Stipendio da un euro per un docente precario, il nuovo caso shock in Campania: “Accanimento fiscale umiliante, conguagli senza preavviso né rateizzazione”

Un docente precario, in servizio presso una scuola della Campania, ha ricevuto una busta paga di appena un euro per il mese di febbraio.
Il caso estremo, l’ennesimo, è stato denunciato da Roberta Vannini, segretaria regionale della Uil Scuola Rua Campania, su Facebook, che parla di “accanimento fiscale” nei confronti dei lavoratori del settore scolastico, sottolineando come non si tratti di un episodio isolato.
Conguagli fiscali senza preavviso né rateizzazione
La sindacalista ha spiegato il meccanismo che porta a queste situazioni paradossali: “I lavoratori della scuola, soprattutto i precari, subiscono ricalcoli fiscali e conguagli che spesso portano a trattenute esorbitanti, azzerando o quasi lo stipendio mensile”. Secondo Vannini, in alcuni casi si tratta di compensazioni con il modello 730, in altri di trattenute per errori di calcolo negli stipendi precedenti.
Ciò che rende la situazione particolarmente grave è “l’assenza di un sistema di rateizzazione: tutto viene trattenuto in un’unica soluzione, senza preavviso”. Il conguaglio fiscale, strumento utilizzato per compensare le imposte trattenute in eccesso o in difetto durante l’anno, si trasforma così in un meccanismo che può lasciare i lavoratori con retribuzioni irrisorie o, come in questo caso, praticamente inesistenti.
Precarietà e stipendi inadeguati: un problema strutturale
La vicenda mette in luce un problema molto più ampio che, purtroppo, affligge da tanto tempo la scuola: la precarietà crescente (i supplenti devono aspettare mesi per ricevere il pagamento delle ore lavorate) e gli stipendi inadeguati del personale docente. “Molti docenti e ATA subiscono questi ricalcoli in silenzio, temendo ripercussioni o provando vergogna a denunciare”, spiega la sindacalista, evidenziando la condizione di incertezza quotidiana che impedisce ai precari di pianificare il proprio futuro o anche solo di vivere serenamente.
“Non possiamo accettare che chi fa funzionare ogni giorno la scuola pubblica statale debba convivere in una situazione di perenne precarietà con stipendi da fame, erosi ogni anno dall’inflazione“, ha concluso Vannini.
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