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Studenti con plus dotazione cognitiva: chi sono, gli approcci metodologici, sviluppo emotivo e sociale. Ne parliamo con Lara Milan [INTERVISTA]

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L’attenzione verso gli alunni e le loro caratteristiche di apprendimento ha portato anche in Italia ad affrontare la questione relativa alla plusdotazione cognitiva inserendola tra i Bisogni Educativi Speciali. Ma chi sono i ragazzi gifted e quali sono le loro caratteristiche? Per capirlo meglio ne abbiamo parlato con la Dottoressa Lara Milan, fondatrice di SEM Italy, dottore di ricerca in psicologia, neuroscienze e statistica medica, specialist in gifted and talented education, che ha curato per Erickson il libro “Lo sviluppo del talento e dell’alto potenziale”.

Dottoressa Milan, anche in Italia da qualche anno si inizia a parlare di plusdotazione cognitiva. Ci aiuta a capire quali sono le caratteristiche dei ragazzi con alto potenziale cognitivo e perché parliamo di ragazzi gifted, twice exceptional e gifted underachiever?

La panoramica di queste tematiche è molto ampia. Gli studenti gifted, gli studenti plusdotati, sono studenti che hanno una dotazione cognitiva al di sopra della media, ma sarebbe riduttivo definirli così perché hanno un insieme molto variegato di caratteristiche che impedisce di delineare lo studente gifted in pochi aggettivi. In realtà la visione psicometrica dell’intelligenza, la quale reputa che gli studenti gifted rappresenti il 2% della popolazione, è una visione superata nel contesto internazionale in quanto da molti anni ormai si tende a parlare piuttosto di valorizzazione della neurodiversità, aderendo ad un movimento che rappresenta una visione più allargata della giftedness che ci porta a considerare le potenzialità manifeste o inespresse di tutti gli studenti. Ciò non toglie che, in Italia in particolar modo, i bisogni educativi speciali degli studenti gifted non siano stati sufficientemente attenzionati. Sono Bisogni educativi speciali che sono stati solo recentemente, in parte, riconosciuti dal MIUR, ma in una nota che afferisce al mondo dei DSA, in quanto la nota 562 del 3 aprile 2019 prevede l’eventuale predisposizione di un PDP per plusdotati qualora si manifestino gravi disagi. La nota, se pur tardiva, fa una piccola ammissione per lo meno dell’esistenza degli studenti plusdotati, ma sicuramente c’è un vuoto normativo che dovrebbe essere colmato affinché anche i docenti abbiano gli strumenti operativi per comprendere come meglio supportare e valorizzare i doni e i talenti di questi studenti, così come di tutti gli altri studenti in un’ottica che noi speriamo possa essere inclusiva.

Esistono diversi approcci pedagogici nella gifted and talented education, in particolare si parla accelerazione, arricchimento e differenziazione. Ci spiega in cosa differiscono?

Nella storia della gifted and talented education queste sono le tre principali scuole di pensiero che si sono delineate negli ultimi 50 anni. Inizialmente si riteneva che l’accelerazione fosse la risposta univoca da dare specialmente agli studenti gifted e highly gifted, quindi con un altissimo potenziale cognitivo, in quanto si riteneva che il loro ritmo di apprendimento fosse così veloce rispetto al gruppo classe che diverse forme di accelerazione fossero la soluzione ottimale per rispondere ai loro bisogni educativi speciali. In realtà questa strategia ha sicuramente delle ottime ricadute, ma non può essere considerata l’unica soluzione anche perché alcuni docenti sostengono che un’accelerazione, una progressione ad un ritmo più alto rispetto ai coetanei, potrebbe anche comportare dei problemi socio-relazionali, in quanto il bambino viene fatto progredire in ordine e gradi di studio avanzati e quindi può avere una dotazione cognitiva che gli permette di accedere e raggiungere obiettivi di apprendimento avanzati, ma potrebbe non avere un bagaglio emotivo tale da poter relazionarsi con studenti molto più grandi. Nel tempo, a partire dagli anni ’90, si è delineata la grande opportunità offerta dalle attività di arricchimento. L’arricchimento comporta uno studio più approfondito e più personalizzato di contenuti rispetto al curricolo generale. La visione tra accelerazione e arricchimento è stata vissuta per alcuni decenni come una visione dicotomica per cui o si propendeva per l’accelerazione o si propendeva per l’arricchimento. Fortunatamente questa visione dualistica è stata ampiamente superata in quanto qualsiasi approccio pedagogico, per rispondere ai bisogni educativi speciali di questi studenti particolari, dovrebbe comprendere sia attività di accelerazione che di arricchimento. Non ultima la strategia didattica della differenziazione, che noi in Italia conosciamo molto bene grazie anche ai libri di Carol Ann Tomlinson, ma che purtroppo per qualche motivo spesso non decliniamo per gli studenti gifted. Questi tre diversi approcci oggigiorno rappresentano le tre principali strategie da utilizzare con gli studenti ad alto o altissimo potenziale intellettivo e ci sono modelli che hanno fatto di queste diverse visioni la loro base di ricerca. Il modello SEM è un modello che è denotato da una forte base di arricchimento, componenti specifici di accelerazione e una grande dose di differenziazione. Ecco perché questo modello sembra essere uno, o forse l’unico, veramente comprensivo di tutte quelle scuole di pensiero che hanno dimostrato nel corso degli anni di avere delle ricadute positive sulla formazione degli studenti. Ne parleremo anche in due convegni, il 4 novembre a Milano e il 5 novembre a Roma, dove parteciperanno anche i professori Renzulli e Reis.

