Supplenze, Anief: quasi 11mila da messa a disposizione. Riaprire le GaE
Comunicato ANIEF – Sotto accusa il blocco del doppio canale di reclutamento e dei corsi abilitanti che lascia migliaia di insegnanti abilitati fuori dalle graduatorie ad esaurimento e altrettanti precari storici sempre come supplenti. Anief chiede un intervento urgente per evitare il boom di ricorsi risarcitori in tribunale.
Più di 150 mila contratti sono dati in supplenza, molto spesso a docenti non abilitati, ma anche a neo-laureati perché nelle graduatorie ad esaurimento, da cui si assume per il 50% dei posti in ruolo e si affidano in prima istanza le supplenze dagli ex provveditorati, non è più consentito l’inserimento dal 2012 al personale abilitato nonostante siano migliaia i docenti abilitati dallo Stato, e perché prendere una supplenza dalle graduatorie d’istituto, che non sono provinciali, diventa sempre più un terno al lotto quando con le semplici dichiarazioni di messa a disposizione si può presentare domanda in ogni scuola italiana e non nel numero imposto dal Ministero.
Le scuole pubbliche italiane hanno estremo bisogno di insegnanti, per via dei tanti posti vuoti. Il Ministero dell’Istruzione però non vuole affrontare il problema, inserendo nelle graduatorie provinciali i tanti docenti già abilitati e organizzando corsi abilitanti per quelli che da più di tre anni insegnano nelle nostre scuole. I presidi sono costretti a ricorrere alle domande di messe a disposizioni pervenute ai singoli istituti come ha riportato il quotidiano La Repubblica denunciando le quasi 11 mila supplenze, alcune annuali, che nell’anno in corso sono state assegnate a “supplenti fai da te” che “non risultano iscritti in nessuna graduatoria ufficiale, né in quelle provinciali ad esaurimento né in quelle d’istituto”.
L’anno prossimo il fenomeno diventerà ancora più marcato. Marcello Pacifico (Anief): Quota 100 e l’abolizione degli ambiti territoriali andranno a incidere sul già consistente numero di posti vacanti e disponibili. E al ricorso ai supplenti inesperti, anche perché gli abilitati sono concentrati su pochi istituti, perché costretti a sceglierne non più di 20. Bussetti prenda coscienza della gravità della situazione: riapra le GaE per tutti i docenti abilitati, organizzi nuovi corsi abilitanti e rivitalizzi quel doppio canale di reclutamento che ha cercato di tutelare i precari nel continuo abuso dei contratti a termine.
In Italia ci sono sempre più aspiranti docenti che lavorano “in molti casi fino al 30 giugno, grazie al loro spirito di intraprendenza. Anche con la sola laurea”, dopo avere presentato al dirigente scolastico una semplice “messa a disposizione”: è una condizione inusuale, che porta “la scuola italiana indietro di 70 anni”. Si sta in pratica vivendo “la medesima situazione che si verificava nell’immediato dopoguerra, quando bastava una semplice laurea o un diploma per essere assunto ad personam dal capo d’istituto che spesso non sapeva, per carenza di insegnanti, a chi fare svolgere le lezioni quotidiane. E senza nessun concorso”.
SEMPRE PEGGIO
“Alla politica di smantellamento delle liste dei precari storici – scrive La Repubblica – sono state affiancate dal 2008, con la riforma Gelmini, almeno altre tre nuove riforme del reclutamento che però sono andate a rilento e sono state modificate a ogni cambio di governo. Col risultato che la scorsa estate un terzo circa delle 57mila cattedre messe a disposizione dal Miur per le annuali immissioni in ruolo sono andate deserte per mancanza di aspiranti iscritti nelle Gae e nelle graduatorie degli ultimi concorsi a cattedra. Un paradosso per un paese con un tasso di disoccupazione giovanile alle stelle. Così, agevolati da una serie di siti che favoriscono l’incontro della domanda e della offerta, molti semplici laureati o inseriti nelle graduatoria di altre province si sono proposti ai singoli presidi e sono stati assunti”.
I supplenti in servizio nelle scuole italiane hanno raggiunto nel 2018/19 la stratosferica cifra di 164mila unità: quasi uno ogni cinque docenti in cattedra. E l’anno prossimo andrà peggio, visto che la situazione è stata in questo ultimo periodo “aggravata ulteriormente dalle uscite con quota 100 che ha portato a 68mila le cattedre vacanti del prossimo anno scolastico”. Ma anche “perché i concorsi straordinari lanciati dal governo attuale e i percorsi immaginati dalla Buona scuola procedono a rilento per le difficoltà che stanno incontrando gli Uffici scolastici regionali nel comporre le commissioni giudicatrici”.
MARCELLO PACIFICO: EVITIAMO IL PEGGIO
“Sono anni che continuiamo a ripetere che occorre riaprire le GaE – ricorda Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – e ripristinare un vero doppio canale di reclutamento: ora la situazione è esplosa, tuttavia attuando una procedura normativa d’urgenza che apra le graduatorie ad esaurimento ai precari abilitati e permetta lo scorrimento nei ruoli per il 50 per cento da quelle graduatorie, si potrebbe evitare il peggio in vista del prossimo anno. A rendere più complicata la situazione saranno le esclusioni progressive dalle GaE delle maestre con diploma magistrale, dopo che i tribunali avranno adottato le indicazioni confermate dall’assurda decisione presa in adunanza plenaria dal Consiglio di Stato che stavolta si è superata, mettendo pure in dubbio la liceità dell’abilitazione connessa al titolo conseguito prima del 2002”.
“A incrementare i ‘buchi’ – continua Pacifico – sarà anche l’abolizione degli ambiti territoriali, prevista dal governo, che andrà ad incidere sul già consistente numero di posti vacanti e disponibili. Così, i dirigenti scolastici avranno sempre più esigenza di ricorrere a supplenti inesperti, anche perché gli abilitati sono concentrati su pochi istituti perché costretti a sceglierne non più di 20. Cogliamo l’occasione per invitare il Ministro dell’Istruzione a prendere coscienza della gravità della situazione e ad adoperarsi con immediatezza sulle GaE, replicando quello che è stato già fatto nel 2008 e nel 2012, puntando tutto sul doppio canale, visto che i concorsi sono lontani dal concludersi, e organizzando dei corsi abilitanti per il personale di ruolo presso gli uffici scolastici territoriali, in modo da permettere i passaggi di ruolo secondo le quote annualmente previste nell’ultimo contratto sulla mobilità”.
Bisogna consentire anche ai tanti precari con 36 mesi di servizio di conseguire l’abilitazione o di essere assunti direttamente dalle stesse graduatorie d’istituto da trasformare in provinciali.