Studenti e insegnanti uniti nella protesta

Di Lalla
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red – La Rete della Conoscenza ci comunica che nella mattinata di oggi è ripresa la tre giorni di proteste e mobilitazioni (24, 25, 26 ottobre) per rilanciare il Manifesto per la Liberazione dei Saperi. Anche molti Collegi dei Docenti, soprattutto della capitale, sono in agitazione.

red – La Rete della Conoscenza ci comunica che nella mattinata di oggi è ripresa la tre giorni di proteste e mobilitazioni (24, 25, 26 ottobre) per rilanciare il Manifesto per la Liberazione dei Saperi. Anche molti Collegi dei Docenti, soprattutto della capitale, sono in agitazione.

Queste le scuole in mobilitazione

NAPOLI Villari, Fermi, Palizzi Boccioni, Pascal (Pompei), Alfonso Maria De Liguori (Acerra), Giuliani (Casal Nuovo), SALERNO, Regina Margherita, Focaccia, Leonardo Da Vinci, Sabatini, Tasso, Da Procida, Alfano, BARI Scacchi, Fermi, Salvemini, FOGGIA, Masi, Volta, Marconi, LECCE corteo a Nardò, liceo di Gallipoli, SICILIA Umberto (Catania), Boggio Lera (Catania), Empedocle (Agrigento), Einaudi (Siracusa), Liceo Scientifico di Patti (ME), SARDEGNA F.lli Costa Azara (Sorgono), CALABRIA Mattei di Castrovillari (CS)

Le mobilitazioni interessano in questi giorni anche i Collegi dei Docenti. Vi riportiamo alcuni dei documenti approvati.

I docenti dell’IPSEOA ” V.Titone” di Castelvetrano proclamano lo stato di agitazione per la grave situazione creatasi nella scuola italiana per effetto dei provvedimenti approvati dal consiglio dei ministri, il 09/10/2012, che mortificano il lavoro e la dignità del personale della scuola. L’art. 3 della legge di stabilità 2013 non solo interviene sull’orario di lavoro, ma anche sui diritti essenziali sanciti dal CCNL (già scaduto dal 2009) a fronte di una altrettanto mortificante concessione di giorni di ferie. Si precisa che tale comportamento non venne applicato neanche dai sistemi totalitari i quali preservavano, almeno, le apparenze, con una fittizia contrattazione tra le parti. Si ricorda che la scuola è stata penalizzata con la scure dei tagli già dalla riforma Gelmini, che ha ridotto il monte ore scuola in nome di una logica pseudo-manageriale che trasferiva la formazione degli alunni alle aziende che, di per sé, non sono agenzie educative.

L’aumento delle ore di servizio (da 18 a 24 nelle istituzioni secondarie di primo e secondo grado) non incrementa l’offerta formativa scolastica, ma depaupera la dimensione scolastica, svilendola a pura presenza in classe, in quanto, tali ore non verranno utilizzate per incrementare le ore di lezione in ogni singola classe ma per attribuire un maggiore numero di classi a ogni singolo docente, senza tener conto delle esigenze relazionali dei discenti.

Bisogna ricordare che il tanto vantato adeguamento agli standard europei non corrisponde al vero, perché i docenti italiani, di ogni ordine e grado, hanno un carico settimanale di ore di lezione superiore alla media europea, l’unica differenza sta nello stipendio, infatti, nel concreto,un docente francese percepisce un compenso di 2500 euro per 15 ore di lezione frontale, mentre a quello italiano, a fronte di 18 ore settimanali, viene corrisposto uno stipendio di circa 1300 euro. Senza contare che il lavoro di preparazione, correzione, redazione di documenti programmatici e di attività funzionali, non viene in alcun modo considerato perché ritenuto facente parte della funzione docente. In barba ai principi della Costituzione si chiede al docente di aumentare il proprio orario di lavoro senza il dovuto incremento del compenso, creando, di fatto, una palese discriminazione tra lavoratori pubblici e privati. I nostri legislatori nel tentativo di sanare il bilancio statale, ritengono opportuno vessare le medesime categorie di lavoratori, già penalizzate nei decenni passati, senza sentire il dovere costituzionale di ascoltare la voce della scuola, favorendo il confronto, tipico delle istituzioni civili. Ancora una volta la scuola è chiamata a pagare la crisi: circa 30 mila posti di lavoro (dopo le 87.000 cattedre soppresse per effetto della riforma Gelmini) andranno persi.

I docenti che sopravviveranno, svolgeranno le proprie mansioni privi di un contratto di lavoro, privi dell’indennità di vacanza contrattuale, privi della possibilità di vedere riconosciuta l’anzianità di servizio, privi della certezza di andare in pensione ad un’età fissata in maniera definitiva, sempre in nome dei sacrifici imposti dalla crisi. Di contro, viene rifinanziata l’istruzione privata, (223 milioni di euro) non si pone mano alla riforma degli organi di governo che vada nella direzione di un effettivo risparmio delle risorse pubbliche e ingenti somme vengono ancora impiegate nel sostegno alle banche e nel potenziamento di armamenti bellici.

