Adolescenti con ansia, depressione e ADHD usano i social più degli altri. Alcuni consigli per i genitori

Oggi i social fanno parte della vita quotidiana dei ragazzi. Postano foto, seguono gli amici, leggono storie, ricevono like. Ma come vivono davvero tutto questo? E soprattutto, cosa cambia se un adolescente sta attraversando un momento di difficoltà emotiva o ha una diagnosi di disturbo psicologico?
Uno studio recente del Regno Unito, che ha coinvolto più di 3.000 adolescenti tra gli 11 e i 19 anni, ha cercato di rispondere a queste domande. Per la prima volta, i ricercatori non si sono limitati a chiedere quanto tempo i ragazzi passano online, ma hanno anche guardato come usano i social e cosa provano mentre li usano. E, dettaglio non da poco, hanno confrontato le esperienze di chi ha una diagnosi di salute mentale con chi non presenta difficoltà cliniche.
Più tempo online, ma con emozioni diverse
Cosa è emerso? I ragazzi con disturbi psicologici (come depressione, ansia, ADHD) usano i social più degli altri, ma non sempre questo li fa stare meglio.
- Si sentono meno felici riguardo ai loro amici virtuali;
- Confrontano spesso sé stessi con gli altri, e ne escono con un senso di inferiorità;
- Si sentono feriti o esaltati dai commenti e dai like ricevuti;
- E spesso non si raccontano per come sono davvero, preferendo mostrare solo il lato che pensano possa piacere.
Due modi diversi di vivere i social: ansia e impulsività
Lo studio ha anche fatto una distinzione importante tra due grandi categorie di difficoltà:
Chi tende a chiudersi in sé stesso (ansia, depressione)
Questi ragazzi usano i social in modo intenso, ma spesso come forma di confronto o rifugio. Guardano i profili degli altri, si chiedono se sono “abbastanza”, fanno fatica a mostrarsi autentici. Possono sentirsi esclusi, non capiti, inadeguati.
Chi ha comportamenti più impulsivi (ADHD, disturbi della condotta)
Questi adolescenti passano anche loro tanto tempo online, ma per motivi diversi. Spesso agiscono d’impulso, fanno fatica a regolare il tempo che passano sui social e possono essere più esposti a contenuti rischiosi. Tuttavia, non vivono sempre con lo stesso carico emotivo l’interazione online.
Cosa significa per noi adulti
Questi risultati ci dicono una cosa chiara: non tutti i ragazzi vivono i social nello stesso modo. Dietro uno schermo ci possono essere emozioni molto diverse. E il tempo trascorso online, da solo, non basta a capire se c’è un problema.
Come genitori non serve controllare ogni post o cronometrare i minuti. Piuttosto, è utile:
- chiedere come si sentono quando usano i social;
- osservare se mostrano disagio, ansia o isolamento;
- creare occasioni di dialogo, anche a partire da un contenuto visto online;
- valutare insieme, se necessario con uno specialista, se dietro certi comportamenti si nascondono fatiche più profonde.