Studenti esasperati dalle aspettative. I professori sono consapevoli di questo disagio? La riflessione di Pellas su La Stampa

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La pressione accademica, le aspettative sociali e la paura del fallimento possono spingere gli studenti universitari a estremi impensabili. Ma quanto sono consapevoli le istituzioni educative di questo fardello?

Secondo la giornalista e scrittrice, Francesca Pellas, ogni anno ci sono innumerevoli studenti che si trovano sull’orlo della laurea solo per scoprire che non era vero, che avevano mentito. Il motivo? L’ansia di non deludere, il timore di apparire diversi, la vergogna e la solitudine. In un caso estremo, un giovane vicino a Padova si è scontrato mortalmente con un albero la sera prima della sua discussione di tesi. Una reazione drammatica alla pressione insostenibile.

Molti studenti, sprofondati in questa spirale di menzogne, fanno di tutto pur di nascondere la loro sofferenza. Frequentando forum di psicologia, emerge il ritratto di studenti intrappolati in queste aspettative. Alcuni sono quasi laureati ma paralizzati dall’ansia, mentre altri come Livio, raccontato nel romanzo “Il laureando” di Maurizio Amendola, hanno dato solo pochi esami, e il resto è una falsa rappresentazione.

Questo libro di Amendola offre una visione della realtà degli studenti come Livio Maiorano, un ragazzo calabrese iscritto all’università di Pisa. Come molti, Livio è schiacciato tra le aspettative familiari e la realtà della sua vita accademica.

Ma come sono arrivati a questo punto? La transizione dal liceo all’università è notoriamente difficile, lanciando gli studenti in un ambiente caotico e richiedendo l’adozione di nuovi metodi di studio. Questa pressione, unita alla solitudine e alla possibile depressione, può essere schiacciante.

E le università sono consapevoli di questa pressione? Sebbene le istituzioni abbiano poco cambiato nel corso degli anni, si potrebbe argomentare che sono disconnesse dalla realtà degli studenti. Il vero problema, come suggerito da un professionista in un forum, potrebbe risiedere nel “narcisismo” delle università, focalizzate sul mantenere una certa immagine piuttosto che sul benessere degli studenti.

Essenziale, dunque, riconoscere il peso che gli studenti portano con sé e trovare soluzioni affinché l’istruzione superiore non diventi una performance, ma un viaggio di crescita e apprendimento.

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