Tecnologie immersive nell’esperienza didattica: l’intervista al Dirigente Scolastico Emiliano Barbuto

L’applicazione degli ambienti immersivi nella didattica ha aperto le porte a nuove possibilità per l’apprendimento soprattutto per i più giovani. Realtà virtuale e realtà aumentata sono strumenti, sempre più, in grado di rivoluzionare l’esperienza educativa, potenziando il coinvolgimento emotivo e adattando l’insegnamento alle esigenze individuali degli studenti.
Quali sono le loro vere potenzialità? Qual è il legame tra personalizzazione e stili di apprendimento? E come possono essere applicate le nuove tecnologie nella didattica quotidiana?
Il Dirigente Scolastico Emiliano Barbuto, autore del nuovo volume “Realtà virtuale e aumentata per la didattica”, risponde a queste ed altre domande in un’intervista esclusiva con EdiSES Edizioni.
Professor Barbuto, quali potenzialità intravede negli ambienti immersivi per favorire l’apprendimento dei ragazzi?
“Durante la mia esperienza con gli ambienti immersivi nella didattica e negli studi successivi per la stesura di quest’opera, io e i miei collaboratori, insieme ai docenti con cui ho avuto l’onore di lavorare, ci siamo resi conto dei notevoli vantaggi offerti. Un primo beneficio è legato alla motivazione e al coinvolgimento emotivo degli studenti. Il secondo vantaggio riguarda la personalizzazione dell’apprendimento, permettendo di adattare l’insegnamento agli stili di apprendimento specifici dei diversi studenti”.
Perché ritiene che l’aspetto emotivo sia così importante nell’apprendimento?
“L’aspetto emotivo è fondamentale. L’apprendimento è un processo relazionale e sociale. Dispositivi come la realtà virtuale e la realtà aumentata sono in grado di coinvolgere emotivamente gli studenti. Immaginate di esplorare una piramide egizia di 4.000 anni fa, visitare Pompei nel suo massimo splendore o camminare sulla Luna o su Marte. Questi scenari, inaccessibili nel mondo reale, creano un forte coinvolgimento emotivo. Inoltre, possiamo pensare alla teoria del flusso, che descrive lo stato di completa immersione in un’attività. Questo stato di concentrazione, comune agli sportivi o agli artisti, può essere raggiunto anche attraverso l’utilizzo di videogiochi o ambienti immersivi. Quindi, perché non sfruttare lo stesso meccanismo per l’apprendimento? Gli studenti potrebbero essere coinvolti come in una sfida su una PlayStation, ma per migliorare le loro competenze e trasformare le conoscenze teoriche in abilità pratiche”.
Qual è il legame tra personalizzazione e stili di apprendimento?
“Ogni studente ha il proprio stile di apprendimento, influenzato dalle esperienze personali e dalle attitudini sviluppate nel corso della vita. Alcuni studenti sono apprendenti visivi e preferiscono le mappe concettuali, altri apprendono meglio tramite il testo, mentre altri ancora sono apprendenti uditivi o cinestesici. Gli ambienti immersivi permettono di stimolare tutti questi stili contemporaneamente. Con la realtà virtuale, ad esempio, possiamo soddisfare gli apprendenti visivi attraverso le immagini, gli uditivi con gli altoparlanti, i testuali con il testo scritto, e i cinestesici con i controller che permettono di interagire con oggetti virtuali. In questo modo, creiamo un ambiente di apprendimento multimodale, in grado di soddisfare le esigenze di tutti gli studenti. Naturalmente, spetta ai docenti progettare l’esperienza didattica in modo che sia efficace”.
Secondo lei, quale sarà il ruolo del testo nel processo di apprendimento nei prossimi decenni?
“Credo che l’apprendimento sarà sempre più integrato con diversi canali comunicativi come testo, immagini e filmati. Le nuove generazioni, che utilizzano social media come TikTok e Instagram, comunicano principalmente attraverso immagini e video. Tuttavia, non potremo mai abbandonare completamente il testo, che rimarrà un pilastro fondamentale dell’apprendimento. La vera sfida per la scuola sarà integrare il testo con altri mezzi di apprendimento, come descritto anche nel volume. Gli ambienti virtuali permettono di affiancare al testo nuove modalità di apprendimento, offrendo un’esperienza più coinvolgente e completa”.
Qual è il percorso per un utilizzo efficace delle nuove tecnologie nella didattica quotidiana?
“La vera sfida è quella che devono affrontare i docenti. Per quanto la tecnologia possa essere avanzata, è il docente a doverla adattare alle necessità della classe. Ogni classe è unica, e i docenti devono essere in grado di sfruttare al meglio gli strumenti tecnologici a disposizione. Nel volume presentiamo un modello chiamato SAMR, che guida i docenti nell’integrazione efficace della tecnologia in classe. Questo modello suggerisce quattro livelli di utilizzo della tecnologia, che vanno dal semplice utilizzo della LIM come una lavagna tradizionale, fino alla creazione di esperienze di apprendimento immersive. Tuttavia, la tecnologia da sola non basta: è fondamentale formare i docenti affinché possano utilizzare questi strumenti in modo efficace”.
Quali precauzioni si devono prendere nell’uso dei dispositivi di realtà virtuale per garantire la sicurezza degli studenti?
“I dispositivi di realtà virtuale sono ampiamente testati e verificati prima di essere messi in commercio. Tuttavia, è importante tracciare una zona di sicurezza per evitare che gli utenti urtino oggetti durante l’utilizzo. All’inizio, alcuni potrebbero sperimentare capogiri o disorientamento, quindi è consigliabile iniziare con sessioni brevi, di circa 15-20 minuti, per poi aumentare gradualmente la durata. Come dirigenti scolastici, potremmo anche fornire alle famiglie delle informazioni dettagliate sui dispositivi utilizzati, in modo che possano confrontarsi con i medici o pediatri, se necessario”.
Quali sono state le scoperte più entusiasmanti nello studio della realtà virtuale?
“Insieme al mio gruppo di lavoro e grazie alla lungimiranza della casa editrice EdiSES, abbiamo scoperto numerosi software e mondi virtuali davvero coinvolgenti. Alcuni di questi software simulano, ad esempio, la vita sulla Stazione Spaziale Internazionale, offrendo agli studenti l’opportunità di vivere esperienze che in precedenza potevano solo immaginare. Queste esperienze permettono di comprendere meglio i principi della fisica, come il moto rettilineo uniforme, in un modo che sarebbe impossibile spiegare solo in aula”.
Quali aspetti legati alla formazione dei docenti sono fondamentali?
“Nel nuovo contratto di comparto, firmato il 18 gennaio 2024, sono state aggiunte esplicitamente le competenze informatiche come parte del profilo professionale del docente. Pertanto, la formazione deve includere sia competenze tecniche per l’utilizzo degli strumenti, sia competenze metodologiche per sfruttare al meglio questi strumenti nel contesto didattico”.
Realtà virtuale e aumentata per la didattica: il nuovo volume EdiSES
I temi trattati dal Professor Barbuto nell’intervista sono approfonditi in modo completo nel suo nuovo manuale che esplora nel dettaglio le diverse tecnologie immersive. Il libro punta a essere una vera e propria guida per i docenti, con l’obiettivo di offrire agli studenti esperienze didattiche innovative e coinvolgenti, capaci di lasciare un impatto duraturo sul loro apprendimento.