Suicidi docenti: 110 negli ultimi 11 anni. Indagine dott. Lodolo D’Oria: “Categoria più esposta al rischio”

Studi condotti in Francia e nel Regno Unito nel 2005, 2009 e 2012 hanno evidenziato come la categoria professionale più esposta al rischio suicidario sia quella degli insegnanti. Il dato contrasta con gli stereotipi diffusi nell’opinione pubblica, secondo cui il mestiere del docente sarebbe caratterizzato da orari ridotti e lunghi periodi di ferie.
Sono i risultati che emergono da un’indagine condotta dal dottor Vittorio Lodolo D’Oria, medico specialista che da 33 anni si occupa di malattie professionali degli insegnanti, pubblicata su Lab Parlamento.
La letteratura scientifica mostra come il problema della sofferenza psicologica tra gli insegnanti sia una questione universale, indipendente dal livello scolastico in cui si opera – infanzia, primaria o secondaria – e dal sistema educativo di riferimento. Nonostante la gravità del fenomeno, il tema non suscita particolari reazioni né tra le istituzioni né all’interno della categoria professionale.
L’assenza di dati ufficiali in Italia
In Italia, non sono disponibili dati nazionali sui suicidi suddivisi per professione. Tuttavia, è possibile raccogliere informazioni attraverso le notizie di cronaca pubblicate dai quotidiani locali e nazionali. Secondo l’Istat, i dati ufficiali relativi ai suicidi risultano spesso sottostimati, poiché molte famiglie preferiscono non rendere pubblico l’accaduto.
Le differenze di genere
La letteratura scientifica internazionale, in particolare statunitense, evidenzia che gli uomini si suicidano quattro volte più delle donne, mentre le donne tentano il suicidio con una frequenza quattro volte superiore rispetto agli uomini. Questo elemento è particolarmente significativo se applicato al contesto italiano, dove l’83% del personale docente è costituito da donne.
Il metodo di ricerca adottato
La ricerca ha escluso il conteggio dei tentati suicidi, poiché raramente vengono considerati notiziabili dalla stampa. Per analizzare il fenomeno in Italia nel periodo 2014-2024, si è proceduto con una ricerca web utilizzando parole chiave specifiche:
- suicidio;
- insegnante;
- anno di riferimento.
Per ogni caso individuato, sono stati raccolti dati riguardanti:
- l’area geografica di residenza (Nord, Centro, Sud e Isole);
- il genere della persona coinvolta;
- l’età;
- la condizione lavorativa (in attività o in quiescenza);
- il livello di insegnamento (infanzia, primaria, secondaria di I o II grado).
Risultati dell’indagine
Nel 2024 si sono registrati 10 suicidi tra gli insegnanti, un dato che conferma la tendenza stabile osservata negli ultimi dieci anni. Complessivamente, nel periodo 2014-2024, si sono verificati 110 suicidi, con una media costante di 10 casi all’anno. Questa frequenza corrisponde a circa un suicidio al mese, escludendo i mesi estivi di luglio e agosto.
All’interno del periodo analizzato, il 2017 ha rappresentato un’eccezione, con un numero di suicidi superiore alla media. In quell’anno, si è registrato circa un quarto del totale degli eventi del decennio. Tuttavia, non emergono spiegazioni chiare e documentate sulle cause di questa impennata. Negli altri anni, il numero di casi è variato tra 5 e 11 all’anno.
La ripartizione geografica degli eventi vede in prima posizione il Sud e Isole (64), seguita dal Nord (24) e, in terza battuta, dal Centro (22).
Suddivisione in base al genere: 45 uomini e 65 donne nonostante le seconde costituiscano l’83% del totale corpo docente. L’età media dei casi osservati è di 51 anni, ma questa scende sensibilmente (48 anni) se viene calcolata tra i soli docenti ancora in attività.
Livello d’insegnamento. I casi di suicidio si dividono con la seguente frequenza: 14 Infanzia; 31 Primaria; 27 Secondaria I grado; 38 Secondaria II grado.
“Seppure questa ricerca attesti una verità sconvolgente (poiché scalza, fino a ribaltarli, falsi stereotipi ben radicati nell’opinione pubblica) e al contempo preoccupante, non possiamo affermare con certezza che i motivi dei gesti estremi siano da attribuire a una causa professionale piuttosto che a un’altra dimensione come l’anamnesi familiare positiva per disturbi psichiatrici oppure a eventi maggiori come lutti, separazioni, malattie (life event). Dovremmo infatti disporre di molti più dati, rispetto a quei pochi in nostro possesso e, soprattutto, di studi di confronto e controllo con altre categorie professionali appartenenti, preferibilmente, alle helping profession” afferma Vittorio Lodolo D’Oria.
Interventi proposti
Gli interventi proposti dal dottor Lodolo D’Oria, a tutela della salute professionale degli insegnanti, già sottoposti al ministro del MIM nel 2024.
I. Ricerca nazionale attraverso uno studio epidemiologico retrospettivo (ventennale) sulla base dei dati delle visite di inidoneità/inabilità nei Collegi Medici di Verifica (CMV). I suddetti dati sono in possesso dell’Ufficio III del Ministero Economia e Finanze (MEF) cui andranno richiesti. L’obiettivo è anche quello di abbattere gli stereotipi dell’Opinione Pubblica sulla categoria attraverso la diffusione annuale delle statistiche rilevate sulla salute professionale.
II. Formazione docenti e DS, sui rischi professionali per la salute, sulla prevenzione (in modo da favorire anche l’uniformità dei DVR tra le scuole), sugli strumenti a tutela dei docenti (es. ricorso all’accertamento medico in CMV).
III. Formazione dirigenti scolastici: oltre alla formazione rivolta ai docenti, i DS saranno appositamente formati circa le loro incombenze medico-legali con particolare riguardo all’accertamento medico d’ufficio, la stesura della relazione ex art.15 DPR 461/01 e il ricorso alla sospensione cautelare ex art.6 DPR 171/11.
IV. Creazione di uno “Sportello medico-legale” di supporto (USR o MIM) ai DS per affrontare le tante incombenze medico-legali.
V. Restituire ai DS la piena responsabilità nella tutela dell’utenza evitando il problematico ingresso/interferenza della Autorità Giudiziaria nella scuola (nido, infanzia, primaria) nei casi di Presunti Maltrattamenti a Scuola (30; 31).
VI. Rivisitazione politiche previdenziali in base a condizione di salute professionale docenti.