Stefano Zecchi: “Se un ragazzo compie atti di bullismo è perché non c’è un’educazione familiare adeguata”
La scuola non può essere considerata un’entità isolata, ma deve dialogare costantemente con il mondo esterno, le famiglie e i ragazzi. È da questa premessa che il filosofo Stefano Zecchi parte per riflettere sul tema della responsabilizzazione degli studenti, sottolineando come il voto in condotta rappresenti solo un primo passo di un percorso più ampio.
“Il voto in condotta è un gradino che deve prevedere altri gradini”, afferma a Il Secolo d’Italia, evidenziando la necessità di un approccio più strutturato e condiviso.
Secondo Zecchi, la centralità attribuita al comportamento degli studenti nella riforma del voto in condotta deve riflettere una responsabilità condivisa tra docenti e famiglie. Tuttavia, il filosofo avverte che i tempi sono cambiati e che strumenti come la bocciatura o il voto in condotta non hanno più lo stesso valore simbolico del passato. “Il vero problema oggi è non perdere i ragazzi dalla scuola”, spiega, sottolineando come molte famiglie non riescano più a esercitare un controllo efficace sui figli. In questo contesto, la scuola non può sostituirsi al ruolo educativo delle famiglie, ma deve collaborare con esse per costruire un’alleanza solida.
Ripensare il rapporto tra scuola e famiglia
Zecchi ritiene che il tradizionale modello di relazione tra scuola e famiglia sia ormai superato e che sia necessario ripensare le modalità di incontro. “Se si arriva al cinque in condotta, l’alleanza non c’è più”, osserva, evidenziando come il richiamo alla responsabilità degli studenti debba essere accompagnato da un percorso educativo più ampio. Anche misure come l’impegno in attività socialmente utili per chi compie atti di bullismo possono essere efficaci, ma solo se coinvolgono attivamente le famiglie. “Se un ragazzo compie atti di bullismo è perché non c’è un’educazione familiare adeguata”, afferma, sottolineando come i giovani siano oggi esposti a un’educazione diffusa, influenzata anche dai social media, che richiede un nuovo approccio educativo.
Per costruire un rapporto più efficace tra scuola e famiglie, Zecchi propone un dialogo continuo e strutturato. “Scuola e famiglie devono mettersi intorno a un tavolo”, suggerisce, portando l’esempio delle iniziative di alcune scuole che coinvolgono i genitori, anche attraverso corsi di formazione. “All’inizio sono riluttanti, poi partecipano sempre più convinti”, racconta, indicando questa strada come un possibile modello per favorire una maggiore comprensione reciproca e una collaborazione più stretta.