Abuso contratti a termine per i docenti e ATA precari, procedura d’infrazione Ue contro l’Italia: due mesi per rimediare

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La Commissione Europea ha avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia per la discriminazione subita dagli insegnanti precari. Il nodo della questione riguarda la progressione stipendiale: a differenza dei colleghi di ruolo, i docenti a tempo determinato non vedono riconosciuta l’anzianità di servizio ai fini della retribuzione.

Bruxelles contesta tale disparità, ritenendola una violazione della direttiva europea sul lavoro a tempo determinato, che sancisce il principio di non discriminazione tra lavoratori precari e a tempo indeterminato. L’Italia ha ora due mesi di tempo per rispondere alla lettera di messa in mora e adottare le misure necessarie per allinearsi alla normativa comunitaria.

Due mesi per rimediare, altrimenti scatterà il parere motivato

Il mancato riconoscimento dell’anzianità di servizio ai fini stipendiali rappresenta, secondo l’UE, una palese discriminazione nei confronti degli insegnanti precari. La Commissione Europea, con l’avvio della procedura d’infrazione, chiede all’Italia di garantire parità di trattamento tra i docenti a tempo determinato e quelli a tempo indeterminato. “L’anzianità di servizio deve essere valutata allo stesso modo per tutti”, è la posizione di Bruxelles. Ora la palla passa al governo italiano, che dovrà dimostrare di voler sanare questa ingiustizia.

Cosa rischia l’Italia se non si adegua alla normativa europea

Se entro due mesi l’Italia non fornirà una risposta soddisfacente e non adotterà le misure necessarie, la Commissione Europea potrà emettere un parere motivato, secondo step della procedura d’infrazione. In caso di ulteriore inadempienza, la questione potrebbe finire davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, con il rischio di pesanti sanzioni per il nostro Paese.

Tanti, troppi docenti precari

Oltre 165mila insegnanti precari, secondo i dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito (cifra che sale a 250mila secondo i sindacati), su un totale di 943mila docenti. Un esercito di supplenti che attende la stabilizzazione, con un’età media di ingresso in ruolo di 45 anni, facendo dell’Italia uno dei Paesi con i professori più “anziani” d’Europa. Più della metà del corpo docente ha superato i 50 anni, contro una media OCSE del 37%. Un quadro preoccupante, che fotografa la fragilità del sistema scolastico italiano, costantemente alle prese con la precarietà.

Il decreto Salva Infrazioni

Nel 2024, il governo è già intervenuto sul tema con il Decreto Salva Infrazioni, che introduce importanti novità per i precari della scuola, raddoppiando l’indennizzo spettante in caso di abuso di contratti a termine. Per il settore pubblico, l’articolo 12 del decreto Salva infrazioni modifica l’articolo 36 del decreto legislativo 165/2001, stabilendo che, in caso di abuso di contratti a termine, il giudice dovrà stabilire un’indennità compresa tra 4 e 24 mensilità dell’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del TFR. L’importo dell’indennizzo sarà determinato in base alla gravità della violazione, considerando il numero di contratti a termine stipulati e la durata complessiva del rapporto.

Per ottenere il risarcimento è necessario presentare ricorso. La platea dei potenziali beneficiari è rappresentata dai docenti e dal personale ATA che hanno superato i 36 mesi di servizio con contratti a termine.

Il testo 

All’articolo 36, comma 5, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, il terzo, il quarto e il quinto periodo sono sostituiti dal seguente: «Nella specifica ipotesi di danno conseguente all’abuso nell’utilizzo di una successione di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato, fatta salva la facoltà per il lavoratore di provare il maggior danno, il giudice stabilisce un’indennità nella misura compresa tra un minimo di quattro e un massimo di ventiquattro mensilità dell’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto, avuto riguardo alla gravità della violazione anche in rapporto al numero dei contratti in successione intervenuti tra le parti e alla durata complessiva del rapporto“.

La posizione della Gilda degli Insegnanti

“Una questione solo italiana, la piaga del precariato. Preoccupante che ancora una volta la Commissione Europea avvii una procedura d’infrazione contro l’Italia per abuso di contratti a termine, già si è verificato in passato e nulla è stato risolto”. È il commento del coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti Vito Carlo Castellana. “Gli insegnanti italiani che siano di ruolo o non di ruolo, svolgono allo stesso modo le loro funzioni, non possono esistere docenti di serie A e di serie B – afferma Castellana – Una prassi che crea discriminazioni e alimenta forti disparità”.

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