Stipendi: previsti 20 euro di taglio ai docenti e 200 ai dirigenti. Sindacati verso sciopero
“L’impegno del ministro dell’Economia Gualtieri di prevedere 200 milioni in più per il rinnovo contrattuale per tutta la PA, per una platea di 3 milioni di persone non ci soddisfa minimamente: per la scuola servono – come dice la relazione tecnica dell’Aran – 220 milioni solo per il comparto, che conta 1,2 milioni di persone tra docenti e personale Ata”.
Lo dice la leader della CISL Scuola, Maddalena Gissi, dopo l’incontro odierno a Palazzo Chigi tra Governo e sindacati.
“Il rischio è che dal 1° gennaio le retribuzioni della scuola verranno decurtate di 20 euro in media per i docenti e fino a 200 euro medi lordi per i presidi perché c’è una carenza della copertura per il rifinanziamento del Fun (il Fondo unico nazionale per le retribuzioni dei dirigenti) che deve essere di 45 milioni per pareggiare quanto percepiscono oggi ed è invece di 30 milioni come ci è stato detto dal premier Conte”.
La richiesta dei sindacati punta ad un accordo quadro utile per discutere di tutti i temi della scuola, dell’università e della ricerca, dal precariato al reclutamento. “Diventa per noi una necessità ed una emergenza: le attività scolastiche non possono aspettare i tempi della politica e i 185 mila supplenti quantificati ad oggi sono sicuramente superiori ai posti che la politica ha previsto con i due concorsi che devono essere banditi a breve“, prosegue Gissi.
“Abbiamo necessità di qualificare il personale ma dobbiamo riconoscere l’esperienza e l’assenza di attenzione per i facenti funzione, per gli insegnanti di religione e per i precari che hanno maturato anni di servizio è l’ennesimo tradimento che la politica perpetua a danno della scuola. Ci sono tutti i motivi per andare in piazza il 12 dicembre e per proseguire con la mobilitazione del personale”, sottolinea la segretaria generale della CISL Scuola.
All’incontro di oggi a Palazzo Chigi erano presenti i ministri Gualtieri e Dadone; per la scuola c’era la viceministra Anna Ascani. “Ancora una volta la legge di bilancio è fatta più per quadrare i conti che per garantire investimenti in un settore nevralgico come l’istruzione”, conclude Gissi