Studente sale sul tetto della scuola. Convinto a scendere da Galiano e gli altri docenti. Lo scrittore: “Il prossimo che mi dice che fare gli insegnanti è facile gli racconto questa storia”

“Il prossimo che mi dice che fare gli insegnanti è facile è una pacchia e non si lavora niente e tre mesi di vacanza, gli racconto questa storia”.
Si conclude così il post di Enrico Galiano, lo scrittore e insegnante, che sui social racconta un episodio condiviso con i suoi followers. Una storia molto forte.
Trovandosi in una scuola per risolvere alcune faccende burocratiche, Galiano ad un certo punto si è accorto di uno studente sopra il tetto: “cerco di parlargli, di capire cosa stia succedendo. Forse, penso, è un ragazzino con delle problematicità, forse ha un insegnante con lui, non lo so, non capivo. No, non c’era nessuno. Lui, non rispondeva. Sembrava assente, quasi spiritato“.
“Io in piedi sotto la pioggia a guardarlo – prosegue il racconto -. A cercare di stabilire un contatto. Ma lui non mi vedeva neanche, si sporgeva, cercava di capire – credo – quanto alto era da lassù. Dopo cinque minuti che mi sono sembrate cinque ore, ecco che qualcuno da dentro la scuola si accorge di questa strana figura – io – in piedi davanti all’ingresso, sotto la pioggia. Faccio dei cenni, venite fuori!, dico, e bisbiglio cosa sta succedendo, non voglio che lui mi senta. Un’impiegata della scuola esce. Rimane paralizzata, come me. Riusciamo ad avvisare le insegnanti in qualche modo“.
A quel punto una docente scavalca la finestra e raggiunge il ragazzo sul tetto: “lui ancora non parla, con nessuno. Poi dopo dieci minuti buoni, finalmente riescono a convincerlo a rientrare“.
“Mi chiamano, però. Vogliono che veda il ragazzo. È in uno stanzino, tutte le prof intorno. Mi siedo di fianco a lui, ancora zero parole, mutismo assoluto. Dopo un po’, salta fuori che gli piace disegnare. Gli dicono che io sono uno scrittore, questa cosa lo colpisce, forse. Comincia a dire qualcosa. Fa disegni comici, dice. E poi racconta perché era sul tetto. La prof lo insulta sempre, dice. Gliela butto lì, potrebbe fare dei disegni della sua prof, per sfogare la sua rabbia magari. Fa sì con la testa”, spiega Galiano.
“Sono in piedi, sto andando via, siamo solo io e lui nella stanza ora. E lui dice, con un filo di voce:
“Grazie per essere rimasto con me”. Ho i brividi solo a pensarci. Penso alla sua famiglia. Ai suoi insegnanti. A quello che sarebbe potuto succedere, se un tizio non fosse passato lì sotto per caso“, racconta l’insegnante.