente, guidandolo verso una comprensione critica del proprio percorso formativo.

Le insufficienze diffuse all’interno di una classe non possono essere imputate esclusivamente agli studenti. Esse spesso rappresentano il segnale di un’inadeguata personalizzazione delle metodologie didattiche o di una progettazione educativa poco inclusiva. La valutazione, per essere realmente efficace, deve considerare non solo le prestazioni individuali, ma anche il contesto complessivo. Come suggerisce Jung con il concetto di archetipo, ogni individuo porta con sé un bagaglio di potenzialità che il sistema educativo deve saper riconoscere e valorizzare. Il voto, quindi, non è un mero numero, ma un elemento di narrazione formativa, un ponte tra l’attuale livello di competenza dello studente e le sue possibilità future. Nell’interazione tra emozioni, giudizio e conoscenza, esso assume il ruolo di guida, sia per gli studenti sia per i docenti, nella costruzione di un percorso educativo significativo e consapevole.

Gli alibi dei docenti e il bisogno di innovazione

Spesso i docenti, di fronte all’insuccesso scolastico, si concentrano esclusivamente sulle lacune pregresse degli studenti, ritenendole il principale ostacolo al loro apprendimento. Tuttavia, questa prospettiva rischia di perpetuare un approccio statico e deresponsabilizzante, ignorando il ruolo attivo che l’educazione può e deve avere nel trasformare le difficoltà in opportunità di crescita. Progettare percorsi che partano dai prerequisiti degli studenti e costruire unità di apprendimento capaci di colmare le lacune non significa solo fornire risposte a bisogni educativi immediati, ma anche creare le condizioni per un apprendimento significativo e duraturo.

Un fenomeno che contribuisce alla demotivazione degli studenti è legato all’uso del voto come strumento punitivo o semplicemente rinforzante. Il cinque è una valutazione ambigua che sospende lo studente in un limbo, bloccando la sua crescita e lasciandolo in una condizione di incertezza. È una soglia fragile, un filo sottile che soddisfa un bisogno immediato, spesso legato al controllo e al potere, come indicato nella piramide di Maslow. In questo schema, dopo i bisogni di appartenenza, si colloca il desiderio di prestigio sociale e di realizzazione professionale, ma il cinque non fornisce alcuna reale motivazione né supporto per raggiungere questi obiettivi. Si limita a sospendere lo studente in una posizione precaria, spesso percepita come un’umiliazione mascherata da tentativo di recupero.

Maria Montessori e Paulo Freire offrono chiavi di lettura che contrastano questa deriva. Montessori insiste sull’importanza di un apprendimento autonomo, in cui il docente diventa una guida discreta, capace di creare un ambiente che favorisca la crescita individuale e collettiva. Freire, invece, critica l’educazione bancaria, in cui lo studente è passivo, e propone un modello dialogico che valorizza l’interazione e la consapevolezza critica. Entrambi gli approcci sottolineano la necessità di riconoscere e valorizzare lo studente come soggetto attivo, non come destinatario di un sapere imposto.

Jerome Bruner, con il concetto di scaffolding, e Lev Vygotsky, con la teoria della zona di sviluppo prossimale, rafforzano questa visione. Bruner ci ricorda che l’apprendimento è un processo attivo in cui lo studente costruisce il sapere attraverso il supporto temporaneo del docente, mentre Vygotsky sottolinea che il progresso avviene quando gli studenti sono messi nella condizione di superare i propri limiti, grazie all’aiuto di figure esperte o dei pari. In questo contesto, il voto dovrebbe essere uno strumento che guida e motiva, non che punisce o immobilizza.

B.F. Skinner, con la sua teoria del rinforzo positivo, fornisce un ulteriore contributo per combattere la demotivazione. Secondo Skinner, i comportamenti positivi possono essere incentivati attraverso premi o feedback costruttivi che rafforzano la fiducia dello studente nelle proprie capacità. L’uso di voti bassi, come il cinque, senza un adeguato supporto o spiegazione, genera invece frustrazione e alimenta la percezione di fallimento, allontanando lo studente dalla motivazione intrinseca necessaria per apprendere. Un feedback costruttivo, invece, accompagnato da un riconoscimento dei progressi, stimola l’autostima e favorisce un impegno attivo.

