Staff del Dirigente 2023, “diamogli il 30% delle risorse” del fondo d’istituto e scatti stipendiali anticipati. La proposta Ancodis
Man mano che si avanza nella carriera, si acquisiscono esperienze e si moltiplicano le competenze professionali. In questo moltiplicarsi di occasioni molti docenti, nel tempo, con enormi sacrifici, assolutamente non retribuiti per la costanza dell’impegno e per il tempo effettivamente dedicato, hanno assunto a vario titolo ruoli funzionali alla migliore efficacia della dirigenza nel contesto scolastico. I ruoli di gestione spesso includono la responsabilità di gestire i progetti, guidare un team di persone o una combinazione di entrambi. Quando un dirigente scolastico propone al docente di impegnarsi in una posizione para-dirigenziale (meglio, come si definisce, di “far parte di uno staff” o essere funzionale allo stesso), vuol dire che si fida di esso, è deciso a collaborare per prendere decisioni importanti e aiutare a costruire ed eseguire piani che influenzeranno i risultati dell’azienda scolastica. Lo sviluppo di una serie di capacità manageriali può aiutarti ad avere successo in queste responsabilità. Sviluppo che, purtroppo, non avviene solo a seguito di fantomatici corsi da realizzare non si sa quando e non si sa in che modo. Le capacità di cui ha bisogno, oggi, e non domani, la scuola, appartengono già a questa poliedrica classe docenti.
Ruoli di leadership futuri (2032) o serve uno staff manageriale nella scuola di oggi (2023)
È evidente che la tesi di lavorare per preparare ruoli di leadership futuri di fatto mortifica le tante competenze esistenti. Ci sono, oggi, nella nostra scuola una moltitudine di docenti-manager preparatissimi che hanno già dato il massimo impegno formativo e professionale per crescere e migliorare le loro capacità. Docenti con più lauree e, in molti casi, con plurimi dottorati di ricerca, pubblicazioni scientifiche, docenze universitarie a contratto. Per non parlare di quanti già si sono spesi nella moltitudine di incarichi di cui la scuola dispone già e per formare i quali si sono investiti ingenti capitali e, nel caso dei docenti, svariate ore di formazione (quasi sempre universitaria) che una siffatta normativa mortificherebbe e metterebbe, in maniera ingiustificata, in disparte. Uguaglianza? E quale sarebbe in questo caso? Perché mettere su piani diversi docenti che, nel tempo, hanno investito in formazione di fatto garantendo un’eccellente qualità della loro prestazione lavorativa (non solo, naturalmente, come docente).
La scuola di oggi in attesa di quella del 2032!
Tra le varie proposte quella di Ancodis che “pur condividendo le criticità relative alle modalità di individuazione del cosiddetto docente esperto (termine che non ci convince) soprattutto in ordine ai tempi previsti dalla legge 79/2022 – ritiene che occorra aprire un tavolo nazionale di confronto con tutte le associazioni professionali sui temi della scuola in una visione moderna e propositiva che deve guardare al futuro a partire dalle criticità e dai punti di forza che oggi ben conosciamo”.
Il tema della formazione di tutto il personale
Il tema della formazione di tutto il personale, la necessità che la formazione produca effetti positivi o un valore aggiunto nella funzione docente e che si riconosca – punto per Ancodis ineludibile – che il lavoro negli ambienti di apprendimento e quello dedicato al funzionamento organizzativo e didattico abbiano pari dignità nel sistema scolastico italiano. Va valorizzato il ruolo del docente adeguando la retribuzione ai parametri europei, prevedendo e garantendo un rigoroso meccanismo di selezione e di formazione iniziale e in itinere.
Una scuola che investa sulle professionalità operanti nella scuola
È necessaria una scuola che investa sulle professionalità operanti nella scuola (dirigenti, figure intermedie, docenti, ATA, Itp), con incentivi alla qualità e alla quantità del lavoro (art. 36 della Costituzione Italiana), alla responsabilità da concordare con le parti sociali. Ancodis propone il riconoscimento professionale di chi – oltre l’attività di docenza – svolge quella di collaborazione al Dirigente Scolastico nel funzionamento organizzativo e didattico, nel coordinamento e nella progettazione didattica.
Cosa sono le competenze manageriali?
Ci sono due tipi di abilità di cui hai bisogno per eccellere nella tua carriera:
- hard skill
- soft skill.
Per essere un manager di successo, devi sviluppare entrambi.
Le abilità difficili sono abilità tecniche e insegnabili che si apprendono attraverso la scuola, la formazione e l’esperienza lavorativa
Le abilità difficili sono abilità tecniche e insegnabili che si apprendono attraverso la scuola, la formazione e l’esperienza lavorativa. Ad esempio, se sei un ingegnere del software, una delle tue abilità difficili potrebbe essere la competenza nei linguaggi di programmazione. Come manager, è importante sviluppare queste abilità in modo da poter guidare efficacemente gli altri ad affinare le stesse abilità.
Le competenze trasversali si sviluppano nel tempo gestendo le proprie responsabilità e interagendo con gli altri
D’altra parte, le competenze trasversali sono applicabili in qualsiasi ruolo o settore e spesso sono ancora più importanti per la gestione delle competenze tecniche. Generalmente, le competenze trasversali si sviluppano nel tempo gestendo le proprie responsabilità e interagendo con gli altri. La risoluzione dei problemi, la gestione del tempo e la comunicazione verbale sono tutti esempi di importanti competenze trasversali.
