Tetto agli alunni stranieri in classe, limite già previsto da Gelmini: presenza massima del 30%

L’integrazione degli alunni stranieri nel sistema scolastico è un tema che ha acceso recentemente dibattiti tra le figure politiche del paese, rivelando differenti visioni sull’approccio da adottare.
Tra queste, emerge la posizione del vicepremier, Matteo Salvini, che ha definito la situazione della scuola di Pioltello come “un arretramento”, in contrasto con l’elogio precedentemente espresso dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, verso l’istituto in questione.
La questione centrale riguarda la percentuale ideale di alunni stranieri in classe, con una proposta del vicepremier che ne suggerisce un massimo del 20%. La motivazione dietro questa proposta è legata alle difficoltà linguistiche che possono emergere in classi con un alto numero di bambini non italofoni, potenzialmente compromettendo la qualità dell’insegnamento.
È interessante notare come un precedente tentativo di regolamentare questa dinamica sia stato già effettuato nel 2010 dalla ministra Mariastella Gelmini, con la circolare numero 2 dell’8 gennaio, che fissava al 30% la presenza massima di alunni stranieri nelle classi delle scuole elementari, medie e superiori. Tale limite, però, non è fisso e può essere modificato in base alle competenze linguistiche degli alunni e alle particolari esigenze educative, rivelando una certa flessibilità nel suo approccio.
Le misure proposte includono l’utilizzo di ore dedicate all’insegnamento dell’italiano, la valutazione autonoma da parte delle scuole nella distribuzione degli alunni stranieri nelle classi, e l’organizzazione di corsi di potenziamento della lingua italiana. Queste iniziative mirano a garantire che tutti gli studenti possano beneficiare di un’educazione inclusiva e di qualità, indipendentemente dalla loro provenienza.