Talenti con la valigia: il 35% dei giovani italiani pronto a lasciare il Belpaese
L’Italia si trova di fronte a una sfida cruciale che potrebbe determinare il suo futuro economico: la fuga dei cervelli della Generazione Z. Questi giovani, che dovrebbero rappresentare il motore della crescita del paese, rischiano invece di diventare una risorsa perduta per l’economia italiana.
Una recente indagine condotta da Ipsos per la Fondazione Raffaele Barletta ha messo in luce dati allarmanti. Su un campione di 1.200 under30, ben il 35% ha dichiarato di essere disposto a lasciare l’Italia per cercare migliori opportunità lavorative e salari più alti all’estero. Ancora più sorprendente è che l’85% dei giovani intervistati considererebbe di trasferirsi lontano da casa per un lavoro più gratificante. Solo una piccola minoranza, il 15%, non intende spostarsi.
Tali numeri si inseriscono in un contesto già critico per l’Italia, caratterizzato da un calo demografico che sta facendo sparire dai banchi scolastici tra i 100 e i 110mila studenti all’anno. La situazione è resa ancora più grave dalle conseguenze economiche di questa fuga di talenti. Tra il 2008 e il 2022, circa 525mila giovani hanno lasciato il paese per cercare fortuna all’estero, e solo un terzo di questi è poi tornato in Italia.
Le ragioni di questa “fuga” sono molteplici, ma principalmente legate alle migliori opportunità di lavoro e ai salari più alti offerti all’estero. Basti pensare che i laureati italiani che lavorano fuori dai confini nazionali guadagnano in media 2.174 euro mensili netti a un anno dalla laurea, contro i 1.393 euro di chi rimane in Italia. Una differenza sostanziale che non può essere ignorata.
Paradossalmente, molti giovani italiani non sono consapevoli delle opportunità offerte dal loro paese, specialmente in settori chiave come il manifatturiero, dove l’Italia è la seconda potenza in Europa.
Per invertire questa tendenza, esperti e stakeholder suggeriscono diverse soluzioni. Innanzitutto, è necessario un cambio di mentalità nell’approccio all’imprenditorialità e al lavoro in Italia. Bisogna creare un ambiente che non solo trattenga i talenti, ma li incoraggi anche a “restituire” alla comunità, diventando ambasciatori di un nuovo corso per il paese.
La posta in gioco è alta: non si tratta solo di numeri o statistiche, ma del futuro stesso dell’Italia. Se il paese non riuscirà a trattenere e attrarre i suoi giovani talenti, rischia di perdere la sua posizione tra le principali economie mondiali. L’Istat prevede che entro il 2040 le persone in età lavorativa in Italia diminuiranno di 5,4 milioni, con un potenziale calo del PIL del 13%.