Le differenze
Mentre le hard skill sono fondamentali quando si completano compiti specifici, le soft skill sono essenziali quando si guidano le persone, si supervisionano i progetti e si prendono decisioni informate.
Occorre rivedere la Governance della scuola
Occorre rivedere la Governance della scuola, per riaffermare l’idea di una comunità professionale, che preveda la valorizzazione di figure intermedie di sistema, al fianco del DS e del DSGA, fondamentali per portare avanti il progetto educativo di ciascuna scuola. Per queste ragioni Ancodis, guidato dal professore Rosolino Cicero – ha presentato un emendamento al DL Aiuti Bis che vi proponiamo in anteprima e che potrebbe, di fatto, in attesa di una maggiore organicità del tema trattato, darebbe risposte immediate alla scuola.
La normativa richiamata
L’art. 36 della Costituzione Italiana, l’art. 21 comma 16 della Legge 59 del 1997 l’artt. 3 – 4 – 5 del DPR 275/99 il D. Lgs 165/2001, art. 25 comma 5 la Legge 107/2015, art. 1 commi 14-68-83-129
Giusto riconoscimento a chi con merito lavora quotidianamente al servizio dello Stato
Il Patto per il rilancio della Pubblica Amministrazione, dare il “giusto riconoscimento a chi con merito lavora quotidianamente al servizio dello Stato e nelle sue articolazioni” pone l’attenzione alla “valorizzazione di specifiche professionalità non dirigenziali dotate di competenze e conoscenze specialistiche, nonché in grado di assumere specifiche responsabilità organizzative e professionali”. In ragione di tale premessa Ancodis ha presentato il seguente emendamento all’articolo 39 4-bis del Decreto Aiuti bis:
“I docenti di ruolo individuati dal dirigente scolastico ai sensi del D. Lgs 165/2001 art. 25 comma 5 e ai sensi del comma 83 art. 1 della legge 107/2015 per un triennio a partire dall’anno scolastico 2022-2023, che abbiano – nella misura del 5% dell’organico di diritto – conseguito al termine del triennio una positiva valutazione da parte del comitato di valutazione secondo i criteri definiti nella contrattazione collettiva, avranno una riduzione del 25% degli anni previsti nella fascia stipendiale di appartenenza. Gli stessi docenti saranno annualmente retribuiti con il 30% delle risorse del MOF assegnate all’istituzione scolastica e sono tenuti a rimanere nell’istituzione scolastica per almeno il triennio successivo al superamento della valutazione. E’ definito in sede di contrattazione di istituto l’importo da assegnare ai docenti che hanno conseguito la valutazione positiva.”
È un emendamento che Incentiva ad accettare la collaborazione
È un emendamento che Incentiva ad accettare la collaborazione, a lavorare bene e a permanere nella scuola di servizio. Non ci sono costi aggiuntivi poiché si utilizzano, come accade oggi, le risorse del MOF. Dall’attuale fascia stipendiale si va alla successiva con una riduzione temporale del 25%; un anticipo che riconosce il lavoro nella collaborazione al DS valutato positivamente dopo tre anni (un congruo tempo per osservare e valutare il collaboratore). Non ha i caratteri di una differenziazione nella carriera ed è aperta a quanti decidono di investire la propria professionalità nella scuola oltre l’attività didattica. Completerebbe il quadro dell’attuale normativa che si è fermata solo all’individuazione.
Non è possibile lasciare il personale in una condizione permanentemente statica
Nella scuola in continuo e dinamico cambiamento non è possibile lasciare il personale in una condizione permanentemente statica, dove la lenta attesa dello scorrere degli anni scolastici è l’unica ragione per aspettarsi un incremento stipendiale. La complessità del sistema scuola, le conoscenze culturali e disciplinari unitamente alle strategie didattiche e alle competenze metodologiche e relazionali, la partecipazione attiva e informata all’organizzazione della scuola (e anche alla gestione in quella in reggenza), la conoscenza di norme e regolamenti relativi alla professione docente (stato giuridico, contratto di lavoro) in relazione ai propri diritti e doveri, la partecipazione al sistema delle decisioni all’interno della scuola, la conoscenza delle fonti giuridiche che determinano il corretto funzionamento dell’organizzazione scolastica anche in ordine alla sicurezza, la capacità di ascolto, di mediazione comunicativa e di propensione al lavoro di gruppo, la partecipazione alle diverse sedi di decisione nel rispetto delle funzioni delegate e di ruoli professionali, l’assunzione di responsabilità nel funzionamento organizzativo e didattico, la partecipazione alle attività di formazione e di aggiornamento, sono sufficienti per poter affermare che già OGGI nella scuola italiana sono individuati docenti pronti ad assumere responsabilità professionali più ampie e trasversali oltre l’esclusiva attività di docenza, meritevoli di un riconoscimento professionale integrato alla progressione per anzianità.
Dare pari dignità giuridica all’attività didattica negli ambienti di apprendimento
È arrivato il tempo di dare pari dignità giuridica all’attività didattica negli ambienti di apprendimento e a quella funzionale al funzionamento organizzativo e didattico. Come prevede il comma 16 dell’art. 21 della Legge 59/97 l’emendamento – voluto intelligentemente da Ancodis, guidato dall’attivissimo e attento prof. Cicero – mira a valorizzare le figure professionali del personale docente impegnate nel funzionamento organizzativo e didattico, ferma restando l’unicità della funzione, che posseggono i necessari requisiti di competenza e professionalità, che hanno una visione multipla della loro scuola (didattica, organizzazione e formazione), che hanno seguito percorsi di formazione, che sono riconosciuti risorse per la comunità scolastica.