Stefano Zecchi (filosofo): Prof palermitana drammatica e grottesca

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Drammatica e grottesca l’insegnante palermitana.

Questo si legge in un articolo online firmato da Stefano Zecchi pubblicato sul quotidiano Il Giornale.it.

Il filosofo, nell’articolo, richiama già dal titolo al concetto che il docente  vero insegna, non manipola. Nel testo spiega che  “Ciò che ha fatto l’insegnante palermitana, i cui alunni in una video hanno accostato le leggi razziali nazifasciste al decreto sicurezza del ministro dell’Interno Matteo Salvini, è drammatico e grottesco al tempo stesso“.

Se l’insegnante riteneva – è il pensiero di Zecchi – che Salvini fosse accostabile a Hitler e Mussolini avrebbe dovuto aggiungere anche la figura di Stalin e comunque avrebbe dovuto far circolare questo parallelismo a casa sua.  Il docente, come il magistrato, deve tenere separato il suo pensiero con l’insegnamento della storia. “E’ difficilissimo – scrive Zecchi –  ma un insegnante è tanto più bravo quanto più riesce a tenere distinte le due posizioni“. A scuola, “il comportamento deve essere diverso: qui la propria idea politica – scrive Zecchi – deve rimanere dietro le modalità dell’insegnamento, perché il compito dell’insegnante è di far conoscere cercando lo sviluppo di una coscienza critica da parte del giovane“.

Poi spiega perché ha definito la docente drammatica e grottesca. “Drammatica – sono le testuali parole di Stefano Zecchi senza mai citare  nome e cognome della docente – perché rovina la testa dei suoi studenti, quando dovrebbe proteggerla e aiutarla a svilupparsi nell’autonomia di giudizio: cosa del tutto trasgredita con un’ignorante illustrazione della realtà che non rispetta la storia. Capisco che nel mondo della politica, del dibattito televisivo le associazioni tra passato e presente, tra le vicende storiche di un tempo e la realtà presente possano con semplicistica comunicazione essere mistificate per provocare. Ma a scuola no; questo è il luogo deputato alla comprensione scientifica dei fatti, all’approfondimento del sapere: le banalità non devono trovare spazio tra le mura della scuola, diversamente non è una scuola, ma un bar, un talk televisivo, anche. Poi, dicevo, grottesca: l’insegnante palermitana è una penosa figura grottesca. È la nostalgia del Sessantotto e dei successivi Anni di piombo, quando si era inventato «l’antifascismo militante». Nel suo nome, veniva picchiato o ammazzato chiunque non si schierasse per l’antifascismo militante, che di antifascismo non aveva nulla, ma era il pretesto per l’esercizio della violenza contro un nemico designato. Non è un caso che, chi si è schierato a favore della professoressa palermitana, evochi l’antifascismo militante: cinquant’anni fa tragico, rievocato oggi grottesco”.

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