Forse ci si prepara ad una guerra? Certamente sì, di assalto alla dignità dei cittadini italiani si tratta, perché è un massacro della scuola e dei suoi operatori che la nostra comunità democratica e repubblicana non deve permettersi!

Forse la cultura è un problema e non una risorsa e le spese per l’istruzione sono un peso per il Paese? E’ questa la scuola del merito? E’ questa la scuola che condivide lo slogan europeo dei fondi strutturali “Con l’Europa investiamo sul vostro futuro”? Quale futuro per i giovani?

Certamente non per i giovani docenti inseriti in graduatorie ad esaurimento e che, con il loro entusiasmo e professionalità, hanno contribuito alla crescita della scuola italiana; e neanche per i giovani aspiranti docenti che vengono allettati da una prospettiva irrealizzabile di un posto di lavoro a seguito di corsi e concorsi ordinari da poco banditi. E’ una guerra, sì! Quella che i docenti italiani intendono muovere ad un provvedimento che disprezza il lavoro di tipo intellettuale, che mortifica la professionalità di cittadini che hanno maturato il ruolo di docenti dopo anni di impegno, studio e sacrificio (anche economico), che incide sulla passione che gli insegnanti mettono in atto nello svolgimento del proprio lavoro.

Prima di intraprendere azioni di questo genere invitiamo i nostri rappresentanti politici a venire nelle scuole, a visitare la aule trasformate in classi pollaio con anche 37 alunni, a seguire la giornata tipo di un docente tra lezione frontale, attività laboratoriali, studio e selezione del materiale didattico in preparazione delle lezioni, correzione delle prove scritte di verifica, preparazione delle lezioni da effettuare con supporti informatici (vedi LIM), e solo dopo tutto questo dovranno sostenere che le 18 ore di lezione sono “ orario di impiego” da fannulloni!

Noi invece teniamo alla definizione del nostro lavoro come “ servizio” e non “ impiego”, perché di servizio agli alunni si tratta e non di un generico impiego intellettuale. La società italiana del futuro sarà lo specchio dell’azione di docenti sfiduciati e bistrattati da un governo sordo alle esigenze dei cittadini.

E non accetteremo la facile “captatio benevolentiae” a fini elettorali, ma chiediamo che sia rispettata la nostra categoria professionale e che sia difeso il valore della scuola pubblica. Se non siamo considerati cittadini, ma solo merce, e se la nostra voce non sarà ascoltata, non capiamo perché dovremmo recarci alle urne per esercitare il nostro diritto-dovere al voto.

Quindi, pensate bene prima di approvare e stabilire provvedimenti che non valorizzano il confronto fra le parti. Noi non ci sottrarremo al confronto, con la speranza di non ricevere in futuro altri attacchi in nome della crisi, a favore di misure governative volte solo a fare subito cassa.

I Docenti della S. S. di I Grado "R. Rossellini" dell’I. C. Formello – Formello (Roma)

SOLUZIONI: per l’ultimo punto, considerino, Lei e i Suoi colleghi, quanti gesti di generosità sono stati chiesti in questa legislatura ai cittadini italiani che gradirebbero, a loro volta, un gesto di generosità; e considerino, anche, Lei e i Suoi colleghi, come in futuro tanti "concorsari", dipendenti pubblici e privati, piccoli imprenditori, artigiani, gente che studia e che lavora, non sa come né di che cosa camperà.

Pertanto, in merito al reperimento di fondi, noi Docenti, cittadini italiani, cui tanta generosità è stata chiesta e ci viene chiesta e che ne gradiremmo altrettanta di ritorno, ci saremmo aspettati che Lei e i Suoi gentili colleghi si fossero drasticamente ridotti stipendi e benefit e che soprattutto, a cominciare dal capo del Governo, Professor Monti, avessero fatto un atto di generosità rinunciando alle pensioni che saranno percepite alla fine del Loro mandato e che si sommeranno ad altre che, giustamente, godranno alla fine delle Loro carriere.

