Stop ai cellulari in classe in Ungheria, ma un preside rifiuta di attuare il decreto e viene licenziato. Protesta degli studenti: “La rimozione è una decisione politica”

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In Ungheria, le decisioni del governo di imporre un divieto agli smartphone nelle scuole hanno scatenato un’ondata di proteste tra gli studenti. Gli eventi sono stati catalizzati dal licenziamento di Csaba Mészáros, un preside di un noto liceo di Budapest, che ha rifiutato di attuare il decreto.

Come segnala la stampa locale, lunedì sera, migliaia di studenti insieme a genitori e insegnanti si sono radunati davanti al Ministero dell’Interno in Ungheria per manifestare contro il licenziamento del dirigente scolastico. Il preside ha lasciato il suo incarico dopo 24 anni di servizio, in contrapposizione a un decreto governativo che impone il divieto di smartphone all’interno delle scuole.

I manifestanti ritengono che la rimozione di Mészáros sia stata una decisione politica piuttosto che professionale, avvenuta prima che il divieto diventasse ufficiale. Tamás Totyik, presidente del sindacato degli insegnanti, ha espresso una forte critica nei confronti della nuova normativa, definendola obsoleta e priva di aderenza alla realtà attuale del sistema educativo.

Un studentessa presente alle manifestazioni ha fatto notare che una miglior soluzione sarebbe stata quella di regolamentare l’uso degli smartphone, piuttosto che vietarli del tutto. “In passato, gli insegnanti ci chiedevano di mettere i telefoni sul tavolo”, ha spiegato, sottolineando che questo approccio garantiva lo svolgimento delle lezioni in modo efficace.

Un insegnante ha affermato che “non capisce la limitazione dell’uso dei telefoni cellulari nelle scuole” e che “non è giusto che gli studenti non possano utilizzare i loro telefoni durante le lezioni”. Un altro insegnante ha aggiunto che “la scuola non è un luogo di prigionia” e che “gli studenti dovrebbero avere la libertà di utilizzare i loro telefoni”.

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