Staff del dirigente scolastico: lavoro fondamentale per il funzionamento delle attività, ma con scarso riconoscimento economico. INTERVISTA a Rosolino Cicero
Le figure di sistema, inutile dirlo, sono una vera e propria risorsa per la scuola dell’autonomia. L’Associazione Nazionale dei Collaboratori dei Dirigenti scolastici e delle figure di sistema è impegnata da sei anni a dar voce alle diverse migliaia di docenti che nelle loro comunità ogni anno scolastico sono incaricati nel portare avanti il progetto educativo-didattico direttamente al fianco dei Dirigenti Scolastici e in collaborazione con i Direttori dei servizi generali e amministrativi. In questa intervista al presidente nazionale dell’Associazione Nazionale dei Collaboratori dei Dirigenti scolastici e delle figure di sistema prof. Rosolino Cicero, una lettura onesta e veritiera dell’impegno, della normativa di riferimento e di ciò che manca davvero per ancorare l’Italia al resto del mondo.
Quali sono le vostre norme giuridiche di riferimento?
«L’articolo 36 della Costituzione italiana “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla QUALITA’ e QUANTITA’ del suo LAVORO….” e il comma 16 dell’art. 21 della Legge 59/97, dove si legge “Nel rispetto del principio della libertà di insegnamento e in connessione con l’individuazione di nuove figure professionali del personale docente, ferma restando l’unicità della funzione, ai capi d’istituto è conferita la qualifica dirigenziale….”.
Non possiamo non richiamare il DPR 275 dell’8 marzo 1999 “Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, ai sensi dell’art. 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59” per arrivare – passando dall’art. 25 comma 5D. Lvo 165/2001 – al comma 83 dell’art. 1 della legge 107/2015. Ed in ultimo in ordine temporale il Patto per il rilancio della Pubblica Amministrazione nel quale è stata definita la volontà di porre l’attenzione alla “valorizzazione di specifiche professionalità non dirigenziali dotate di competenze e conoscenze specialistiche, nonché in grado di assumere – con la formazione – responsabilità organizzative e professionali”, certamente riconducibili anche al middle management scolastico».
È auspicabile, quindi, il riconoscimento delle funzioni aggiuntive organizzative svolte dai docenti nella scuola autonoma?
«Il tema del riconoscimento giuridico e contrattuale dei Collaboratori del Ds e figure di sistema – strategiche per il funzionamento organizzativo e didattico e necessarie per la complessità della scuola autonoma – non si può più disconoscere! Parliamo di docenti impegnati ogni giorno a garantire il diritto allo studio e i servizi alla comunità, che progettano, programmano e monitorano la scuola in presenza e in sicurezza, che quotidianamente svolgono l’importantissimo compito di anello di congiunzione tra alunni, personale e dirigenti, che non fanno mai un passo indietro nell’interesse della loro comunità scolastica, che vivono la scuola e non soltanto di scuola. Da questo punto di vista non ci sentiamo né cerchio magico né casta ma “docenti privilegiati certamente” perché lavoriamo dentro gli ambienti di apprendimento e negli spazi adiacenti della governance con una visione unitaria delle nostre scuole».
Dal vostro punto di vista quali sono le criticità da affrontare?
«Nella complessità della scuola autonoma riteniamo di far emergere tre criticità: la scuola autonoma è gestita quotidianamente sul piano ORGANIZZATIVO oltre che su quello DIDATTICO: non potrà mai esserci un buon modello pedagogico senza un efficiente ed efficace staff organizzativo riconosciuto che elabora, progetta e monitora i processi per l’intero anno SOLARE. Questo gruppo di docenti è impegnato direttamente al fianco del dirigente scolastico e del dsga lavora con l’obiettivo di semplificare e rendere più efficiente la complessità dell’attività organizzativa, di garantire il diritto allo studio e di migliorare il servizio scolastico: i docenti che ne fanno parte assumono precise deleghe e svolgono con responsabilità e professionalità mansioni di fatto strutturali senza nulla in cambio nella propria carriera. La terza criticità riguarda il riconoscimento economico che nella realtà è in antitesi dall’art. 36 della Costituzione italiana: chiediamo maggiori risorse economiche che possano soddisfare le legittime aspettative di chi decide di assumere l’incarico».
