“Tony Effe esorta i fan a fare i bravi e studiare. La scuola deve saper accompagnare questi messaggi”: il parere della pedagogista Grassi

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Di Maria Angela Grassi – In qualità di Pedagogista e Presidente dell’Associazione Nazionale dei Pedagogisti Italiani (ANPE), desidero esprimere il mio parere riguardo al recente dibattito sollevato dal caso Tony Effe. La situazione, che ha coinvolto il ritiro dell’invito al trapper per il concerto di Capodanno, ha messo in luce questioni cruciali che la scuola, la società e le istituzioni devono affrontare per educare le giovani generazioni.

Un “problema educativo” da affrontare insieme

Sul caso si è espresso anche Daniele Novara, fondatore e direttore del Centro Psico Pedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti, il cui intervento ha fatto emergere una riflessione importante: il fenomeno della trap e dei suoi contenuti non è solo una questione di “musica”, ma un serio problema educativo che riguarda soprattutto i più giovani, in particolare i bambini. La musica trap, con i suoi testi violenti e misogini, si inserisce in un contesto culturale più ampio che alimenta comportamenti problematici tra i ragazzi, come le risse e l’incapacità di gestire la propria affettività e sessualità.

Come ha giustamente sottolineato Novara, il problema non riguarda solo la censura, ma la responsabilità educativa di tutti gli attori sociali: scuola, genitori, istituzioni e media. Questo sforzo collettivo è indispensabile per costruire una comunità più consapevole e sana. L’educazione, in particolare quella sessuale e affettiva, deve essere un diritto e un dovere che la scuola deve assumersi pienamente, al di là delle resistenze e delle pressioni esterne.

La scuola come baluardo educativo

In questo contesto, il ruolo della scuola diventa centrale. Come pedagogisti, siamo fermamente convinti che l’educazione non si limiti alla trasmissione di conoscenze accademiche, ma debba abbracciare anche la formazione della persona. La scuola deve educare i ragazzi alla consapevolezza di messaggi che ricevono dalla cultura popolare e dai media.

La scrittura, la lettura e l’analisi critica dei contenuti culturali devono essere parte integrante del curriculum scolastico. Non possiamo permettere che l’esposizione a testi, canzoni e video violenti o sessualmente espliciti diventi una normalità che i giovani interiorizzano senza un’adeguata riflessione.

La scuola, come luogo privilegiato di educazione, deve essere in grado di fornire gli strumenti per comprendere e interpretare criticamente ciò che viene loro proposto, a partire dalle canzoni che ascoltano. È fondamentale insegnare ai ragazzi a distinguere tra l’intrattenimento e il messaggio che esso trasmette, affinché sviluppino una consapevolezza critica e un’etica della responsabilità.

L’educazione sessuale e affettiva nelle scuole: una necessità urgente

Un aspetto centrale della formazione dei giovani riguarda l’educazione sessuale e affettiva, che è troppo spesso trascurata o affrontata con timore dalle scuole. L’approccio educativo deve essere inclusivo e informato, capace di rispondere alle sfide contemporanee, tra cui la disinformazione e la scarsa consapevolezza delle dinamiche relazionali. Non possiamo evitare il confronto con tematiche delicate, come la gestione della sessualità e dei sentimenti, poiché l’ignoranza in questi ambiti alimenta
confusione, pregiudizi e comportamenti disfunzionali tra i giovani.

L’educazione sessuale nelle scuole non è solo una questione di “scelta didattica”, ma un obbligo civico che risponde al bisogno di proteggere i ragazzi da situazioni di disagio e da equivoci potenzialmente dannosi. Se non affrontiamo questi temi in modo adeguato e tempestivo, rischiamo di lasciare i nostri studenti vulnerabili a esperienze traumatiche e a relazioni disfunzionali, senza le competenze per affrontarle.

L’importanza di un messaggio positivo

Infine, è essenziale che anche i personaggi pubblici come Tony Effe, che godono di una grande influenza sui giovani, trasmettano messaggi positivi e responsabili. Il fatto che, nonostante la polemica, domenica scorsa 22 dicembre il rapper, incontrando i suoi giovani fan – la maggior parte bambini – alla Discoteca Laziale per un firma copia, li abbia esortati a “fare i bravi e a studiare” rappresenta un invito che non possiamo ignorare. La scuola deve essere in grado di accompagnare questi messaggi positivi,
offrendo non solo una preparazione intellettuale, ma anche una formazione etica e affettiva che possa rispondere alle sollecitazioni della cultura contemporanea.

La scuola come motore di cambiamento

Il caso Tony Effe ci offre uno spunto di riflessione importante: la scuola deve assumere un ruolo attivo nel proteggere i giovani da contenuti che possano danneggiare la loro crescita umana ed emotiva.

L’educazione non può essere delegata solo ai media o alla famiglia, ma deve essere un impegno collettivo che coinvolga tutti gli aspetti della vita quotidiana dei ragazzi. Solo così potremo garantire un futuro in cui i giovani siano non solo preparati culturalmente, ma anche capaci di affrontare le sfide della vita con consapevolezza e responsabilità.

La scuola, quindi, si pone come il fulcro di un cambiamento culturale imprescindibile, verso una società più giusta, più sensibile e maggiormente in grado di educare alla libertà e al rispetto.

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