Stipendi docenti precari, governo preoccupato dalla questione sugli scatti di anzianità sollevata dall’Europa: possibile mina sui conti pubblici

L’Italia si trova ad affrontare una nuova sfida sul fronte del precariato scolastico. La Commissione Europea ha deciso di deferire il Paese alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per la perdurante violazione della normativa sul lavoro a tempo determinato nel settore scolastico.
La decisione si aggiunge alla precedente contestazione di Bruxelles sull’eccessiva reiterazione dei contratti a termine per i supplenti, che si protrae oltre i 36 mesi.
Il nuovo deferimento riguarda la discriminazione salariale tra docenti precari e docenti di ruolo. La legislazione italiana, infatti, non prevede per i precari la progressione stipendiale basata sull’anzianità di servizio, riconosciuta invece ai docenti assunti a tempo indeterminato. Ciò significa che, a prescindere dalla durata del servizio prestato, lo stipendio di un docente precario rimane sempre quello iniziale, senza la possibilità di accedere agli scatti di anzianità. Tale disparità di trattamento è considerata dalla Commissione Europea una discriminazione vietata dal diritto comunitario.
Come segnala Il Sole 24 Ore, la questione solleva preoccupazione nel governo, soprattutto per le possibili conseguenze economiche di una condanna. Sebbene sia difficile quantificare con precisione la platea dei docenti precari interessati dall’equiparazione degli scatti di anzianità, il fenomeno del precariato nella scuola ha raggiunto dimensioni considerevoli. Secondo i dati forniti dal Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, i docenti precari sarebbero 165.000, mentre i sindacati stimano una cifra superiore a 200.000.
Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, in una nota, ha dichiarato di attendere “fiducioso” l’estensione della parificazione dei docenti precari anche alle forme di reclutamento, impegnandosi a risolvere i problemi “creati e lasciati irrisolti da precedenti governi”. L’opposizione, rappresentata da PD e M5S, parla invece di “ennesima bocciatura” per il governo. I sindacati, dal canto loro, chiedono interventi risolutivi contro il precariato nella scuola.
La questione degli scatti di anzianità è particolarmente rilevante nel settore scolastico, dove rappresentano spesso l’unica forma di incremento stipendiale. Il primo “gradone” scatta al nono anno di servizio e non è previsto per il personale precario, se non al momento della ricostruzione di carriera una volta ottenuta la stabilizzazione. La situazione attuale crea una disparità di trattamento significativa tra docenti precari e di ruolo, con i primi penalizzati economicamente nonostante l’impegno e l’esperienza maturati nel corso degli anni. La decisione della Commissione Europea apre un nuovo capitolo nella complessa questione del precariato scolastico in Italia, con possibili implicazioni economiche e normative di rilievo.