Stop ai cellulari in classe, Pellai dice sì: “A 12 anni serve un adulto che ti spieghi i compiti, non uno schermo”

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“A 12 anni serve un adulto che ti spieghi i compiti, non uno schermo”. Parola di Alberto Pellai, pedagogista, che dalle pagine di Famiglia Cristiana esprime il suo sostegno alla circolare del Ministro Valditara sull’abolizione degli smartphone a scuola e il ritorno al caro vecchio diario cartaceo.

Una decisione, quella di vietare i cellulari in classe, che va di pari passo con il ritorno alla dettatura dei compiti sul diario. Un provvedimento che Pellai definisce “profondamente interconnesso” alla lotta contro l’abuso di smartphone tra i banchi.

Negli ultimi anni, infatti, l’obbligo del registro elettronico ha reso il diario uno strumento obsoleto, costringendo molte famiglie a cedere alle richieste di smartphone da parte dei figli, anche giovanissimi, con la giustificazione dei compiti da controllare.

Ma la didattica, per Pellai, non può ridursi a un freddo elenco di consegne digitali. Dettare i compiti, spiegarli a voce, guardare negli occhi i propri studenti: sono questi gli ingredienti di una relazione educativa autentica, che il registro elettronico ha rischiato di compromettere.

“Quel tempo risparmiato in classe a non dettare i compiti – sottolinea Pellai – si trasforma in tempo perso a casa, dove i genitori finiscono per sostituirsi ai professori, chiedendo spiegazioni nelle chat di classe”.

Insomma, per il pedagogista, la velocità del digitale non può andare a discapito del rapporto umano, soprattutto nella delicata fase della preadolescenza. Un messaggio chiaro, quello lanciato da Pellai, che si schiera a favore di una scuola dove al centro ci sia ancora la relazione diretta tra docente e studente.

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