Lei ha fondato SEM Italy dove SEM è l’acronimo di Schoolwide Enrichment Model (Modello di Arricchimento Scolastico) ed è autrice proprio del libro “Modello di arricchimento scolastico” che ha scritto insieme ai Professori Renzulli e Reis che hanno sviluppato questo modello a metà degli anni ’70. Il modello SEM non si applica esclusivamente al ragazzo plusdotato, ma a tutto il gruppo classe, ci spiega meglio come si struttura?

Come dicevo all’inizio, la visione psicometrica dell’intelligenza, che ci porterebbe ad utilizzare strategie e modelli solo per il 2% della popolazione scolastica, è una visione, dal nostro punto di vista, un po’ troppo elitaria. In realtà la gifted and talented education ha maturato nel corso degli anni degli approcci che potrebbero essere utilizzati per l’intero gruppo classe. Ecco che allora noi abbiamo aderito a quello che internazionalmente si chiama il movimento dello sviluppo del talento e del potenziale che, al di là del riconoscimento di una plusdotazione, indirizza il proprio agire educativo non solo agli studenti che hanno una valutazione di alto potenziale o di plusdotazione, ma all’intero gruppo classe. Sono pochissime le famiglie che hanno intrapreso un iter valutativo per il proprio figlio e sappiamo anche che in un’ottica di equità sociale non tutte le famiglie potrebbero affrontare i costi ingenti di una valutazione, ecco allora che soprattutto in Italia, dove non c’è una valutazione sistematica di tutti gli studenti e del loro quoziente intellettivo ad ogni anno scolastico, il modello SEM ha una sua applicabilità e una sua capacità di rendere il nostro intervento a tutti gli studenti, con una particolare attenzione agli studenti gifted. Il modello SEM è anche in grado di riconvertire il processo di sottorendimento scolastico a cui gli studenti gifted underachiever, purtroppo, vanno incontro. Ma questo modello è anche in grado di farsi carico dei bisogni educativi speciali degli studenti doppiamente eccezionali, conosciuti come twice exceptional, cioè di quegli studenti che da un lato possono avere una difficoltà di apprendimento, ma dall’altro possono anche avere, contemporaneamente, un alto potenziale. In particolar modo questa tematica andrebbe attenzionata in quanto spesso e volentieri abbiamo quest’occhio di riguardo verso gli studenti con DSA, ma li vediamo attraverso la lente del rimedio, cioè attraverso azioni che vadano a supportare, compensare le loro difficoltà di apprendimento. Sarebbe bello invece, magari in un incontro futuro, potere parlare di come la didattica dello sviluppo del talento e del potenziale potrebbe permetterci di adottare una lente diversa attraverso la quale guardare i nostri studenti DSA, con l’intento di andare a potenziare aree di forza che certamente non farebbero scomparire la loro fragilità, ma potrebbero comunque fare leggere la propria identità attraverso la lente del potenziale. Il modello SEM è in grado di potersi far carico di tutte queste esigenze ed è per questo che è considerato a livello internazionale un modello veramente inclusivo.

