Stabilizzazione di oltre 60mila precari: due le soluzioni. Una prevede blocco della mobilità e corso-concorso per titoli e servizi
Risolvere il problema del precariato è tra gli argomenti al centro dell’agenza politica del governo Draghi.
Il premier, su questo, si è speso più volte per scongiurare numeri ancora più grandi rispetto a quelli attuali.
Siamo già oltre 200mila supplenti. Il piano, su cui si sta lavorando, secondo quanto segnala Il Sole 24 Ore, è quello di coinvolgere almeno 60mila precari per un piano di stabilizzazioni.
Il Ministero dell’Istruzione avrebbe già definito l’organico dei prof per il prossimo anno scolastico: 620mila cattedre comuni, 106mila di sostegno e 14mila cattedre “di fatto”.
Quasi 90mila cattedre da coprire
60mila docenti più 27mila pensionamenti, fanno circa 90mila cattedre da coprire. Non basta il concorso straordinario svolto durante l’era Azzolina e i concorsi ordinari, annunciati, ma ancora lontani dallo svolgersi, non si terranno in tempo per essere validi per le assunzioni 2021-2022.
Due ipotesi in ballo
- La prima passerebbe dallo sblocco della mobilità e dall’addio al vincolo dei 5 anni – con 100-130mila insegnanti che ne approfitterebbero per riavvicinarsi a casa – e dall’avvio di un corso-concorso “semplificato” (ma non riservato) e incentrato sui titoli di servizio, per inserire precari storici, magari con un primo anno formativo e l’immissione in ruolo nel 2022/2023.
- La seconda verterebbe invece sul rinvio di un anno della mobilità e sulla conferma di tutti i precari sui posti attualmente occupati. Confermato il corso-concorso.
Un aspetto da considerare, segnala sempre Il Sole 24 Ore, riguarda possibili ricorsi: da qui l’idea di stabilizzare in ordine di graduatoria (non quindi quelli oggi in cattedra, spesso non abilitati).
Ci vuole l’intesa politica oltre che tecnica
La soluzione tecnica prospettata passa, naturalmente, anche da quella politica, con M5S e Iv contrari a nuove sanatorie, Pd e Lega invece favorevoli alla stabilizzazione dei precari storici. Trovare un compromesso, ancora una volta, non sarà semplice.