Tagli agli organici: in Sicilia soppresse oltre 600 cattedre. Preoccupazioni per il sostegno e la mobilità

Con l’approvazione della legge di bilancio per il 2025, il sistema scolastico italiano si prepara a un nuovo ridimensionamento. A settembre, infatti, le scuole statali perderanno complessivamente 5.660 cattedre. Un taglio rilevante che coinvolge l’intero territorio nazionale, ma che colpisce in modo significativo la Sicilia, a cui viene chiesto il sacrificio di 603 cattedre, pari a circa l’11% del totale nazionale.
Il ridimensionamento, giustificato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito con la progressiva diminuzione della popolazione scolastica, giunge dopo due anni in cui gli organici erano stati mantenuti stabili. I sindacati auspicavano che questo calo demografico potesse essere colto come un’opportunità per migliorare il rapporto alunni-docenti e ridurre le classi sovraffollate. Tuttavia, il governo ha scelto la strada del risparmio, con effetti che si faranno sentire in modo diretto sulle scuole e sul personale.
Secondo le stime, la Sicilia registrerà nei prossimi mesi una riduzione di oltre 11.000 studenti nella fascia d’età 3-18 anni. I tagli più consistenti interesseranno il primo ciclo d’istruzione (scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado), con 519 cattedre soppresse, mentre 84 riguarderanno la scuola superiore, pari al 14% del taglio regionale.
Unica nota positiva, seppur limitata, riguarda i posti di sostegno. Dal prossimo anno scolastico, saranno stabilizzati 163 posti di sostegno in più nell’organico di diritto. Si tratta di un passo nella direzione auspicata da tempo dai sindacati, che chiedono la fine del ricorso massiccio alle cattedre in deroga. In Sicilia, infatti, su circa 30.000 posti complessivi di sostegno, oltre 16.000 sono attualmente in deroga, affidati a supplenti annuali o docenti in assegnazione provvisoria. L’incremento previsto rappresenta quindi meno dell’1% del totale e appare insufficiente a garantire continuità didattica per gli studenti con disabilità.
Le conseguenze del taglio saranno molteplici. I docenti fuori regione che speravano di rientrare in Sicilia rischiano di trovare meno posti liberi a seguito dei pensionamenti, perché parte di essi verrà assorbita dal taglio. Anche i precari che attendono una stabilizzazione tramite le Graduatorie Provinciali per le Supplenze vedranno ridursi le possibilità di assunzione. Inoltre, i concorsi legati al PNRR – che avrebbero dovuto offrire nuove opportunità di ingresso nel mondo della scuola – rischiano di essere in parte “sterilizzati”, con un numero di cattedre disponibili inferiore rispetto alle aspettative.
Infine, anche la mobilità interna tra scuole e province sarà limitata: con meno cattedre a disposizione, diventerà più difficile cambiare istituto o ottenere un trasferimento.
In breve, i tagli agli organici per il 2025 rappresentano una svolta negativa per il sistema scolastico siciliano, che si troverà a gestire una riduzione importante delle risorse umane, proprio mentre continua a crescere la domanda di stabilità e qualità dell’offerta educativa.