Stress cronico e burnout, il mestiere del docente è logorante. Anief: “Andare in pensione a 60 anni come i poliziotti e i militari”

“In soli due mesi abbiamo raccolto 100.000 firme per chiedere una revisione delle norme sul pensionamento del personale scolastico”, dichiara Marcello Pacifico, presidente di Anief.
Il sindacato punta il dito contro la disparità di trattamento rispetto ad altre categorie di lavoratori: “Mentre il personale delle Forze Armate e di Polizia può andare in pensione a 59 anni, i docenti devono attendere fino a 67”. Pacifico evidenzia la grave situazione di invecchiamento del corpo docente: “Con oltre 235.000 insegnanti over 60, la scuola italiana è la più vecchia del mondo. Più della metà dei docenti ha superato i 50 anni, creando un preoccupante gap generazionale con gli studenti”.
Un altro problema cruciale è il burnout, la sindrome da esaurimento professionale che, secondo recenti studi, affligge un’altissima percentuale di insegnanti. “Il 35% del personale docente vorrebbe licenziarsi a causa del burnout”, riporta Pacifico. Per Anief, è fondamentale che questo disagio venga riconosciuto e affrontato, anche attraverso l’introduzione di specifiche finestre pensionistiche. Tra le richieste avanzate nella petizione, c’è anche quella del riscatto agevolato della laurea, un beneficio già concesso ad altre categorie, come gli ufficiali dell’esercito. “Considerato che la laurea è il titolo di accesso all’insegnamento e che la scuola ha un’alta percentuale di laureati, chiediamo almeno un riscatto agevolato“, sottolinea Pacifico.
Il sindacato si appella alla politica affinché risponda alle istanze presentate nella petizione e auspica che nei prossimi mesi vengano presentate in Parlamento concrete proposte di legge. L’obiettivo è quello di affrontare le criticità del sistema scolastico, garantendo condizioni di lavoro più dignitose e tutelando il benessere psico-fisico degli insegnanti.
Esaurimento professionale
Alcuni mesi fa, in un’intervista a Orizzonte Scuola, Vittorio Lodolo D’Oria, medico specialista che da oltre trent’anni si occupa di malattie professionali degli insegnanti, ha illustrato illustra i sintomi di questo esaurimento professionale
Il primo passo per affrontare il problema è informare i docenti stessi, sfatando lo stereotipo che li dipinge come lavoratori poco impegnati. È fondamentale comprendere che la professione docente è psicofisicamente usurante per le sue specifiche caratteristiche. Le conseguenze del burnout sono principalmente di natura psichica, come ansia e depressione, derivanti dall’usura relazionale.
L’usura psicofisica, ha spiegato Lodolo D’Oria, dipende principalmente dalla professione svolta. Ciò che rende unico l’insegnamento è la tipologia di rapporto con l’utenza: un’interazione continua, reiterata e protratta nel tempo con gli stessi studenti, per anni. A questo si aggiunge l’asimmetria del rapporto, che rende i docenti meno propensi a condividere il disagio con i colleghi.
Un dato allarmante emerge da uno studio di D’Oria: 100 docenti suicidi negli ultimi dieci anni. Pur non potendo accertare il nesso causale con la professione per motivi di privacy, l’esperto evidenzia diversi indicatori indiretti che suggeriscono un’elevata usura psicofisica tra i docenti, tra cui l’aumento delle diagnosi psichiatriche nelle inidoneità all’insegnamento e un rischio suicidario superiore ad altre categorie professionali.
Quali proposte, dunque? Lodolo D’Oria propone interventi urgenti al Ministro, tra cui uno studio epidemiologico retrospettivo, la formazione di docenti e dirigenti scolastici sui rischi professionali e la creazione di uno “Sportello medico-legale” di supporto.