Infine, in merito al miglioramento della didattica, Ministro, non sono i libri elettronici o i tablet che permetteranno un’evoluzione positiva, dia retta a chi ha esperienza! Dunque, ci permetta di suggerirLe alcune possibili soluzioni:

1. Per tutti i Docenti l’orario lavorativo sia dalle 8 alle 14, dal lunedì al venerdì e con retribuzione adeguata al nuovo orario. Invero, il CCNL non prevede l’obbligo , per i Docenti, di timbrare il cartellino ma necessità fa virtu’ e in base alla flessibilità didattica siamo certi che i DD. SS. sapranno organizzare al meglio le forze dispiegate nella mattinata.
2. Effettuare un’indagine rigorosa e capillare per individuare i diplomifici, anche all’interno della istruzione statale, e agire di conseguenza.
3. Effettuare un esame rigoroso e attento dei cosiddetti "progetti" sia all’interno dei singoli istituti sia a livello nazionale (si informi circa il PQM: a nostro parere, è stato uno sperpero vergognoso di fondi strutturali europei che potevano tornare utili, almeno in parte, per l’edilizia scolastica).
4. Reintrodurre i Programmi Ministeriali (quelli del ’79, per intenderci) e abolire le famose Indicazioni del Curricolo che stanno sfornando una generazione di ignoranti e che sono il pretesto migliore, per chi non ha voglia di lavorare, di continuare a non fare nulla (e così si ritorna ai progetti, che spesso sono studiati per evitare" lavori pesanti").
5. Abolire l’INVALSI sia come ente (eccessivamente dispendioso, come si evince dal sito alla voce "Trasparenza") sia come modello lavorativo per ritornare a privilegiare la didattica in quanto tale e non finalizzata ad un test che viene percepito come punitivo da alunni, Docenti e istituti scolastici.

Stato di agitazione ITCG M.Buonarroti Frascati

Si comunica lo stato di agitazione e le dimissioni di massa ( quasi 60 su 80 docenti)dalle attività aggiuntive-retribuite dell’ITCG M.Buonarroti di Frascati (protesta del 17 Ottobre 2012)

MOZIONE approvata dal COLLEGIO DOCENTI del Liceo “G. Caetani” Roma il 23/10/2012

Il Collegio Docenti del Liceo “G. Caetani” esprime grave preoccupazione, indignazione e profondo dissenso nei confronti delle scelte politiche del Ministro Profumo e più in generale del Governo fortemente punitive verso la
scuola pubblica, caratterizzate da tagli di risorse e personale, attuati in forme diverse e non sempre trasparenti nonché da una martellante svalutazione della professionalità e della libertà di insegnamento.

Il Collegio Docenti del Liceo “G. Caetani”esprime netta contrarietà ai seguenti provvedimenti all’ordine del giorno dell’agenda politica:

– ddl 953 ex Aprea, il progetto di riforma degli organi collegiali che restringe gli spazi di democrazia, aprendo la strada all’autonomia statutaria di ogni singola scuola, la conseguente messa in discussione di un sistema nazionale pubblico dell’istruzione e la pericolosa accelerazione sul ruolo dei soggetti privati che avranno la possibilità di entrare a far parte degli organi collegiali e in ragione del loro finanziamento esterno influenzare pesantemente il Piano dell’Offerta Formativa.

– il Decreto Stabilità che aumenta l’orario di lavoro settimanale da 18 a 24 ore, con 6 ore in più non retribuite in cambio della possibilità di usufruire di 15 giorni in più di ferie da maturare nel periodo estivo: un vero e proprio scippo alle prerogative del CCNL 2006/09, un provvedimento che avrà forti incidenze negative sulla didattica e l’apprendimento e che chiuderà, al pari del concorso a cattedre appena bandito dal Ministero, la porta all’insegnamento a circa 30.000 precari inseriti nelle graduatorie;

Inoltre, dopo la rottura del tavolo tra Miur e Organizzazioni Sindacali lo scorso 11 ottobre sul pagamento degli scatti di anzianità per l’anno scolastico 2011/12, il Collegio Docenti del Liceo “G. Caetani”chiede con
forza al Ministero di stanziare subito tutte le risorse utili alla copertura totale degli scatti senza ulteriori decurtazioni dal bilancio della scuola pubblica, anche e soprattutto alla luce degli ultimi stanziamenti ad hoc per il comparto della scuola privata.

Infine il Collegio Docenti del Liceo “G. Caetani” ricorda che tali proposte vengono ad insistere su una scuola già stremata dai tagli della finanziaria Tremonti e dagli effetti deleteri della riforma Gelmini che ci ha di fatto
portato a svolgere il nostro lavoro in classi iperaffollate e di difficile gestione.

A tal riguardo il Collegio Docenti del Liceo “G. Caetani” si riserva ogni forma di contrasto e resistenza a tali scelte politiche e provvedimenti, anche in collaborazione con le altre componenti (ATA, studenti, genitori) e con altre scuole del territorio.

Per salguardare la conoscenza quale bene comune e per restituire dignità al lavoro dopo anni di tagli e assenza di progetto educativo complessivo.

