Stipendi, sindacati: rischio buste paga più leggere. Chiediamo salari adeguati

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“Nessuno ha mai parlato di recuperare dieci anni di blocco della contrattazione, che sarebbero oltre 9 punti percentuali di incremento salariale”.

Così in una nota i segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa, Serena Sorrentino, Maurizio Petriccioli, Michelangelo Librandi e Nicola Turco, replicano alle affermazioni della ministra della Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone.

“Quello che stanno chiedendo le lavoratrici e i lavoratori della sanità, della scuola, degli enti locali e dello Stato, nonché delle forze dell’ordine, è di vedersi riconosciuti aumenti salariali in linea con la condizione economica delle famiglie e, soprattutto, di non vedersi sottratte dalla busta paga somme già erogate in questo momento, a partire dall’elemento perequativo. Su questo il ministro non ci ha mai risposto”.

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Cosa potrebbe accadere nella scuola

La Legge di Bilancio, predisposta dal governo, stanzia 400 milioni di euro in più per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici.

Considerato che i dipendenti pubblici, secondo le rilevazioni Istat del 2018 (le più recenti disponibili) sono 3.342.816, i fondi consentono incrementi retributivi medi di 1.129 euro l’anno a testa. L’importo, però, è al lordo delle trattenute fiscali e previdenziali (cosiddetto lordo stato). Per arrivare alla cifra netta bisogna togliere circa il 50%: a conti fatti, 40-50 euro in più a testa.

Nella scuola gli importi potrebbero essere ancora inferiori, perché il criterio che viene applicato per la distribuzione degli aumenti consiste nell’applicare una percentuale identica a prescindere dall’importo di partenza delle retribuzioni. Gli stipendi, nel mondo della scuola, sono tra i più bassi del pubblico impiego e pertanto è lecito attendersi una cifra ancora più bassa.

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