Studenti che non studiano: “Colpa dei docenti o delle famiglie?”, il dibattito infuoca i social: “Visione troppo semplicistica”, “Ci sono responsabilità condivise”

Un post polemico su Threads ha sollevato un acceso dibattito sul ruolo degli insegnanti nel rendimento scolastico degli studenti. “Se i vostri studenti non studiano, e una gran percentuale va male ai compiti in classe, la colpa non è loro: ma soprattutto di voi insegnanti”, recita il messaggio che ha scatenato numerose reazioni.
Secondo l’autore, gli studenti assumerebbero atteggiamenti “oppositivo-provocatori” quando non si sentono compresi o quando il metodo didattico non favorisce la loro crescita personale.
Le voci critiche: una visione troppo semplicistica
Molti commentatori hanno contestato questa visione, definendola “semplicistica e banale“. Un utente sottolinea la complessità della situazione: “Trovati in classe con studenti arrivati dalle elementari ancora da alfabetizzare, da ambienti familiari in cui non esistono regole, senza libri o materiale scolastico… E se non studiano la colpa è dell’insegnante”. Altri evidenziano come, nonostante gli sforzi dei docenti, “anche se il docente perde un’ora a spiegare l’enorme utilità di quanto si studierà, agli studenti continua a non fregar nulla”.
Il ruolo della famiglia e le responsabilità condivise
Diversi interventi hanno spostato l’attenzione sul contesto familiare: “Prima di essere studenti sono figli di qualcuno che non li ha saputi o voluti educare”, scrive un utente, sottolineando come l’educazione sia “molto, molto faticosa” e richieda “un profondo rapporto di comprensione e fiducia”. Altri commentatori hanno evidenziato fattori aggiuntivi: “Alcuni sono disturbati da problemi familiari o di apprendimento, sono sfiduciati e la loro strategia è di disinteressarsi”. Non mancano tuttavia testimonianze critiche verso alcuni docenti, come quella di un genitore che denuncia un professore “classista, arrogante, coercitivo” che “fa favoritismi ai figli dei benestanti”.
Un punto di convergenza emerge da un commento più equilibrato: “Se una percentuale considerevole degli studenti non raggiunge la sufficienza in una prova, è probabilmente mal tarata”. Una riflessione che invita a considerare la questione nella sua complessità, evitando semplificazioni eccessive in un dibattito che tocca responsabilità multiple e interconnesse.