Tagli alle scuole, le Regioni attaccano e il Ministero si difende: “Intervento del governo permette di avere più scuole autonome”

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La questione dimensionamento scolastico tiene banco: nei giorni scorsi la Campania in particolare ha attaccato il Governo, puntando il dito contro i tagli previsti alle scuole. Il Ministero, tramite una nota, difende l’operato dell’esecutivo.

A scatenare di nuovo il dibattito è la questione Campania: prima con lo scontro durante la Conferenza Stato-Regioni e poi con le dure critiche da parte del Movimento Cinque Stelle.

Durante la conferenza Stato-Regioni, c’è stato un vero scontro fra Regione e Governo: L’accorpamento di circa 150 istituti comporterà la riduzione di almeno altrettanti dirigenti scolastici e 150 direttori amministrativi, nonché di circa 500 unità di personale Ata, tra bidelli e impiegati di segreteria.

Piuttosto dura la critica del M5S: “Nonostante le smentite del ministro Valditara la questione dimensionamento e il taglio al numero di scuole sui territori italiani emerge con prepotenza. A dirlo è questa volta la regione Campania, che ha pubblicato una tabella allegata al Decreto Ministeriale 70/2023, relativo agli organici Dirigenti Scolastici 2023/2024, firmato proprio da Giuseppe Valditara, dalla quale si evince con chiarezza che la regione subirà un taglio del numero di scuole. E con ogni probabilità non sarà l’unica”.

Ma non è stato proprio Valditara a venire in parlamento a dire che non ci sarebbe stato alcun taglio del numero di scuole?“, si chiedono ironicamente i pentastellati.

Si trattava – proseguono – evidentemente di una presa in giro, visto che in ogni caso ad essere tagliato sarà il numero di dirigenti scolastici, con casi come quello del dirigente scolastico irpino Franco Di Cecilia, preside in 38 istituti distribuiti su 11 comuni“.

Il Ministero: polemiche su dimensionamento basate su parametri superati

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito, nella giornata del 26 giugno, interviene per spiegare come stanno le cose.

Prima di tutto il MiM ricorda che “la Regione fa riferimento al criterio di dimensionamento che consente di assegnare in via esclusiva dirigenti scolastici e direttori dei servizi generali e amministrativi alle scuole con almeno 500 studenti (300 se situate nelle piccole isole, nei comuni montani o nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche). Si tratta di un criterio provvisorio, in deroga al normale parametro 600/400 alunni, introdotto per fare fronte alla pandemia per gli anni scolastici 2021/2022, 2022/2023, 2023/2024 e che, dopo questo periodo, non avrà più copertura finanziaria (legge del 30/12/2020 n. 178 e legge 30/12/2021 n. 234)“.

Inoltre, “nell’anno scolastico 2022/2023 la Campania presenta il numero più alto di scuole al di sotto dei parametri ordinari: 108 su 617 a livello nazionale. Stesso primato avrà la Regione nel 2023/2024, con 102 scuole su 644 a livello nazionale sotto i parametri. Quindi, la pianificazione della rete scolastica campana è stata condotta negli ultimi anni senza prestare la necessaria attenzione al contenimento del numero delle istituzioni scolastiche sottodimensionate“.

Secondo i dati ISTAT sulla popolazione 3-18 anni (elemento che la Regione sembra ignorare) – prosegue Viale Trastevere – la Campania sarà interessata da un severo calo degli alunni: nel 2024 -17.239 e nel 2025 -19.456, per un totale di 36.695 studenti in meno. Il calo, combinato con il parametro ordinario 600/400 che sarebbe tornato nuovamente operativo nel 2024/2025, avrebbe fatto avere alla Campania 832 scuole normodimensionate”.

E ancora: “rispetto a questo dato, coerentemente con quanto previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), si è intervenuti con un piano governativo applicando, prima di tutto, indici correttivi che hanno determinato il numero delle istituzioni scolastiche autonome in Campania in 839, con un incremento di 7 unità. Inoltre, si è data alla Regione la possibilità di definire la rete di istituti senza vincoli dimensionali minimi, in modo da preservare l’autonomia anche di piccole scuole che, altrimenti, sarebbero state affidate in reggenza in modo permanente“.

Infine, è importante sottolineare che non si è prevista la chiusura di alcun plesso scolastico, poiché sono stati preservati i punti di erogazione del servizio attualmente esistenti“, conclude il Ministero dell’Istruzione e del Merito nella nota di chiarimento e risposta alla Regione Campania.

Al Sud i numeri di accorpamenti più elevati

Questi tagli avranno effetto principalmente dal 2024/2025 ma si faranno sentire già a partire dal prossimo anno scolastico. La maggior parte delle fusioni (70%) si concentrerà nel Mezzogiorno, in particolare Campania, Sicilia, Calabria, Puglia, Sardegna .

La Campania sarebbe tra le regioni più colpite (146) seguita da Sicilia (109), Calabria (79), Puglia (66), Sardegna (45) e Lazio (37).

A tal proposito anche la Sicilia protesta, in particolare i presidi, che invocano l’intervento del Governo isolano per arginare la norma nazionale

Nei prossimi anni, spiegano i presidi ANP il numero dei dirigenti scolastici e dei Dsga in Sicilia calerà progressivamente, arrivando a 700 unità nel 2025, con la conseguenza di 102 istituti in meno.

Nel 2023/2024, le scuole autonome in Sicilia saranno 802, e occorrerà ridurle a 710, tagliando 92 istituti. Questo richiederà un’analisi dettagliata della mappa scolastica siciliana, con particolare attenzione alle scuole già penalizzate dal calo degli alunni.

In 15 anni, la “razionalizzazione” ha ridotto le scuole autonome siciliane da 1.186 a 802, aumentando però il numero dei plessi scolastici, anche in comuni diversi. Questo fenomeno ha generato istituti enormi e difficili da gestire, come l’Istituto Foscolo di Taormina, con 22 plessi in sette comuni e due frazioni. La preoccupazione dell’Anp è che tale processo possa creare ulteriori “scuole mostro” difficilmente gestibili.

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