Surf sul tetto delle auto, l’ultima sfida social che mette a rischio la vita dei giovani. Lavenia: “Vale di più il ‘mi piace’ che l’incolumità”
In un’era dominata dalla ricerca ossessiva dell’approvazione digitale, sta emergendo una preoccupante tendenza: le sfide pericolose sui social media stanno minacciando la sicurezza dei giovani. Un recente e preoccupante trend è quello del “surf” su auto in movimento, una pratica rischiosa che ha già avuto gravi conseguenze, portando due adolescenti in ospedale nelle regioni del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia.
Un grido di aiuto in un mare di superficialità digitale
Giuseppe Lavenia, noto psicoterapeuta e presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche e Cyberbullismo, esprime una preoccupazione profonda. Secondo Lavenia, stiamo assistendo a una preoccupante distorsione delle priorità giovanili. Queste sfide rischiose non sono da interpretare semplicemente come azioni avventate, ma piuttosto come disperati segnali di allarme, lanciati in un contesto di superficialità digitale. Lavenia sottolinea la crescente distanza tra la realtà virtuale e quella fisica, evidenziando come i giovani siano sempre più disposti a mettere a rischio la propria sicurezza pur di sentirsi parte di qualcosa, anche se questo “qualcosa” è transitorio e pericoloso.
L’allarme dei ricercatori: social media e comportamenti a rischio
Studi recenti hanno messo in luce una tendenza inquietante: l’utilizzo eccessivo dei social media è strettamente legato a comportamenti pericolosi tra gli adolescenti. Ma non si tratta solo di sfide fisicamente rischiose. L’abuso dei social media è anche correlato a un aumento dell’ansia, della depressione e del senso di isolamento tra i giovani. Lavenia avverte che questi fenomeni sono il sintomo di una cultura che privilegia la visibilità pubblica a discapito della sicurezza personale, sottolineando l’impatto devastante di questi comportamenti sulla salute mentale dei giovani.
Valori distorti: priorità del numero di follower sulla sicurezza personale
In un mondo dove il numero di follower o i “mi piace” sembrano avere più valore del rispetto per la propria incolumità, è essenziale interrogarsi sui valori che stiamo trasmettendo ai giovani. È paradossale constatare che, nonostante l’era iperconnessa in cui viviamo, ci stiamo allontanando sempre più dalla connessione con la realtà tangibile e con noi stessi.