Terremoto L’Aquila 2009, nuova sentenza choc. Lo Stato non responsabile per la morte di sette studenti colpevoli di “condotta incauta”
A quasi 15 anni dal terremoto che devastò L’Aquila, una nuova sentenza della Corte d’Appello riaccende la polemica e infligge un duro colpo ai familiari di sette studenti rimasti uccisi nel crollo delle loro abitazioni.
I giudici hanno infatti ribaltato la sentenza di primo grado, scagionando completamente la Presidenza del Consiglio dei Ministri da ogni responsabilità.
La Corte ha attribuito la causa della tragedia alla “condotta incauta” degli studenti stessi, che avrebbero deciso di rimanere nelle loro case nonostante le scosse di terremoto, non ritenendo quindi provata l’influenza delle rassicurazioni fornite dalla Commissione Grandi Rischi, riunita all’Aquila pochi giorni prima del sisma.
Nessun risarcimento e spese legali a carico dei familiari
Una decisione che ha dell’incredibile, che non solo nega ai familiari delle giovani vittime il diritto a un qualsiasi risarcimento, ma li condanna anche al pagamento delle spese legali, pari a quasi 14 mila euro.
La sentenza si basa sulla presunta mancanza di un “nesso causale” tra le dichiarazioni rassicuranti degli esperti e le decisioni degli studenti. I giudici hanno analizzato le testimonianze dei genitori, concludendo che i ragazzi non sarebbero stati influenzati dalle parole della Commissione o dalle dichiarazioni rilasciate ai media.
Dubbi e possibili ricorsi
La sentenza ha suscitato sgomento e indignazione, riaprendo ferite mai rimarginate. I legali dei familiari hanno già annunciato un probabile ricorso in Cassazione, contestando la ricostruzione dei fatti e la valutazione delle prove.
Resta il nodo irrisolto della responsabilità dello Stato nella gestione del rischio sismico e nella comunicazione alla popolazione. Una responsabilità che, nonostante le sentenze contraddittorie, non può essere semplicemente ignorata.