Stop allo smartphone per i minori di 12 anni. Fioramonti: “La DaD non sia un parcheggio di studenti. Impensabile guardare ore di video anche se richiesto dai docenti” [INTERVISTA e AUDIO]
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Un gruppo di deputati – tra cui anche l’ex ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti – ha presentato una proposta di legge che regola l’utilizzo dei dispositivi elettronici come smartphone e tablet da parte dei minori di 12 anni, con limitazioni che cambiano in base alle diverse fasce d’età. Durante l’uso i bambini dovranno sempre essere controllati dai genitori, pena una multa.
A Orizzonte Scuola, Fioramonti spiega i motivi che l’hanno portato a presentare la proposta di legge assieme ad altri suoi colleghi del gruppo Misto.
Onorevole Fioramonti, la proposta di legge che regola l’utilizzo degli smartphone per i minori di 12 anni ha fatto discutere. Può spiegarci quali sono i motivi che vi hanno portato a presentarla?
(ascolta audio)
“Già da ministro avevo sollevato la questione riguardante l’utilizzo dei device nelle scuole. Serve l’intervento del legislatore per regolarne l’uso per una serie di ragioni, come ad esempio l’uso improprio di queste tecnologie. Nell’educazione civica, attualmente in vigore, c’è uno spazio dedicato alla formazione delle tecnologie digitali per evitare il cyberbullismo e altro ancora. Da ministro avevo richiesto un intervento in questo senso, adesso ci pensiamo noi a fare questa proposta. Sì alle tecnologie, ma se usate con cognizione di causa”.
Una delle maggiori perplessità riguarda le multe ai genitori che non controllano. Cosa si potrà concretamente realizzare?
(ascolta audio)
“A noi interessa sviluppare un dibattito all’interno del Paese, poi i dettagli verranno concordati con tutti gli altri attori interessati. Ovvio che, però, una proposta di legge che propone limitazioni, ma senza sanzioni troverà molti altri esperti che sosterranno il contrario. Potremmo discutere se le sanzioni sono basse, se servono. Il punto, in realtà, è un altro: è necessario un monitoraggio soprattutto per i più piccoli. Noi prevediamo il divieto di utilizzo degli smartphone per i bimbi sotto i 3 anni, ma vediamo al ristorante delle scene discutibili con gli adulti che lasciano il cellulare ai propri figli anziché giocare con loro”.
La didattica a distanza ha “salvato” la scuola nell’emergenza. Lei crede possibile che si possa prevedere un futuro in cui la didattica in presenza coesista con quella digitale?
(ascolta audio)
“La tecnologia va usata in modo ragionato. Oggi, invece, la si utilizza in modo errato o non la si utilizza proprio. Il Paese, da questo punto di vista, è arratratissimo. Vediamo milioni di imbecilli passare ore e ore sui social senza fare nulla di concretamente creativo. Vogliamo delle regole per rendere anche più incisiva la DaD. Io ho i miei figli che hanno fatto la didattica a distanza così come tanti loro coetanei in Europa. Io non sopporto l’idea che mio figlio possa stare dinanzi ad un tablet per ore e ore a guardare video anche se richiesto dall’insegnante. La didattica digitale ha un senso se organizzata, strutturata e limitata nel tempo. Sennò diventa un passatempo non edificante, ma che rimbecillisci, invece che dargli delle opportunità”.
Sul Piano scuola d’estate, invece? La convince in pieno o c’è qualcosa da cambiare?
(ascolta audio)
“Se la scuola d’estate diventa un’opportunità di crescita, più proattiva, dinamica, fuori dal classico schema di stare chiusi in classe per ore e ore, ben venga. I ragazzi hanno perso tanto in termini di socialità. Se però deve diventare un parcheggio perchè mamma e papà non possono andare a lavorare allora così non va bene”.