Stipendi docenti, da 24mila a 38mila euro lordi all’anno. Servono 35 anni di servizio per aumento del 50%

Esistono differenze significative tra paesi europei in termini di stipendi di base degli insegnanti che accedono alla professione. Gli stipendi iniziali di base lordi possono variare da circa 5.000 a oltre 80.000 euro all’anno, a seconda del paese. E’ quanto emerge dal rapporto della Rete Eurydice ‘Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe 2018/19‘ sugli stipendi degli insegnanti e dei capi di istituto nelle scuole pubbliche dal livello preprimario al livello secondario, riferiti all’anno scolastico 2018/2019.
In sei paesi (Bulgaria, Lettonia, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia), lo stipendio di base degli insegnanti neoassunti è inferiore a 9.000 euro l’anno. Questi sei paesi hanno il PIL pro capite più basso di tutta l’Unione Europea.
Livelli di stipendio altrettanto bassi si possono trovare in Albania, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia e Turchia.
Gli stipendi iniziali di base degli insegnanti sono inferiori a 20.000 euro l’anno in altri sei Stati membri (Cechia, Estonia, Grecia, Croazia, Lituania e Slovenia), che si posizionano subito dopo i precedenti in termini di PIL pro capite più bassi dell’Unione Europea.
A seguire Francia, Italia, Malta, Portogallo e Regno Unito (Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord), con stipendi iniziali annui compresi tra 22.000 e 28.000 euro. Anche la media dei 42 sistemi educativi presi in esame rientra in tale fascia (24.499 euro a livello preprimario, 26.237 euro nell’istruzione primaria, 27.419 euro nell’istruzione secondaria inferiore e 28.420 euro a livello secondario superiore).
Più alti della media sono gli stipendi iniziali degli insegnanti in Belgio, Irlanda, Spagna, Paesi Bassi, Austria, Finlandia, Svezia e Regno Unito (Scozia). Gli stipendi più elevati si riscontrano in Danimarca, Germania, Lussemburgo, Svizzera, Islanda, Liechtenstein e Norvegia, tutti paesi con un elevato PIL pro capite.
Mentre in alcuni paesi tutti gli insegnanti hanno lo stesso stipendio di base indipendentemente dal livello di istruzione dove insegnano, in altri esistono differenze tra i vari livelli di istruzione.
In dodici paesi, ovvero Bulgaria, Grecia, Francia, Croazia, Lettonia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Regno Unito, Montenegro e Turchia, lo stipendio di base degli insegnanti neoassunti è invariato a tutti i livelli di istruzione.
In Cechia, Estonia, Irlanda, Lituania, Malta, Slovacchia e Serbia, lo stipendio iniziale risulta essere uguale per gli insegnanti del livello primario e secondario, ma tende ad essere inferiore a livello preprimario.
Da osservare che anche in Danimarca, gli insegnanti della scuola preprimaria guadagnano meno.
In Belgio, lo stipendio iniziale di base è lo stesso per gli insegnanti di scuola preprimaria, primaria e secondaria inferiore, mentre gli insegnanti di scuola secondaria superiore tendono a guadagnare di più.
In Spagna, Italia, Lussemburgo, Ungheria e Paesi Bassi, gli stipendi iniziali di base sono più alti per gli insegnanti della scuola secondaria rispetto a quelli della scuola preprimaria e primaria. In Germania, Finlandia, Svezia, Albania, Bosnia ed Erzegovina, Svizzera, Liechtenstein, Macedonia del Nord e Norvegia, lo stipendio iniziale aumenta con il livello di istruzione
Ecco le tabelle stipendiali in Italia
Dal rapporto si rileva che in Italia sono necessari 35 anni di servizio per vedere un aumento stipendio del 50%; 40 anni di servizio in Slovacchia e Macedonia del Nord per raggiungere la stessa percentuale di aumento.
Una durata di servizio simile è necessaria in Spagna e Montenegro per un aumento, rispettivamente, del 42% e del 30%.
In Cechia, Germania e Svezia, gli stipendi iniziali possono aumentare fino al 32% nel tempo. In Croazia, l’aumento percentuale totale è inferiore al 20%, sebbene gli insegnanti possano essere promossi a livelli di carriera più elevati con stipendi più alti dopo 5 anni (insegnante mentore), 10 anni (insegnante consulente) e 15 anni (insegnante consulente eccellente).
Questa invece la situazione per ciò che concerne i capi d’istituto in Italia