Un aspetto importante è lo sviluppo emotivo e sociale, voi anticipate quello che il Parlamento italiano sta provando a valorizzare già da questo anno scolastico, ovvero le competenze non cognitive. Ci spiega l’importanza di questo approccio pedagogico?

In particolar modo il SEM ha al proprio interno dei moduli che vanno a sviluppare quelle che noi chiamiamo le competenze del XXI secolo, ovvero tutte quelle abilità socio-relazionali che il mondo del lavoro oggi ci chiede. Si tratta di tutte quelle abilità di pensiero critico, di pensiero creativo, il pensiero divergente, che il mondo del lavoro considera di primaria importanza. Il modello di arricchimento scolastico è in grado di creare situazioni di apprendimento in cui gli studenti imparano a interagire tra di loro simulando, in qualche modo, quelle che sono le modalità che incontriamo nella vita reale, quindi sottoponendo loro dei problemi della vita reale che in modo autonomo ed autogestito devono risolvere mettendo in gioco non solo le loro abilità cognitive, che vengono chiamate a risolvere in modo creativo i problemi che affrontano, ma anche tutte quelle abilità sociali e relazionali in attività di gruppo che sono guidate da un mentore, un esperto esterno che viene chiamato dalla scuola per portare all’interno di queste attività di arricchimento. Il mentore non è una persona che utilizza in queste attività solo la sua passione per l’argomento e per la professione, ma porta all’interno del gruppo anche tutti quegli strumenti, quelle competenze, che vengono utilizzate nel mondo reale. Ecco che all’interno di questi cluster di arricchimento le attività non vengono assegnate in base ad un quoziente intellettivo, all’interno di questi gruppi di lavoro, che sono gruppi di interesse e non di età anagrafica, vengono messe in campo una serie di abilità tra cui la leadership, la capacità di addivenire ad una soluzione condivisa, le capacità di mediazione, che questi studenti devono saper dimostrare per arrivare alla produzione di un prodotto o di un servizio reale. Quindi non un prodotto semplicemente da presentare all’interno di un PowerPoint per la classe o di una recita di fine anno, quanto piuttosto una soluzione innovativa che vada in qualche modo ad intercettare e soddisfare un bisogno della comunità.

Chiudiamo con un’ultima domanda. Spesso nelle nostre scuole a prevalere è un pensiero omologato, dove ad uscire dai binari si viene penalizzati. Quanto è importante, invece, valorizzare il pensiero divergente e quali benefici potremmo avere per gli studenti e per la società in generale?

Credo che le potenzialità individuali vadano sempre riconosciute perché fanno parte della persona e della sua individualità. Sicuramente attraverso un percorso di consapevolezza, di possibilità di misurarsi in attività che siano non prettamente curricolari ma che siano trasversali, andremo a scoprire, come dei talent scout, doni e talenti nei bambini che magari non appartengono necessariamente alle materie curricolari, ma che potrebbero permettere a questi bambini di scoprire aree di forza sulle quali non solo costruire la loro carriera scolastica, ma che potrebbero addirittura diventare dei progetti di vita. Probabilmente questa forma di orientamento, che comincia dalla scuola primaria con il SEM e che accompagna lo studente attraverso tutto il suo excursus scolastico, sarebbe una forma di conoscenza di sé che va al di là di quelle che sono le proiezioni che i genitori possono fare sui propri figli, oppure le visioni che man mano i docenti possono avere dello studente. Attraverso questa forma di consapevolezza lo studente probabilmente potrà realizzarsi appieno e diventare una figura che contribuirà attivamente alla promozione della ricerca, della conoscenza nel suo ambito di eccellenza. Attraverso il SEM noi maturiamo una consapevolezza che accompagna gli studenti anche dopo la scelta dell’università e permette loro di fare una scelta di professione che probabilmente ci permetterà di avere meno avvocati frustrati, oppure medici scontenti, o professionisti che hanno fatto una scelta in base a delle forti suggestioni che arrivano dalle famiglie oppure dal mondo del lavoro, ma saranno sicuramente delle persone realizzate, perché fanno quello che non solo li appassiona, ma quello per cui hanno dimostrato, a loro stessi innanzitutto, di avere delle straordinarie abilità. L’auspicio è proprio che questa scelta di vita e di carriera diventi la chiara espressione di una conoscenza così approfondita di sé da poter mettere a frutto i propri doni e i propri talenti.

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