A Torino alcuni studenti consegnano in bianco prove Invalsi
comunicato – Questa mattina nelle scuole superiori di Torino la somministrazione dei test Invalsi non è stata affatto accolta favorevolmente dagli studenti, che in molte scuole hanno dato vita ad un vero e proprio boicottaggio di massa delle prove, somministrate a tutte le classi del secondo anno.
comunicato – Questa mattina nelle scuole superiori di Torino la somministrazione dei test Invalsi non è stata affatto accolta favorevolmente dagli studenti, che in molte scuole hanno dato vita ad un vero e proprio boicottaggio di massa delle prove, somministrate a tutte le classi del secondo anno.
I militanti torinesi del Fronte della Gioventù Comunista (FGC), che da oltre un mese sono impegnati nell'organizzazione del boicottaggio nelle scuole di tutta la città, hanno concluso questa lunga campagna mobilitando gli studenti in presidi e azioni di protesta all'ingresso delle scuole, con megafoni, fumogeni e striscioni recanti lo slogan “difendi la scuola pubblica, boicotta il test Invalsi”.
In che modo boicottando i test Invalsi si difenda la scuola pubblica ce lo spiega Silvia Basano, resp. scuola del FGC nel capoluogo piemontese e rappresentante degli studenti del Primo Liceo Artistico di Torino: «I test Invalsi adottano un metodo di valutazione che corrisponde alle esigenze di un mercato del lavoro che esige lavoratori dequalificati e facilmente ricattabili; viene infatti imposta una didattica nozionistica, appiattita sul modello dei quiz a crocette».
Oltre alla criticare il metodo della valutazione, i giovani comunisti ne denunciano anche lo scopo: «è ormai evidente quale progetto si cela dietro questi test: promuovere la distinzione fra scuole di serie A e di serie B, per arrivare a ripartire alle scuole “meritevoli” quel poco che resta dei fondi pubblici per l'istruzione dopo i pesantissimi tagli di questi anni. In sostanza – prosegue Silvia – si arriverà ad una competizione fra le scuole per accaparrarsi le poche briciole rimaste, quando invece si dovrebbe intervenire proprio sulle scuole in difficoltà con l'obiettivo di garantire un'istruzione di qualità in ogni istituto.»
Non contrari per principio ad una valutazione dell'apprendimento, quindi, ma fortemente critici nei confronti di uno strumento che la giovane militante comunista descrive come «una specie di Robin Hood al contrario, un ulteriore tassello del processo di smantellamento dell'istruzione pubblica italiana».