Cosa chiedete ai sindacati impegnati nel rinnovo del contratto?
«Nessun privilegio ma di riconoscere cosa accade di fatto nelle nostre scuole che funzionano grazie alla disponibilità e alla professionalità di migliaia di donne e uomini. I sindacati per loro natura costituzionale dovrebbero riconoscere e difendere il LAVORO di tutti i lavoratori della scuola non lasciando ai margini dell’attenzione se non nell’insopportabile indifferenza una parte non irrilevante che oggi si trova in una via di mezzo senza identità. Chiediamo di riconoscere formalmente le diverse professionalità che da anni si sono formate con grande impegno, con energie e risorse economiche anche proprie».
Cosa chiedete al prossimo Parlamento?
«In primis la valorizzazione del personale docente nell’ambito di un percorso professionale nel quale all’anzianità di servizio e alla formazione si riconoscano la qualità, la quantità e il tempo dedicato al lavoro nelle diverse aree del funzionamento organizzativo, della didattica, della valutazione, dell’inclusione scolastica, dell’innovazione tecnologica e digitale. Oggi riconoscere l’autonomia scolastica e non riconoscere la squadra dell’autonomia è semplicemente una negazione ideologica. Considerata la complessità della scuola autonoma, non è più il tempo dell’appiattimento della professione docente; occorre aprire la strada al middle management scolastico, con un vero percorso di carriera che tenga conto di tre fattori: qualità e impegno nella didattica, qualità e impegno nell’organizzazione e nel funzionamento, qualità e impegno nella formazione specifica».
Cosa chiedete al prossimo Ministro?
«Chiediamo il riconoscimento professionale di chi – oltre l’attività di docenza – svolge quella di collaborazione al Dirigente Scolastico nel funzionamento organizzativo e didattico, nel coordinamento e nella progettazione didattica; la determinazione del profilo, delle attività, delle modalità di accesso, della permanenza e del conseguente trattamento economico; il riconoscimento giuridico di un collaboratore in tutte le scuole (noto nella nomenclatura scolastica come vicepreside o collaboratore vicario) e – considerata la complessità del funzionamento didattico e organizzativo della scuola autonoma – il conseguente distaccamento dall’attività di docenza».
Cosa intendete per “innovare la carriera del docente”?
«La carriera del docente nella scuola autonoma deve contemplare cinque fattori: l’anzianità (che oggi è l’unico!), le diverse forme di servizio, il tempo dedicato, la formazione certificata e la valutazione conseguita. Si riconosca che la scuola non ha bisogno di un modello di carriera piatta ma di docenti altamente qualificati e fortemente motivati con le loro specifiche esperienze professionali capaci di contribuire a farle riprendere quel ruolo sociale e culturale di cui sentiamo un grande bisogno. E un nuovo modello di governance non può prescindere dalla professionalità e dalle competenze delle cosiddette figure intermedie che, in sinergia con i DS e con i DSGA, si adoperano quotidianamente, in modo strutturale e strategico per il migliore funzionamento organizzativo e didattico possibile del servizio scolastico. Ancodis avanza la proposta di mettere in primo piano una moderna articolazione della professione docente fondata sulle nuove PROFESSIONALITA’ e sulle forme di LAVORI di quanti – oltre l’attività di docenza – si impegnano intensamente e quotidianamente nel garantire il migliore ed efficiente servizio possibile per alunni e famiglie. Occorre infrangere l’ideologica, falsa ed arcaica visione che ci rende tutti eguali nel lavoro, nelle mansioni, nei risultati ed, in ultimo, nella carriera!».