L’approccio tradizionale, che considera il cinque come un voto “di rinforzo” per spronare lo studente a fare meglio, non tiene conto dell’impatto emotivo di questa valutazione. Spesso il cinque non viene percepito come un incentivo, ma come un’umiliazione, creando un circolo vizioso di insicurezza e demotivazione. Il voto deve andare oltre il numero: deve diventare un simbolo di progresso, un riconoscimento delle competenze già acquisite e una guida per quelle ancora da sviluppare. Come sottolineano le teorie di Bruner e Vygotsky, il docente deve costruire un contesto educativo in cui lo studente si senta supportato e stimolato a superare i propri limiti, anziché bloccato in una condizione di precarietà.

Nel quadro della piramide di Maslow, l’apprendimento scolastico dovrebbe contribuire a soddisfare non solo i bisogni di base, come la sicurezza e l’appartenenza, ma anche quelli superiori, come l’autorealizzazione e il prestigio. Il cinque, senza una progettazione educativa che ne spieghi il significato e lo accompagni con strumenti di recupero, si limita a soddisfare il bisogno immediato del controllo, che Maslow colloca a un livello inferiore. Al contrario, un sistema valutativo realmente efficace deve mirare a motivare lo studente, riconoscendone le potenzialità e accompagnandolo verso il raggiungimento di traguardi più elevati.

In questo senso, l’educazione deve trasformarsi in un’esperienza emancipatrice, capace di andare oltre il giudizio numerico per valorizzare il percorso di crescita individuale e collettiva. Solo così sarà possibile contrastare la demotivazione, superare le logiche punitive e promuovere una scuola che risponda ai bisogni autentici degli studenti, incoraggiandoli a diventare protagonisti del proprio futuro.

Conclusione

Oltre i bisogni degli insegnanti, spesso in contrasto con quelli degli studenti, è necessario ripensare l’uso della valutazione, trasformandola da strumento di giudizio a motore di crescita. Ogni uomo e donna di scuola dovrebbe ricordare il motivo per cui ha scelto di dedicare la propria vita alla formazione delle giovani generazioni: il desiderio di vedere bambini e ragazzi felici, amati, valorizzati, capaci di intraprendere il proprio cammino con fiducia. Uno studente va compreso, incoraggiato e guidato verso la realizzazione del suo progetto di vita. In tutto ciò, i bisogni degli insegnanti passano in secondo piano, perché il sorriso di un bambino o di un ragazzo che si sente amato e sostenuto è la più grande ricompensa per chi crede davvero nella scuola. È da quel sorriso che germogliano le radici delle piante più forti e maestose, destinate a rendere il nostro futuro migliore.

La motivazione resta il fondamento più potente per il successo scolastico. Come sosteneva John Dewey, un apprendimento significativo nasce dall’interesse dello studente, dal suo coinvolgimento attivo e dalla passione che il docente sa infondere. Stimolare curiosità e partecipazione non è solo una strategia didattica: è un atto d’amore verso l’educazione, un impegno a rendere la scuola un luogo di ispirazione, non di costrizione.

In questa prospettiva, il sistema di valutazione scolastica deve evolversi, rispondendo alle sfide di una società in cambiamento e valorizzando il potenziale unico di ogni studente. La valutazione deve trasformarsi in un mezzo per alimentare sogni, costruire fiducia e sostenere la crescita personale e intellettuale. Solo un sistema educativo capace di motivare e includere potrà davvero lasciare un’impronta indelebile nella vita dei ragazzi. Perché, alla fine, non è la quantità di nozioni trasmesse a definire un’educazione di successo, ma il numero di menti che abbiamo saputo ispirare e appassionare, in questo meraviglioso viaggio educativo che, giorno dopo giorno, costruisce il futuro.

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