Test Medicina, Bernini: “Non c’è più, era una prova iniqua. Dobbiamo creare professionisti flessibili”

Il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha chiarito la sua posizione riguardo al test di medicina durante un’intervista a “Che tempo che fa”, in onda su NOVE.
“Non c’è sicuramente più il test di medicina”, ha affermato, sottolineando come il sistema attuale fosse “iniquo” e penalizzasse studenti meritevoli a causa di domande non rappresentative delle loro capacità. La riforma mira a eliminare non solo il test, ma anche il mercato della formazione privata che si è sviluppato attorno a esso, dove le famiglie spendono somme considerevoli per prepararsi a prove che non riflettono il reale potenziale degli studenti.
Bernini ha proposto l’introduzione di un semestre caratterizzante, in cui gli studenti studieranno tre materie fondamentali, guadagnando crediti formativi. “Formare per fare dei test non è come formare per insegnare a studiare la fisica, la chimica o altre materie caratterizzanti”, ha spiegato. L’approccio non solo mira a garantire una preparazione più solida, ma anche a ridurre il fenomeno del “turismo universitario”, dove gli studenti si trasferiscono all’estero per cercare opportunità che non riescono a trovare in patria.
Per supportare questa riforma, il Ministro ha annunciato un investimento di oltre 20 milioni di euro per le università, affinché possano ampliare le loro strutture e laboratori. “Non esistono riforme a costo zero”, ha dichiarato Bernini, sottolineando che ogni anno verranno aggiunti posti disponibili in modo programmato e sostenibile
Un altro tema cruciale affrontato da Bernini riguarda gli alloggi per gli studenti. Con un investimento di circa 1,2 miliardi di euro, il governo si impegna a creare 60.000 nuovi posti letto in tre anni. “Il diritto allo studio deve avere in sé borse di studio e studentati”, ha affermato, evidenziando l’importanza di garantire un ambiente favorevole per gli studenti.
Bernini ha anche discusso l’importanza di esami nazionali come strumento per garantire la qualità della formazione universitaria. “L’unico modo per correggere questo problema è fare, oltre che una graduatoria nazionale, anche esami nazionali”, ha spiegato. La riforma proposta non intende compromettere l’autonomia degli atenei, ma piuttosto integrare un sistema di valutazione che possa correggere eventuali disparità.
Infine, il Ministro ha sottolineato la necessità di formare professionisti flessibili, capaci di adattarsi a un mondo del lavoro in continua evoluzione. “Dobbiamo creare professionalità flessibili: medico-ingegnere, bioeticista che si occupa di intelligenza artificiale con una vocazione medica”, ha affermato. “E, soprattutto, li dobbiamo formare non solamente per essere assorbiti dal Sistema Sanitario Nazionale, ma anche dalle grandi case farmaceutiche, dalle multinazionali, per fare i ricercatori in giro per il mondo. Io non accetto questa limitazione, per questo io voglio aumentare progressivamente il numero, facendo sempre lavorare l’osservatorio. Sulle specialità siamo fifty-fifty quindi non è solo competenza mia, è competenza diciamo in condominio tra il ministro Schillaci e la sottoscritta”, ha aggiunto.