Supplenze annuali, Anief: i docenti precari non si fidano più e disertano le convocazioni
Anief – A quasi un mese dall’inizio delle lezioni sono innumerevoli le cattedre rimaste ancora scoperte: dalle scuole, infatti, giungono notizie di tempo scuola ridotto per via della mancanza di diversi insegnanti.
Una circostanza particolarmente grave perché si va a determinare nel pieno del ritorno dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid19, sicuramente da associare alla costituzione di quelle Graduatorie provinciali per le supplenze, le Gps, che dovevano essere pronte per l’inizio di settembre e che a distanza di un mese risultano ancora in alto mare. La presenza di tanti errori nell’assegnazione dei punteggi delle Gps ha infatti costretto i precari diretti interessati a produrre reclami e, laddove non considerati, pure formali ricorsi. Tutto questo, come più volte denunciato dall’Anief, ha portato l’amministrazione ad ingolfarsi di richieste di rettifiche e al rifacimento continuo delle graduatorie provinciali. Sul “piatto”, inoltre, va messa la poca convinzione dei docenti ad accettare le supplenze, in tempo di Covid19, in cambio di stipendi ridotti all’osso e garanzie di stabilizzazione praticamente azzerate. Nel frattempo, a rimetterci sono non solo i docenti, ma anche e soprattutto gli alunni, che vedono sottrarsi diverse ore settimanali d’insegnamento.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “l’errore più grande è stato quello di prevedere delle graduatorie innovative e digitali impostate con criteri di cumulo dei punteggi e di accesso ben diversi da quelli adottato negli ultimi anni. A quel punto, quando sono pervenuti agli Uffici scolastici un numero impressionante di reclami, il sistema, con 750 mila domande complessive, non ha retto. L’unica strada percorribile, lo abbiamo detto più volte, era quella di annullare la tabella di valutazione dei titoli e ripristinare la tabella delle vecchie graduatorie di istituto. Invece non è stato fatto, perdurando negli errori. Ed inducendo gli stessi candidati a non fidarsi delle proposte di nomina, peraltro in una fase di aumento dei contagi che preoccupa tantissimo chi è chiamato ad insegnare lontano da casa”.
A quattro settimane dell’avvio delle lezioni nella maggior parte degli istituti scolastici, dai territori giungono dei dati a dir poco sconfortanti.
UFFICI SCOLASTICI IN DIFFICOLTÀ
A Milano l’Ufficio scolastico provinciale, proprio a causa dell’algoritmo errato che ha determinato i punteggi delle nuove Gps, non riesce a venire a capo della situazione: rimangono da determinare, in base alle ultime stime, ancora quasi 5 mila supplenze annuali, con scadenza 30 giugno o 31 agosto 2020. Una situazione molto simile, seppure con numeri più esigui, si registra anche in altri capoluoghi di regione, in particolare a Napoli (dove qualche giorno fa le graduatorie sono state sospese per essere rifatte daccapo e il giovane sindacato continua a chiedere chiarimenti) e pure a Roma, dove la macchina organizzativa per l’assegnazione delle cattedre procede molto a rilento.
Oggi si è saputo che i sindaci di Arese, Baranzate, Bollate, Novate Milanese, Solaro e di altri comuni del circondario hanno scritto una lettera al ministro dell’Istruzione, al direttore generale dell’Ufficio scolastico Regionale e al dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale. “Dopo un’estate in cui abbiamo profuso il massimo impegno insieme alle istituzioni scolastiche per garantire una ripartenza in sicurezza per il mese di settembre – scrivono i sindaci – ci troviamo nuovamente ad affrontare un ostacolo per garantire ai nostri ragazzi di poter svolgere al meglio il proprio percorso scolastico. In molti istituti mancano infatti i docenti, gli insegnanti di sostegno e il personale Ata per garantire un normale orario delle lezioni”.
Sempre oggi il direttore dell’Ufficio scolastico regionale dell’Emilia-Romagna, Stefano Versari, ha annunciato che sono state attuate più di 108.000 convocazioni per coprire 15.000 posti per supplenti. “E’ chiaro che il meccanismo richieda un ripensamento, prima che da parte della politica, da parte della società”, ha detto Versari. “Il meccanismo di è una complessità inenarrabile”, sbotta il direttore: “15mila persone su 108.000 hanno accettato. Vuol dire c’è stata quest’anno una preoccupazione, una complessità, una ritrosia per cui hanno accettato in pochi. Circa 90.000 persone hanno rifiutato”, aggiunge Versari. “Il problema non è legato al numero di assunzioni, ma a un contesto che evidentemente ha reso le persone preoccupate di accettare la supplenza”, ha spiegato il direttore dell’Usr.
Ad Arezzo, su 400 cattedre disponibili ne sono state assegnate appena 15. I posti – scrive la stampa nazionale – erano riservati ai docenti per coprire i ruoli definiti “di sostegno”. Dietro la scelta di non presentarsi, ci sarebbero i timori legati all’emergenza sanitaria. Il provveditorato ha annunciato che presto sarà indetta un’altra convocazione.
LE RICHIESTE DEL SINDACATO ANIEF
Il sindacato – che ha scritto alla ministra dell’Istruzione per essere ricevuto al fine di confrontarsi sui tanti problemi da affrontare – reputa quanto sta accadendo frutto di scelte eccessivamente coraggiose da parte del ministero dell’Istruzione e dello stesso Governo: avere deciso di aggiornare le Graduatorie provinciali per le supplenze in piana pandemia, bypassando pure l’iter normale che avrebbe richiesto più di 60 giorni per poter approvare una modifica al regolamento e creando un complicato algoritmo in tutta fretta, con le tabelle di valutazione dei titoli mutate all’improvviso dopo essere state confermate ininterrottamente per tre lustri, è la madre degli errori che ha portato all’assegnazione di punteggi sballati e a volte impossibili da ottenere. Come il caso di un docente precario palermitano che si è ritrovare con un numero di anni di servizio maggiore della propria età anagrafica.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE
“Anief – dice il suo presidente nazionale Marcello Pacifico – aveva indicato al strada per uscirne, nel decreto agostano, chiedendo di approvare una norma, con un emendamento ad hoc, con il quale si sarebbero potuti convertire dopo 36 mesi a tempo indeterminato i contratti a tempo determinato sui posti vacanti e disponibili, scampando pure, in questo modo, ad una condanna da parte della Commissione europea nella procedura di infrazione o del Consiglio d’Europa sollecitato proprio dal giovane sindacato Anief attraverso dei reclami collettivi intentati contro lo Stato italiano che continua a fare di tutto per non osteggiare l’abuso di precariato e a non avviare il doppio canale di immissioni in ruolo sempre in vigore ma da tempo non più utilizzato per le stabilizzazioni. Nemmeno con l’urgenza determinata dal Covid19, dal flop della call veloce, dell’alta percentuale di immissioni in ruolo mancate e dal record di supplenze annuali”, conclude Pacifico.