Tfa sostegno, un sogno nel cassetto. Lettera

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inviata da Prof. Paola De Vecchi  – Il Tfa sostegno 2019, ha visto ancora una volta impegnate migliaia di persone aspiranti docenti di sostegno.

Ammassati come bestiame, destinati al macello della competizione davanti ai cancelli delle diverse Università d’Italia in attesa che scoccasse l’ora x per dare inizio alle danze.

Non chiedevano un contratto di lavoro a tempo indeterminato e nemmeno un titolo abilitante per passare dalla III alla II fascia delle graduatorie d’Istituto.

Pagavano per sostenere un test preselettivo, per accedere a un corso della durata di 8 mesi circa, dopo il superamento di altre due prove: scritta e orale.

Praticamente alla fine così tanto eruditi da poter chiedere quasi quasi l’auto gestione del corso.

Inutile dire quanto è già cronaca, sulle anomalie riscontrate il giorno dei test presso ciascun Ateneo.

Utilissimo e doveroso appare invece ribadire che tra le fila degli aspiranti specializzandi c’eravamo anche Noi, i precari della scuola, perchè non si finisce mai di imparare, life long learning e oso aggiungere, di sognare.

Oltre al lavoro, la famiglia e gli impegni vari che la vita comporta avremmo di buon grado sacrificato altro tempo per continuare a studiare al fine di specializzarci “insegnante di sostegno” sempre che ci fossimo riusciti tutti, ed è questa la grave ingiustizia che con la presente intendo lamentare:
“Il numero chiuso dei corsi universitari a fronte del costante aumento dei posti di insegnante di sostegno disponibili”.

Anche quest’anno detti posti continueranno copiosi ad essere coperti dall’ esercito del precariato “non specializzato”, peccato però che a farci le spese saranno ancora una volta gli alunni bisognosi di assistenza qualificata e ignari delle tantissime leggi poste a loro tutela di cui ahimè non si tiene conto.

I docenti precari.

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