Torniamo in aula. Noi docenti alla fine siamo lì, soli con i nostri casi difficili. Un metodo per gestirsi e poi gestire

Da tempo mi occupo di gestione di casi difficili in aula. Tengo nella mia scuola universitaria numerosi corsi e lezioni per la SE e SM sul tema, con molte esercitazioni pratiche; visito le scuole, osservo, e con i docenti cerchiamo soluzioni mirate.
Fra le tecniche e i metodi che utilizzo vi è il seguente: il metodo degli interventi graduali.
Gestirsi per poi gestire
Si crea una situazione difficile in classe in cui sono coinvolti un allievo o più allievi. Dopo avere atteso che la situazione rientri spontaneamente, il docente interviene gradualmente e, in genere, mantenendo il controllo.
Vi sono 5 livelli, i quali servono a schematizzare in maniera algoritmica qualcosa che facciamo, a volte, non con piena coscienza.
Vanno adattati a voi e al vostro contesto.
Livello 1a – Uso di non-verbale e prossemica
A questo livello si usano segnali non verbali. Ad esempio, ci si avvicina a un allievo e lo si tocca appena la sua spalla per comunicargli senza parole:
Ti ho notato, non è grave, ma concentrati.
In seguito, lo si fissa finché non abbiamo con lui un contatto visivo e lui dimostra attenzione.
Ti osservo, bene, calmati! comunico con gli occhi.
Questo ci permette di non interrompere il flusso della lezione.
Livello 1b – Uso di umorismo
Si usa umorismo o pacata ironia.
Questa fase necessita di una certa presa di distanza dal problema. Non è sempre possibile realizzarla in tutti i contesti e, sotto stress, non tutti riescono a mantenere il distacco e la calma necessari.
Sorridete ed esclamate:
“Anche a me piacerebbe andare al mare oggi, lo so!”.
Livello 2 – Fase dei primi richiami
Se il livello 1 si rivela inefficace, fissiamo e chiamiamo l’allievo per nome e lo invitiamo a rispettare le regole.
“Luca, per favore, ritengo che non rispetti le regole con il tuo comportamento, ti prego di …”.
“Anna e Marco, le vostre risatine ci impediscono di concentrarci! Quindi …”
Ipotizziamo un massimo di 2 o 3 richiami, ma è solo indicativo.
Livello 3 – Presa di decisione
Se la situazione persiste, dobbiamo decidere se:
a) intervenire subito
Allora chiamiamo l’allievo fuori dalla porta e gli parliamo;
“le lodi in pubblico e le critiche in privato” scriveva Don Bosco.
O, ad esempio, possiamo utilizzare le 2 tecniche che presentiamo in fondo all’articolo: Il semaforo e Arbitro del rumore.
b) o posticipare l’intervento al termine della lezione.
Livello 4a – Posticipare l’intervento e avere un colloquio
Se si decide di posticipare l’intervento, ciò va comunicato all’allievo o agli allievi con calma:
“Luca, fermati un attimo quando suona …” .
La situazione va possibilmente discussa subito dopo la lezione o appena possibile in modo che si possa fare capo a ricordi precisi.
Questi interventi sono più efficaci se anche il docente si mette in gioco.
Il nostro ruolo e la nostra didattica possono venire considerati parte del problema, ad esempio: la lezione stessa, i metodi utilizzati, la complessità degli obiettivi.
Attenzione: all’inizio ci si può sentire attaccati nel mettersi in gioco, ma può essere pagante.
Livello 5 – Cercare la soluzione oltre la lezione e il rapporto con l’allievo
Molte scuole hanno procedure scolastiche standardizzate.
Io consiglio comunque di:
1. cercare di applicare in aula, in genere, metodi e tecniche come: il metodo della non-escalation, o di sperimentare le tecniche di negoziazione della Harvard Law School
2. parlarne con colleghi (o dirigenti) per avere altri punti di vista
3. avere un colloquio con i genitori – purtroppo spesso in certi casi assenti
4. avere incontri con altri specialisti scolastici
5. procedere con forme scritte di richiamo o punizioni (discutibili per la pedagogia, ma a volte necessarie).
In aula a livello 2 o 3
Vi sono varie tecniche in aula per “rendere visibili” i momenti di disturbo.
Tecnica 1 – Il semaforo
Semplice e molto direttiva – tanti la usano.
Scrivo alla lavagna il nome dell’allieva “Anna”, che disturba, vicino a un semaforo verde. Dopo 2 richiami il semaforo verde diventa arancione.
Al quarto richiamo il semaforo arancione diviene rosso.
Il problema verrà allora trattato ad un altro livello, esempio: colloquio allievo e docente o docente e genitori o telefonata a casa.
Consiglio: il rinforzo positivo funziona sempre. Se Anna è attenta, dall’arancione scende verso il verde.
Tecnica 2 – Arbitro del rumore
Un’altra tecnica meno direttiva, divergente ma efficace, è quella dell’arbitro del rumore.
Quando c’è troppo rumore in classe o un allievo disturba spesso:
un allievo, Marco, arbitro del rumore, si alza in piedi sulla sedia e vi rimane finché il brusio non diminuisce.
I volontari ogni due settimane si scambiano il ruolo di arbitro.
In questo caso si lascia spazio all’autonomia degli allievi, che si auto-valutano e possono rendersi conto di quali sono le situazioni di disturbo o meno, anche a lungo termine.
“E speriamo però che Marco non cada dalla sedia!” penseranno tanti colleghi ora.
Per dirigenti e docenti
Ora sto passando con un approccio olistico alla gestione delle situazioni difficili a scuola, considerate quindi sia dal punto di vista del docente che del dirigente.
In effetti le incontriamo non solo in aula, ma ovunque, anche tra collega e collega, tra docenti e genitori, tra dirigenti e docenti.
Interverrò nelle scuole di persona e ve ne parlerò fra qualche mese.