Strage di famiglia a Paderno Dugnano, Lavenia: “Proteggere i nostri figli non significa allontanarli da ogni forma di sofferenza”

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“Insegnare ai ragazzi a gestire i ‘no’, a comprendere e rispettare i limiti, e a vivere le frustrazioni e le gelosie in modo sano è essenziale per la loro crescita.” Così Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta e esperto in adolescenza, che commenta la tragedia di Paderno Dugnano, vicino Milano, dove un giovane di quasi 18 anni ha confessato l’omicidio dei suoi genitori e del fratello minore.

La famiglia, descritta da chi la conosceva come l’ideale “famiglia del Mulino Bianco”, nascondeva dietro l’apparente armonia un profondo disagio. Il giovane, sentendosi “oppresso”, ha scelto una via tragica per “liberarsi” da questa oppressione, eliminando la sua famiglia.

Lavenia critica l’approccio comune di protezione eccessiva dei giovani: “Spesso pensiamo che proteggere i nostri figli significhi allontanarli da ogni forma di sofferenza, ma la verità è che è proprio affrontando le difficoltà che si costruiscono la resilienza e la capacità di vivere in modo equilibrato”. Secondo lui, è fondamentale insegnare che “non tutto è dovuto” e che i rifiuti e i limiti sono necessari per una crescita sana e il rispetto di sé e degli altri.

La tragedia di Paderno Dugnano serve come un monito drammatico sull’importanza dell’educazione emotiva. Lavenia sottolinea che “la vera educazione deve andare oltre l’amore incondizionato; deve includere l’insegnamento dei valori, dei confini e della gestione delle emozioni”. Questo è essenziale per il benessere psicologico dei giovani e della società nel suo insieme.

L’esperto invita a una riflessione sul ruolo centrale dell’educazione emotiva, spesso trascurata dalle famiglie che si concentrano più sul benessere materiale. “La capacità di riconoscere e affrontare queste emozioni è fondamentale per prevenire che il disagio interno si trasformi in azioni distruttive”, afferma Lavenia.

Lavenia avverte che non si possono ignorare i segnali di disagio emotivo nei giovani. “La posta in gioco è altissima e non possiamo permetterci di fallire”, conclude, sottolineando l’urgenza di prendere seriamente l’educazione emotiva per prevenire future tragedie.

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