I tagli della spending review toccano anche la refezione scolastica
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Red – La spending review è arrivata anche nelle mense dei bambini.
Red – La spending review è arrivata anche nelle mense dei bambini.
La legge ha chiesto alle ditte appaltatrici una riduzione dei costi a parità di prestazione, con tagli fino al 10%, che rischiano di pesare sulla qualità dei menù e sulla scelta delle materie prime.
Ad esempio, spariscono o si riducono i prodotti bio che vengono sostituiti da qualche tempo, con prodotti non biologici, parmigiano, riso e burro, pasta, pomodoro e olio.
L’Osservatorio popolare sull’alimentazione dei bambini e delle bambine reputa la scelta non giustificata a nessun livello, considerato anche il costo dei buoni pasto.
Anche Ilario Perotto presidente dell’Angem, l’associazione nazionale delle imprese della ristorazione collettiva, afferma: " "Il rischio che a fare le spese della riduzione dei costi imposta dalla spending review siano i bambini è elevato, ma non è possibile avere un quadro generale perché i contratti vengono fatti dalle singole aziende. La spending review ha chiesto alle aziende appaltatrici dei servizi una riduzione dei costi a parità di prestazione che, inizialmente del 5%, è arrivata al 10%. Per arrivare a questo ‘taglio’, se parliamo di ristorazione, si può agire solo su due fattori: la composizione dei menu e l’organizzazione del lavoro." La contrazione dei costi "potenzialmente danneggia chi usufruisce del pasto, ma anche il personale della ristorazione collettiva che dovrà essere riorganizzata in turni differenti e con riduzioni in busta paga", continua Perotto.
Secondo Valeria del Balzo, dell’unità di ricerca di Scienza dell’alimentazione dell’università Sapienza Roma, una diminuzione dei costi non significa necessariamente una qualità peggiore degli alimenti, ma sicuramente significa dedicare più attenzione alla loro scelta e al parere degli esperti.