Tamponi salivari, è scontro tra scienza e politica. In Italia screening fermo al palo, in Francia 600mila test a settimana per le scuole

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Sui tamponi salivari divampa la polemica. Botta e risposta nelle ultime ore tra Sergio Abrignani, immunologo e membro del CTS e Rossano Sasso, sottosegretario dell’Istruzione.

Per Abrignani è sbagliato lanciare il messaggio che i tamponi salivari possano sostituire il vaccino: “Non si deve far passare l’idea che il tampone salivare sia meglio del vaccino, non sostituiscono l’immunizzazione”, chiarisce durante il suo intervento ad Agorà su Rai 3, che poi ribadisce: “I tamponi salivati antigenici hanno una sensibilità limitata e sono utili perché danno un risultato in pochi minuti ma mitigano il rischio e non l’azzerano. Questi test hanno un senso se usati occasionalmente e non tutti i giorni”.

Non si fa attendere la risposta del sottosegretario che punzecchia il Comitato Tecnico Scientifico: “Risulta davvero inspiegabile la veemenza con cui autorevoli esponenti del Comitato tecnico scientifico quotidianamente chiudono a qualsiasi ipotesi di impiego su larga scala dei tamponi salivari. Uno strumento di cui è stata certificata l’attendibilità, altrimenti l’Istituto superiore di sanità non li avrebbe validati lo scorso maggio, ma che di fatto è stato relegato in un limbo”.

Sasso, poi, va giù duro: “Nessuno si è mai sognato di dire che il monitoraggio e il tracciamento possano sostituire l’immunizzazione. Possibile che in Lombardia, in Veneto e nelle Marche, regioni che hanno deciso di utilizzare su larga scala i tamponi salivari, siano tutti impazziti?”.

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Tamponi salivari, cosa sappiamo

La scienza è divisa sull’utilizzo dei tamponi salivari. Attualmente, lo ribadiamo, non sono validi per ottenere il green pass (serve il tampone nasofaringeo) e non sono utilizzati su larga scala nemmeno per il tracciamento. Nelle scorse ore, Teresa Rongai, segretaria del Lazio della Federazione Italiana Medici Pediatri, si è detta favorevole all’utilizzo dei test salivari nelle scuole: “I tamponi salivari nelle scuole, specialmente elementari e medie, sarebbero importantissimi per valutare quanto gira il virus: si sta ipotizzando di farli fare ai genitori”.

Non tutti, però, sono d’accordo. Detto già di Abrignani, anche Fabrizio Pregliasco si è detto dubbioso: “Sono comodi, ma costano. E ci danno uno spettro di protezione di 48 ore. Un vaccino con una o due somministrazioni, forse tre quando lo si deciderà, dà una protezione sul lungo termine”.

Anche i sindacati chiedono a gran forza un intervento del governo. Anief, ad esempio, invita Draghi e Bianchi a riconoscere il test gratuito su campione di saliva quale test antigenico rapido per la rilevazione del Covid-19 e il conseguente rilascio della certificazione verde Covid per docenti e studenti. Dello stesso avviso anche lo Snals.

Se in Italia ancora c’è incertezza sul suo reale utilizzo per il tracciamento, in Francia si è già avanti e il Ministero dell’Istruzione ha annunciato un’operazione  su larga scala: 600mila tamponi salivari ogni settimana per lo screening.

Test salivari, cosa sono e come possono essere utile per la scuola

I test della saliva posso essere considerato un’opzione per il rilevamento dell’infezione da SARSCoV-2 qualora non sia possibile ottenere tamponi oro/nasofaringei, ma vanno utilizzati preferibilmente entro i primi 5 giorni dall’inizio dei sintomi. Lo indica la circolare del ministero della Salute sul loro utilizzo che detta le indicazioni sulla raccolta dei campioni e sulla segnalazione dei casi. Il test viene indicato come utile per “screening ripetuti” per motivi professionali o di altro tipo, sugli anziani o disabili e sui bambini in ambito scolastico. Alcuni studi hanno rilevato sensibilità comprese tra il 53 e il 73%.

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I test, che rintracciano il virus direttamente dalla saliva, sono meno invasivi rispetto ai tamponi e sono più adatti a bambini e ragazzi, Per usarli, è fondamentale che abbiano il riconoscimento e la marchiatura CE.

Uno dei test salivari è già stato validato ed è stato utilizzato per una sperimentazione-pilota nel Lazio. Lo scorso ottobre, all’inizio dell’anno scolastico, si sono effettuati test salivari a campione in 5 plessi scolastici su circa 2000 alunni.

Il test è meno invasivo e più adatto ai bambini e ragazzi e anche i tempi sono contenuti.

“Nel progetto campione – spiega Maria Rosaria Capobianchi, direttrice del Laboratorio di virologia dell’Istituto nazionale malattie infettive ‘Lazzaro Spallanzani’ di Roma – i test salivari venivano effettuati nelle scuole al mattino e inviati in laboratorio. Nel caso in cui il test è positivo, viene effettuato per conferma un secondo test, antigenico o molecolare, ma utilizzando sempre il medesimo campione salivare. Entro il pomeriggio si è in grado di avere i risultati definitivi”.

I test rilevano tracce del virus direttamente dalla saliva e, come per i tamponi, si suddividono in due categorie: test salivari molecolari e test salivari antigenici. I primi rilevano il materiale genetico del virus (ovvero la presenza nel campione dell’RNA del virus) e si basano su una particolare analisi (Pcr) effettuabile solo in laboratorio.

I test salivari antigenici, invece, danno un risultato nel giro di una decina di minuti e vanno a rilevare le proteine di superficie del virus SarsCov2 presenti nella saliva. In questo caso, però, la precisione del test è più bassa.

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