Stipendi docenti, Valditara: “Sono bassi perché dal 2009 al 2020 non ci sono stati aumenti. Con noi al governo più soldi negli ultimi 2 anni”
Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, rivendica i risultati ottenuti dal governo Meloni sul fronte del miglioramento delle condizioni economiche dei docenti.
In un’intervista a La Nuova Sardegna, Valditara ha sottolineato l’impegno dell’esecutivo nel rinnovare i contratti degli insegnanti, rimasti a lungo congelati. “Dal 2009 al 2020 non ci sono stati aumenti contrattuali”, ha ricordato il Ministro, contrapponendo questa situazione di stallo all’azione del governo Meloni, che ha chiuso due contratti in due anni.
Valditara ha ripercorso le tappe degli aumenti: nel 2020, con il governo Conte, l’incremento è stato del 3,48%. Nel 2023, il governo Meloni ha portato l’aumento al 4,5%. Ma non è finita qui. Il Ministro ha annunciato un ulteriore incremento del 5,8% con il prossimo rinnovo contrattuale previsto per la fine dell’anno. A questi aumenti si aggiunge il taglio del cuneo fiscale, che porta l’incremento complessivo a circa il 17%, “molto più alto dell’inflazione stimata dall’Istat”, ha precisato Valditara.
Il Ministro ha inoltre citato i dati Invalsi a supporto della sua tesi, evidenziando come l’Italia, un tempo fanalino di coda in Europa per gli stipendi degli insegnanti, abbia superato nel 2023 Paesi come Francia e Portogallo. Secondo l’Invalsi, a fine carriera il potere d’acquisto di un insegnante italiano sarebbe addirittura superiore a quello di un collega svedese o finlandese. Valditara conclude ribadendo l’impegno del governo per la valorizzazione della professione docente, attraverso investimenti concreti e una politica di aumenti salariali.
La situazione
La questione torna a far discutere. I dati, fermi al 2019, parlano chiaro: la retribuzione lorda media si attesta sui 31.950 euro, una cifra ben al di sotto della media OCSE di 42.300 euro e lontanissima dai 47.000 euro percepiti dai colleghi tedeschi. Francia e Spagna seguono a ruota con retribuzioni medie rispettivamente di 37.000 e 33.000 euro. In Italia, quindi, un insegnante percepisce mediamente poco più di 2.000 euro lordi al mese. Solo l’anzianità di servizio, dopo trent’anni di lavoro, permette di raggiungere una retribuzione netta tra i 30.000 e i 35.000 euro, corrispondenti a un mensile compreso tra i 2.500 e i 2.900 euro.
Il rinnovo del contratto di lavoro per il triennio 2022-2024 è al centro di una complessa trattativa tra le parti sociali. L’offerta del governo, un aumento medio di circa 137 euro lordi (pari al 5,78% della retribuzione attuale), è stata giudicata insufficiente dal mondo della scuola. L’inflazione al 17,3% rende l’aumento proposto inadeguato a garantire un’effettiva crescita del potere d’acquisto degli insegnanti. La trattativa, dunque, si preannuncia in salita, con le parti sociali in stato di agitazione.