Dopo ampia discussione il Collegio Docenti del Liceo “G. Caetani” approva ad ampia maggioranza, compreso il voto di appoggio del Dirigente Scolastico, i contenuti della suddetta mozione e decide di adottare le seguenti forme di protesta:

– congelamento del POF e di tutte le sue attivita’;

– settimana di didattica alternativa fino al 27/10/2012 con sensibilizzazione degli studenti sulla protesta in atto;

– presidio permanente in sala docenti con punto web di informazione;

– utilizzo del sito web come strumento di informazione prioritario sulla protesta in atto;

– trasformazione del ricevimento genitori mattutino in momento informativo sulla protesta in atto;

– possibilita’ di iniziative congiunte docenti, studenti, genitori, personale Ata;

– convocazione riunione straordinaria docenti il 26/10/2012 alle 14.30.

Approvato a maggioranza
Favorevoli 80 + Dirigente Scolastico
Contrari 1

I Docenti dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Antonio Cederna” (ex-Via Novelli) di Velletri (Roma), riuniti in Assemblea straordinaria in data odierna,

in merito agli ennesimi tagli proposti dal Governo dalla cosiddetta legge di stabilità, che vanno ad aggiungersi a quelli già effettuati dalle precedenti leggi finanziarie;
in merito alla proposta di Legge Aprea già in esame al Parlamento, che tende a ridurre drasticamente la partecipazione democratica nella scuola, tentandone la privatizzazione;
in merito al fatto che senza alcuna concertazione con le parti sociali e con i rappresentanti di categoria, violando le norme contrattuali (C.C.N.L. 2009), sia stato proposto un aumento delle ore di insegnamento frontale (da 18 a 24 ore senza alcun aumento di stipendio) che toglie ulteriori speranze di lavoro a migliaia di precari e che tradisce così il “patto di fiducia” Stato-Cittadino-Lavoratore;
in merito ai continui tagli lineari su istruzione, ricerca e politiche giovanili che, oltre a mortificare docenti e ricercatori, non mostrano capacità di “visione” (VISION) per il futuro e di “missione” (MISSION) istituzionale e non lasciano prospettive né progettualità ai nostri giovani;
in merito alle modalità di reclutamento del personale docente previste dal nuovo Concorso Nazionale, che non rispetta la reale situazione dei precari e dei precedenti vincitori di concorso a cattedre ancora pendenti nelle graduatorie;

DICHIARANO

uno “stato di agitazione” che si concretizza attraverso le seguenti iniziative:

a. Blocco delle attività progettuali
b. Previsione di blocco di tutte le attività non previste dal Contratto C.N.L.
c. Confronti a livello locale e nazionale tra docenti, studenti e genitori e convocazione di un’Assemblea cittadina per i docenti, studenti e genitori
d. Momenti di protesta e disobbedienza civile
e. Interpellanze istituzionali

I docenti dell’I.I.S. “Antonio Cederna” consapevoli di creare difficoltà all’interno dell’istituzione scolastica ritengono però che sia giunto il momento di esprimere il loro totale dissenso circa le attuali politiche governative che pregiudicano sempre più l’offerta formativa italiana.

1) La situazione economica della scuola pubblica e della ricerca è già stata decisamente provata e risulta non adeguata ad una vera innovazione di strutture, processi e programmi e talvolta anche al funzionamento ordinario. La continua manipolazione e mistificazione dei dati europei ha il solo scopo di effettuare tagli lineari senza i veri investimenti che gli altri Paesi europei fanno per le future generazioni di cittadini e lavoratori..
2) Nonostante l’immagine negativa del sistema d’Istruzione italiano, esso rappresenta uno dei pochi “veri” spazi di libertà di pensiero e di democrazia presenti in Italia. Dobbiamo difenderlo. Tutti: laici, cattolici, credenti di tutte le confessioni! La legge Aprea vanifica il frutto di anni di sacrifici e di lotte che hanno portato alla creazione degli Organi Collegiali con la conseguente maggiore partecipazione di docenti, genitori e studenti alla gestione della cosa pubblica: Bene Comune.
3) L’orario di lavoro dei docenti è ben superiore alle 18 ore che costituiscono solo l’insegnamento frontale, mentre molte di più sono le ore dedicate ad altre fasi dell’insegnamento. Inoltre tante altre attività si avvalgono e si basano su buona volontà, sacrificio e spirito di adattamento dei docenti. (Si ricorda che la media europea è 16,3 ore settimanali)
4) La politica di soli tagli non permette di adeguare la nostra scuola agli standard europei e annulla tutte le prospettive dei nostri giovani. E questo, valido per la scuola, lo è in realtà in tutti i campi (vedi aumento tasse, riduzione detrazioni, IMU, carenza di politiche di sostegno alla famiglia e alle disabilità, ecc.).
Innovare si può e si deve, conservando però democrazia, partecipazione, libertà e dignità.

Le scuole di Roma centro della protesta contro le 24 ore

 

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