Storia dell’arte attraverso la Didattica a distanza, ecco come con un progetto dedicato ai bambini della primaria

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“Ogni italiano dovrebbe imparar da bambino la storia dell’arte come una lingua viva, se vuole aver coscienza intera della propria nazione”. La didattica a distanza non ferma la didattica virtuosa, e talvolta offre degli assist per appassionare i bambini.

Come nel caso della Scuola primaria “Saliceto Panaro” di Modena, protagonista nei giorni scorsi di una bella iniziativa che ha appassionato i bambini e pure le famiglie e gli insegnanti coinvolti. Imparare a leggere i dipinti attraverso la comprensione delle immagini. E’ stata una lezione coinvolgente quella a cui hanno assistito i bambini della 2B della scuola emiliana nell’ambito del progetto “Un Museo anche per i bambini”. Giunti loro malgrado alla loro seconda giornata di didattica a distanza, dopo la recente chiusura, gli alunni dopo la pausa pranzo celebrata a casa propria con genitori o nonni, venerdi pomeriggio sono stati condotti virtualmente alla Galleria Estense di Modena per una visita guidata dalla storica dell’arte Lucia Peruzzi, che ha spiegato ai bambini alcuni trucchi e tecniche le quali a seguito di questo percorso formativo si riveleranno davvero utili per comprendere il significato di un quadro o di un’altra opera d’arte.

Molti di questi stessi bambini – come pure riferimmo – avevano partecipato nel passato a iniziative sulla grande arte. Negli anni della omonima scuola dell’infanzia comunale modenese (Saliceto Panaro), accompagnati dalle loro maestre, i bimbi si erano recati da Modena a Reggio Emilia in treno per visitare la mostra intitolata “Dall’astrattismo spirituale di Wassily Kandinsky al silenzio illuminato di John Cage” presso Palazzo Magnani. Non è usuale che le scuole avviino i bambini alla conoscenza dell’arte, in maniera tanto pratica e coinvolgente. E anche faticosa, perché a quell’età alzarsi di buon mattino, prendere un treno, al freddo, per poi raggiungere la mostra a piedi dopo una camminata dalla stazione ferroviaria, l’impegno è davvero importante. I bambini erano stati guidati lungo un percorso che collegava l’arte pittorica di Kandinsky alla ricerca musicale del compositore statunitense morto nel 1992, basata sull’uso del silenzio”.

La magia dell’arte si è ripetuta ancora una volta “Seppur nell’emergenza e a distanza – ci spiega il loro maestro, Marco Zanasi – la vicinanza delle istituzioni locali si è sentita e Modena offre spunti di lavoro e riflessione educativa per i nostri bambini, i quali, devo ammettere, sono stati curiosi, stimolati e attenti nell’attività”.

Quella di venerdi è stata un’ulteriore proficua occasione di crescita. Con il linguaggio semplice che è dovuto a bambini di poco più di 7 anni, la guida ha appassionato la scolaresca raccontando la storia dei Duchi di Modena e dei tesori contenuti nell’antica residenza, il ruolo della Galleria, l’importanza del Lapidario di epoca romana. Bambini, sapete che cos’è un duca? Un bambino: “Sì, ho sentito nei cartoni ma mica so che cosa voglia dire, lo potrebbe spiegare?”. Modena, spiega la guida, “non ha avuto i re e i principi, ha avuto un duca e questo duca volle riempire i suoi palazzi di scultre, strumenti musicali, dipinti e altre opere d’arte. Tutte cose bellissime che abbiamo messo dentro un museo e ora, cari bambini, sono vostri e anche se sono chiusi, grazie alle immagini virtuali, potete ammirarli da casa: ma voi ci siete stati mai in un museo?” Con la mamma e i nonni, risponde un altro bambino.

Ai bambini piacciono le storie e i quadri fanno proprio questo: raccontano una storia. “Ma come fanno? Parlano?”, chiedono i bambini. “Secondo me raccontano le storie con disegni”, azzarda uno. “Si guarda l’espressione dei volti”, risponde un altro che alla scuola dell’infanzia si scopre aveva lavorato proprio sull’espressione. Spiega la guida Lucia: “I dettagli invece delle parole riescono a raccontare, a spiegare molte cose. Quando non sapevate leggere e scrivere del resto usavate le immagini e osservando le immagini e i gesti si può trarre un racconto”. Si entra nel vivo con “Venere, Marte e Amore”, una delle opere identitarie della Galleria, il capolavoro di Giovanni Francesco Barbieri, conosciuto come il Guercino per via dei problemi agli occhi – “ma se non ci vedeva come faceva a dipingere?” – sui cui dettagli i bambini si sono soffermati a lungo. Hanno potuto scoprire i messaggi tratti dalla presenza di Cupido, dalla posizione del suo arco, dal dito teso di Venere, dal rigore con cui Marte in armatura si preoccupa di chiudere la tenda affinchè il committente dell’opera, Francesco D’Este, non si faccia travolgere dall’amore e trascuri la guerra. Cupido, amore cieco: che cosa vuol dire, bambini? Dove sta puntando l’arco? “Verso gli spettatori”, risponde un bambino, spettatori magicamente seguiti dallo sguardo creato dalla tecnica del Guercino, un nobile inganno per gli occhi. Si passa poi all’olio su tela “La Buona Ventura”, di Leonello Spada, una scena di strada che coglie un furto con destrezza: “occhio, che ti stanno derubando”, avverte una bambina che ha acceso il microfono per l’occasione segnalando il significato di un indice appoggiato all’occhio. Un giovanotto elegante e sprovveduto, ignorando l’avvertimento dell’amico, si fa leggere la mano da una zingara finendo così per essere derubato dal suo figlioletto. Ve lo dicono ancora “Occhio!” le vostre mamme? “Sì, sì, tutti i giorni”, rispondono in coro”. Tocca infine a “Dafne inseguita da Apollo e tramutata in alloro”, di Jacopo Robusti, il Tintoretto. Che cosa vi colpisce in questo dipinto? “Che non ha le mutande”, esclama un bimbo producendo una risata corale, “A me piace molto non perché c’è un sedere in aria ma perché mi piace”, ribatte un altro alunno. Alunni ammaliati dall’arte e dall’apertura mentale che a quell’età è fervida e che la scuola deve coltivare e sa farlo in tante occasioni preziose come questa. Poiché, “ora, andando in museo senza una guida – ha spiegato loro Lucia Peruzzi, prima di salutarli – se fate come abbiamo fatto noi adesso, guardando l’espressione e i gesti e con un po’ di esercizio riuscirete a capire i quadri da soli”.

In questo itinerario – spiegano i responsabili del Museo di Modena nel presentare il progetto alle scuole – i giovani visitatori impareranno come figure, colori, pose, costumi, gesti e dettagli trasformino un’opera d’arte, apparentemente muta, in un affascinante racconto. La gestualità che contraddistingue noi italiani, l’espressività inconscia dei nostri volti e la posa del corpo mentre parliamo, sono elementi importanti di un linguaggio universale che non ha bisogno di parole per esprimersi. Questo era il linguaggio degli artisti, che attraverso quadri e sculture silenziosi dovevano trasmettere messaggi ad un pubblico che sapesse decodificarli. Attraverso la scomposizione delle opere nei loro dettagli e la ricomposizione dei singoli elementi in una rappresentazione animata, i bambini impareranno a leggere i capolavori della galleria e comprenderanno il ruolo essenziale di pittore, costumista, scenografo e attore per creare la loro personale messinscena.

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